Come fai a fare tutto?
Gestire il tempo, i task, la managerialità e le passioni restando persone come si deve.
Una delle domande che mi fanno più spesso è: “Come fai a fare tutto?”. Negli anni ho cambiato la risposta, l’ho affinata. Forse perché nemmeno io sapevo quale fosse quella corretta. Ancora oggi la sto cercando, ma credo di essere molto più consapevole nel poter dire che non è una questione di task o di cose da fare. Non so se capita anche a te, ma ci sono giornate in cui l’agenda è pienissima e sembra impossibile poter fare tutto, eppure con la giusta organizzazione e un consapevole approccio le cose vanno man mano al loro posto; ci sono, poi, giornate in cui le cose da fare non sono così tante, eppure ci si sente svogliati, scarichi di energie, si rimandano telefonate ed email e tutto sembra pesantissimo.
C’è un libro di David Allen – si chiama “Detto, fatto!” – che, tra le altre cose, insegna a non rimandare attività che si possono fare in pochi minuti. Il solo fatto di rimandarle ci crea uno stress negativo e, all’improvviso, ci accorgiamo di avere una serie infinita di piccoli task – perdonami se li chiamo così – da risolvere che ci turbano più di quanto dovrebbero. Nell’era dei messaggi ovunque – notifiche email, telefonate non risposte, chat di WhatsApp – il livello di stress può salire oltre la soglia se non riusciamo a distinguere bene ciò che è urgente da quello che è veramente importante. Una delle mie teorie preferite, da sempre, è quella di anticipare i tempi.
Chi aspetta la mossa degli altri è destinato a rincorrere. L’email di sollecito, il messaggio “A che punto siamo?”, quella sensazione molto spiacevole che tutto il mondo ci stia cercando. Spesso è anche colpa nostra. Vuol dire che non abbiamo dato notizie, che non siamo stati precisi nel pianificare i tempi o che abbiamo fornito risposte affrettate o incomplete. Per fare tutto, c’è bisogno di energia.
E questo non l’ha scritto nessun guru, lo dico io.
La verità è che ognuno di noi trova la sua energia in qualcosa di diverso. C’è chi la rintraccia nell’adrenalina e ha bisogno del fuoco sotto la sedia – la nostra Isabella si vorrebbe tatuare la frase No sleep till deadline sul braccio, ma poi mi ha simpaticamente minacciato di licenziarsi se non mi prendo due giorni di ferie, la settimana prossima, per finire il romanzo; c’è chi trova l’energia facendo una passeggiata prima di iniziare a lavorare o passando la prima ora della mattina con i figli oppure facendo la colazione o meditando. Io la trovo nel fare sport appena sveglio – le giornate in cui inizio con l’attività fisica sono incredibilmente più produttive delle altre. Tocca a noi trovare e alimentare l’energia durante la giornata e, più in generale, nel corso della settimana. Il mio amico Luca Conti propone un esercizio quotidiano e per questo ha realizzato per noi de La Content il Corso di Gestione del Tempo.
Tu come fai a fare tutto?
La settimana scorsa è uscito un mio articolo per Krang – grazie, Giorgio Soffiato – che parla di ipercontenuti e della FOMO (Fear Of Missing Out, paura di essere tagliati fuori) dello storytelling. È un bellissimo numero che parla principalmente di esasperazione: parola perfetta per descrivere l’era in cui la nostra attenzione è costantemente messa a dura prova da diverse fonti, definite “gli iper” della nostra esistenza, ovvero i dati, l’informazione, il contenuto e l’ambizione.
La maggior parte dei contenuti – e purtroppo anche della cultura odierna – sembra essere stata creata da un algoritmo. Nella Post Social Media Era, quella che è partita dal 2020, i brand comunicheranno meno, ma dovranno farlo meglio. Lo consiglia il marketing, ma lo stesso suggerimento arriva anche dallo storytelling. Perché, se la bulimia di contenuti non fa bene a nessuno, le buone storie (poche) piacciono ancora a tutti. Per fortuna.
Almeno io la vedo così. E per questo ho voluto creare un Corso di Storytelling e Scrittura che rendesse giustizia alla materia: non fine a se stessa, piuttosto un mindset da utilizzare per un obiettivo. Abbiamo ancora dei posti, ma non aspettare troppo.
Say Goodbye to your manager
Lo stesso Giorgio, qualche giorno fa, ha condiviso un articolo che mi ha colpito molto. Si chiama Say Goodbye to Your Manager e parla di quanto sia cambiato il ruolo dei manager in America e non solo. Abbiamo costruito la cultura aziendale intorno all’idea che, se lavori abbastanza duramente, un giorno potresti diventare un manager: qualcuno che dà anziché prendere ordini. Questo ha generato una gran parte di manager che si concentra più sul prendersi il merito e sul dare la colpa che sul gestire effettivamente le persone, con conseguenze disastrose.
Eppure qualcosa sta cambiando: i manager iniziano a essere valutati non solo sulla base della loro abilità di intimidire altre persone per far loro eseguire ciò che vogliono, ma sulla capacità di fornire ai lavoratori gli strumenti di cui hanno bisogno per avere successo in modo misurabile nel proprio lavoro. Troppe aziende sborsano somme importanti per accaparrarsi persone formate altrove, ignorando il modo in cui le migliori squadre – sportive e non – tendono a sviluppare le proprie stelle: investendo sul futuro delle persone. Mettendo davanti a tutto la visione.
Quella che a troppi manca. L’articolo è lungo, ma vale la pena dargli una lettura.
Diversità
Qualche mese fa ho chiacchierato con Chiara Tescari di Freeda. Abbiamo parlato di diversità – e di cosa, sennò –, in questo caso delle piattaforme. E di generazioni. Che non ci piacciono più, ma hanno un peso. Eccome se ce l’hanno:
Per oggi è tutto, ti lascio con un’ultima riflessione sul “Come stai?” che, grazie a una di voi, per me è diventato “Come ti senti?”. È come passare da “How do you do?” a “How do you feel?”. Cambia un mondo.
Questa settimana finisco di editare il mio romanzo, per cui su minaccia di Isabella – la nostra è l’unica realtà dove i collaboratori ordinano le ferie ai capi – mi prenderò qualche giorno solo per scrivere. Il romanzo si chiamerà “24 dicembre” e, pensa un po’, uscirà a Natale. Ma di questo ti parlo un’altra volta, se ti va.
Tu, piuttosto, cosa stai facendo di bello in questo periodo?
Quale dei tuoi progetti ti fa battere il cuore?
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta.
Buon fine settimana!