Act as a storyteller would
Dove si parla di Angela, di Third Conditional, di City Line, del Kabsa, di un mondo senza email, di storyhouse, di talenti ribelli e di quanto sia importante attuare come uno storyteller.
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Walk on, walk on with hope in your heart.
And you'll never walk alone.
Nei bagni dei locali di Liverpool c’è un avviso: “Hi I’m Angela”.
Sei uscita per un appuntamento con un uomo e senti che le cose non stanno andando bene? Ti senti spaventata? La persona che si è presentata al tavolo non corrisponde a quella con la quale avevi preso un appuntamento su Tinder o ha mentito sulle informazioni personali? Basterà andare al bancone e chiedere di Angela e arriverà un taxi in pochi minuti. Per riportarti a casa.
Anche in Italia, per fortuna, sono in aumento progetti concreti come questo. A Barletta, nei giorni di Yell! Culture Digitali, ho conosciuto Laura De Dilectis, founder del servizio DONNEXSTRADA, un contenitore di progetti che comprendono la mappatura delle strade più sicure, la segnalazione di locali “fidati” e il taxi sospeso accessibile a chi non se lo può permettere, per esempio. Inoltre, viene sfruttata la tecnologia di Instagram grazie all’account VIOLA WALK HOME che fa partire una videochiamata ogniqualvolta una donna si senta in pericolo.
«Era normale per me camminare da sola per strada, passeggiare con il telefono scarico senza che nessuno sapesse dove ero alle 5 di mattina, non mi hanno detto che bisogna lottare per una cosa che doveva essere normale. Non ero al sicuro e non lo sapevo. Oggi lo sono. Perché la mia voce è la voce di mille donne. Non ho scelto di occuparmi di violenza. È stato necessario. E spero presto di poter raccontare altre storie. Di unione. Di amore. Storie che raccontino la bellezza del mondo, non le sue brutture», dice Laura.
Credo sia utile parlare di questi servizi nella settimana in cui una sentenza ci informa che dieci secondi di palpeggiamento non sono reato e che una chat in cui si fa dissing sulle donne, e solo sulle donne, in un’azienda viene considerata una bravata. Evito di dire che per il solo fatto di averne parlato ne pagherò le conseguenze, perché naturalmente è successo quello che mi aspettavo. Saranno mesi caldi.
Per fortuna, qui a Liverpool non è caldo, anzi si sta davvero bene
Certe esperienze servono a rimettere in discussione tante convinzioni, anche quando il tempo è poco. Avrei bisogno che fosse di più per fare tutto ciò che vorrei: rendere il mio inglese ancora più fluente, conoscere nuove culture, assaggiare piatti mai provati prima, scoprire se c’è un modo migliore per fare il mio lavoro. Provare e riprovare il Third Conditional e la Should Form, scoprire che le giornate durano ventiquattr’ore sia qui sia in Italia – ma qui sembrano lunghissime, mentre a casa mia mi sembra sempre di correre. Cambiare orari, creare nuove micro-abitudini, modificare il proprio stile di vita e gli orari di lavoro aiuta ad aprire la mente.
Siamo vicini a un cambiamento epocale, per chi non se ne fosse già accorto. Molti dei lavori che facciamo hanno gli anni contati. E più passano i giorni, più gli “anni” diventano mesi o, addirittura, settimane. Il nostro mercato è saturo, soprattutto in certi settori: continuiamo a cercare l’America, ma come Cristoforo Colombo ci siamo avventurati in mare con la mappa sbagliata. Gran parte di quello che avevo letto sull’Arabia Saudita in questi mesi era sbagliato, o quantomeno distorto. Per scoprire che ambizioni e che progetti abbiano questi ragazzi, quanto siano rispettosi e aperti – molto più di quello che pensiamo –, ho dovuto “sporcarmi le mani”. E nel vero senso della parola. Ho mangiato il kabsa insieme a loro, come vuole la loro tradizione: con le mani. A un certo punto, ho chiesto a Mutab, ventitré anni, cosa studia:
“Studio ingegneria, sto seguendo un progetto che si chiama City Line, non so se lo conosci”.
Ne avevo sentito parlare, ma approfondire e sentirlo dalla viva voce di un quasi ingegnere ambientale saudita è un’altra cosa:
“Si tratta di un nuova smart city a sviluppo verticale, sarà costruita nella zona Nord-Ovest del Paese, nella provincia di Tabuk, e dovrebbe essere ultimata entro il 2030. Lo scopo di questo progetto è ridefinire il concetto di sviluppo urbano con l’ambizione di delineare i (nuovi) canoni di progetto delle nuove città del futuro.
L’idea di fondo è quella di ridefinire lo sviluppo di una città, cambiando modo di costruirla e di viverla. Anziché uno sviluppo planimetrico della città, suddivisa in quartieri più o meno estesi, con attività lavorative o ricreative che si mischiano tra loro, le città della City Line presentano un andamento altimetrico: si sviluppano in elevazione e non più in piano. Non hanno strade e non prevedono macchine, ma un treno ad alta velocità che copre tutti i 170 km. The Line fa parte di un più ampio progetto, chiamato Neom, una visione futuristica di un nuovo modello di vita, lavoro e sostenibilità”.
Act as a storyteller would
A pochi chilometri da Liverpool, a Chester per la precisione, c’è la Storyhouse. È qui che sto andando a studiare Corporate Storytelling. Ogni lezione – molte sono open, si entra e ci si siede – si basano sul modello “Act as a storyteller would”. Chi usa le storie per comunicare ha il dovere di far accadere delle cose: fosse anche far alzare dalla sedia una persona o far sentire a chi legge un’email o la newsletter l’urgenza di rispondere.
Nella biblitoteca della Storyhouse si può bere un caffè o mangiare, si possono consultare tanti libri. Ne ho scelti tre per te:
Cues: Small Signals, Incredible Impact. Master the Secret Language of Charismatic Communication di Vanessa Van Edwards. Non basta avere grandi idee. Bisogna saperle comunicare. Se ti è mai capitato di essere interrotto o interrotta durante le riunioni, di essere sopraffatto/a durante le presentazioni o di sentirti in imbarazzo durante le interazioni, è colpa dei segnali che dai. Conoscere il linguaggio degli indizi – i piccoli segnali che inviamo agli altri 24 ore su 24, 7 giorni su 7, attraverso il linguaggio del corpo, le espressioni facciali, la scelta delle parole e l’inflessione vocale – avrà un impatto enorme sul modo in cui ti presenti e interagisci con gli altri.
Rebel Talent. Why it Pays to Break the Rules at Work and in Life di Francesca Gino. Non è il solito libro sullo “stay foolish”; viviamo in tempi turbolenti, in cui la concorrenza è feroce, la reputazione è facilmente infangata dai social media e il mondo è più diviso che mai. In questo ambiente di guerra, coltivare i talenti ribelli è ciò che permette alle aziende di evolversi e prosperare. E la ribellione ha un ulteriore vantaggio al di là del luogo di lavoro: porta a una vita più vitale, impegnata e soddisfacente.
A World Without Email. Reimagining Work in an Age of Communication Overload di Cal Newport. Cal Newport sostiene che la posta elettronica sia uno strumento inadeguato per la comunicazione sul posto di lavoro moderno e presenta una visione di un mondo in cui viene sostituita da metodi più efficaci. Suggerisce che le organizzazioni adottino una politica di “default-off” per le email, utilizzino strumenti di comunicazione specifici per le attività, incoraggino le riunioni faccia a faccia, usino la comunicazione scritta asincrona e stabiliscano chiare aspettative per la comunicazione. Newport ritiene che questi principi possano aiutare le organizzazioni a passare a un mondo senza email, migliorando la produttività, la comunicazione e il benessere generale. Straconsigliato, sopratutto se inizierai ad applicare alcune regole.
Storytelling Festival
A questo punto posso annunciarlo, con tanto di sito per prenotare il proprio posto: il 27 e 28 ottobre, a Bari, facciamo (anzi, attuiamo) lo Storytelling Festival.
Ti do 5 buoni motivi per venire:
dedico tantissimo tempo alla qualità degli speaker: chi sale sul nostro palco sa emozionare, sa comunicare, lascia qualcosa di tangibile – su tutte, la voglia di cambiare qualcosa nel proprio lavoro dal giorno dopo. Anche in questa edizione avremo speaker di altissimo livello;
il clima: non solo speaker. Negli anni ho capito che non basta avere tante “figurine”. Un grande evento è fatto da chi organizza, dal tempo e dallo spazio, dalle pause e dal ritmo, dalle vibrazioni che si creano grazie a un teatro che abbatte le pareti e le distanze. Dalle occasioni di newtworking. Dal “clima”, la nostra parola preferita, quella che ci riconoscono;
non c’è un evento così completo sullo storytelling. Perché sul palco dello Storytelling Festival salgono autori come Nicola Lagioia, attiviste come Pegah Moshir Pour, esperti di marketing strategico come Nicolò Andruela e Giorgio Soffiato, sceneggiatori e podcaster come Federico Favot, pionieri dell’intelligenza artificiale come Claudio Riccio, l’ideatore della vita lenta Gianvito Fanelli, la più autorevole professionista in ambito di Personal and Business Storytelling, Francesca Marchegiano. Tutto questo non per fare l’appello, non sono neanche la metà, ma per dirti che abbiamo pensato a tutto. Dal concepimento di una storia alla vendita. Il nostro è un evento per freelance, per marketing manager, per HR, per imprenditori e per sales. Nessuno può fare a meno di una buona storia;
Bari, e il suo mare a sinistra. Venire a fine ottobre nella mia città è davvero un’ottima idea. Si sta ancora bene, c’è meno folla che in estate, puoi godere di tutto: dalla focaccia agli spaghetti all’assassina. Non lesineremo buoni consigli, e le solite sorprese;
un’imperdibile opportunità di networking: attorno alle storie lavorano agenzie, aziende, liberi professionisti, istituzioni. Venire allo Storytelling Festival significa avere la possibilità di abbattere i gradi di separazione. Potrei fare l’elenco delle persone che si sono conosciute ai nostri eventi e hanno iniziato a collaborare con grande soddisfazione. Ma sono andato lungo anche stavolta.
Ah, se sei una azienda e vuoi sponsorizzarlo, scrivimi a: cristiano@lacontent.it.
Ma scrivimi anche se vuoi informazioni o se vuoi portare il tuo team – sì, c’è lo sconto se siete in gruppo. Se invece vuoi prenotare il tuo posto, eccoti il linkino e non ci pensare troppo perché i posti finiscono e lo sconto pure.
Io sono Cristiano Carriero, storyteller, speaker e autore, e questa è L’ho fatto a Posta, you’ll never walk alone edition.
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Sono andato lungo davvero. Scusami, ma era urgente. Ti voglio bene, se non altro per avermi letto fino a qui.