Battere e levare
Dove si parla di tempo e ritmo, di chi insegna e di chi impara. E dove si apprende che non si scrive mai di viaggio, in viaggio.
I libri si scrivono i giorni in cui non hai voglia
(Claudio Visentin, dal corso di scrittura Forme)
Oggi è una di quelle giornate in cui non ce la posso fare. Una di quelle in cui si insegue – per la fredda cronaca, scrivo la newsletter il giorno prima – qualunque cosa: le richieste, le email che si accumulano, “Cristiano, mi mandi questo”, “Cristiano, mi trovi un influencer”, “Cristiano, hai letto la mail”. E poi i ti chiamo, ti scrivo, ci vediamo presto, quanto ti fermi, quando riparti e così via.
Spoiler: alla fine ce la fai
È quello che accade quando non posso stare per gran parte della giornata seduto a lavorare. Stamattina (ieri per chi legge) sono stato a fare un corso di formazione nella sede museo di Acquedotto Pugliese, subito dopo sono andato ai Business Marketing Talks a parlare di storytelling insieme a Nicolò Andreula, con il quale stiamo lavorando da mesi ad ABCD.
Bello speech, emozionale come sempre. Ho recepito pareri positivi da vicine di poltrona
(Anonima – Un saluto alle vicine di poltrona)
Nel frattempo accumulavo notifiche, ma io ho questo tremendo vizio di provare ad accontentare tutti entro la fine della giornata. Credo sia anche il motivo per il quale le mie giornate durano un’infinità e a casa mi dicono da sempre che dovrei preoccuparmi meno per gli altri.
Ma non ci posso fare niente, quello che faccio mi piace e mi diverte. Anche quando vado in ansia.
Giuro che ci ho pensato prima e dopo gli speech: ma quanto sarebbe bello se facessi solo questo? Potrei farlo? Vivere solo di speech, incontri, relazioni, almeno per un po’? Forse sì. Però c’è un problema: la maggior parte delle cose che racconto sono cose che faccio. Esperienze. E quando ne faccio tante, e diverse, ho qualcosa di credibile da poter raccontare. Dall’esperienza imparo, grazie a ciò che imparo insegno.
Chi sa fare, sa capire.
(Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo)
Poi io sono uno che ha bisogno di tempi e ritmo. Il mio lavoro è fatto di battere e levare: il rumore delle dita sulla tastiera – odio chi maltratta la tastiera –, il tempo che stringe, il momento dell’idea e quello dell’execution.
Che anno è?
È uscito il mio nuovo format per Chiamarsi Bomber
In queste settimane passerò poco tempo davanti al computer, dovrò ottimizzare, dovrò scrivere in piedi – ti consiglio di farlo più spesso –, dovrò delegare (e non tutti hanno la fortuna o la capacità di poterlo fare) e far sì che il tempo delle relazioni sia produttivo. Altrimenti andrò in affanno. E non me lo posso permettere. Ho proprio promesso a me stesso che non voglio andare in affanno. È probabile che scriva newsletter più corte – tanto alla fine non lo faccio mai – e che risponda a qualche vocale in meno (io ti voglio bene, ma se continui a mandarmi vocali e poi mi dimentico di ascoltarli, è colpa tua). Racconterò meno dei miei viaggi, ma oggi nella lezione di Forme di Claudio Visentin (perché insegnare è bello, ma continuare ad ascoltare di più) ho imparato questo:
Non si scrive mai di viaggio, in viaggio.
(Claudio Visentin, Forme)
Quando dieci anni fa sono andato in Messico, ho preso un sacco di appunti. Ma non ho mai davvero scritto cosa mi abbia lasciato quel viaggio. Il Perù è un romanzo a parte e la Route 66 in America non sono mai riuscito davvero a raccontarla. Come si racconta, d’altronde, la noia? Chilometri e chilometri di nulla. Stazioni di servizio al posto dei monumenti, strade anziché piazze. Ho preso tanti appunti, ma non ho mai scritto di quei viaggi.
E questa cosa mi capita ogni giorno. Vedo meraviglie, faccio scoperte, miglioro nel mio lavoro quotidiano. In qualcosa peggioro, magari perché sono stanco di fare quella cosa, meno motivato. È sempre una questione di tempo, e di tempi. E di storie.
Non abbiate fretta di raccontarle, ma imparate a custodirle con cura.
A volte ci possono volere anni, altre volte basta qualche giorno. L’importante è saperle tirare fuori nel momento giusto.
L’ho già detto che è una questione di tempo?
Io sono Cristiano Carriero, storyteller e autore, e questa è L’ho fatto a Posta. Oggi è iniziato Forme, il corso di scrittura e design del racconto. Ti lascio il link a un libro che ti piacerà se vorrai imparare I segreti dei grandi narratori.
Cerchi altre newsletter da seguire? Newsletterati ha la risposta.
Se vogliamo rimanere insostituibili anche con l’avvento dell’AI, dobbiamo mettere l’emozione in tutto quello che facciamo anche nel lavoro, anche nelle più piccole cose. (Federico Favot)
Wellbeing Days
“Capire e iniziare a risolvere questa battaglia tra boomers e millennials che fanno fatica a dialogare è semplicemente irrinunciabile per chiunque voglia parlare alla classe d’età dominante del mondo da qui al 2050. […] Nel tragitto, chissà, provando a sciogliere questa tensione, potremo persino cambiare le cose.”
Lunedì dialogherò con Beniamino Pagliaro, fondatore di Good Morning Italia e caporedattore di Repubblica, durante il primo dei Wellbeing Days di Aon Italia. Durante l’evento, insieme ad aziende come Fineco e Policlinico Gemelli discuteremo delle evoluzioni che sta attraversando il benessere in relazione alle generazioni che ne stanno ridisegnando i confini.
Sulla fiducia
Ti spoilero che il 27 e il 28 ottobre torna The Neverending Storytelling a Bari, per cui non prendere impegni: sarà un’edizione bellissima. Non c’è un link perché è presto, ma se mi rispondi che vieni a scatola chiusa, ho una sorpresa per te.
Ah, se vieni al Web Marketing Festival, ti aspetto alle 9.20 – mi hanno messo all’alba, lo so – di sabato 17 giugno. Ricordati di andare a dormire presto.
Buon fine settimana, mi racconti come è andata la tua? Cosa non sei riuscito a raccontare? Vuoi provare a farlo con me? Mandami un’email a: cristiano@lacontent.it
Ah, ricordati di esporti alla vita.
The Neverending Storytelling è già in calendario 👋