E noi come str**zi rimanemmo a scrivere
Il potere degli algoritmi ispira romanzi e film, l'occasione per far votare i bambini, le opportunità (poche, ma buone) e i rischi (tanti) della post Social Media Era.
“Nella città vige un sistema economico e disciplinare basato sul controllo della spesa: lo stipendio, le pensioni e le assicurazioni sanitarie sono corrisposte in crediti, la cui contabilità è gestita da Voltaire, il social network della città, indispensabile per fare qualsiasi cosa. [...]
Ci sono i crediti alimentari, sanitari e ricreativi e variano non solo in base alla quantità di lavoro prodotto, ma anche ai comportamenti tenuti. Ogni infrazione della pubblica morale comporta una riduzione degli stessi: quelli ricreativi in primis, poi quelli alimentari e infine, nei casi più gravi di condotta antisociale, è prevista anche la diminuzione o la cancellazione di quelli sanitari.
In questo modo, Voltaire premia la rettitudine e contribuisce a creare un forte amalgama sociale. E pazienza se la sola minaccia della perdita del potere d’acquisto fa sì che nei cittadini svanisca ogni desiderio di protestare. In fondo, che senso ha ribellarsi se tutto funziona a meraviglia?”.
Sono le parole di Guido Maria Brera, CEO di un’azienda finanziaria e scrittore, nel libro chiamato Candido – da qui l’omaggio al nome del social network, Voltaire –, in cui racconta la storia di un rider che, per guadagnarsi da vivere, pedala senza sosta su e giù per la città al soldo dei colossi del delivery. La sua vita è regolata, in tutto e per tutto, da un misterioso algoritmo, che sorveglia e stabilisce: sovrano indiscusso, sostenuto con forza da un novello Pangloss che appare come un ologramma sulle facciate dei palazzi e ripete in ogni angolo della città il potente mantra: “Tutto va bene”.
La realtà che Brera descrive non è poi così distopica. La spaccatura sociale tra inclusi ed esclusi, la gamification portata all’eccesso, i nostri dati regalati a una big company che sceglie per noi cosa dobbiamo vedere, con chi uscire e quanto tempo dormire. Candido è il libro che ha ispirato Pierfrancesco Diliberto, al secolo Pif, nella realizzazione di un film che ti consiglio assolutamente di vedere. Il titolo è E noi come stronzi rimanemmo a guardare.
Un piccolo – passami il paragone – Squid Game italiano. Non si muore e non c’è una gara, a meno che non si vogliano considerare tali le corse dei rider che, in condizioni impossibili, devono consegnare una bistecca di wagyu a un cane in meno di dieci minuti. La realtà che racconta Pif è fatta di ologrammi, di parole vuote come “vision”, di app che regolano il sonno. C’è Fabio De Luigi – e tanto basta per ridere, perché lui ci riuscirebbe anche in un dramma. E Pif ha scritto appunto un dramma, quello dei nostri giorni e di quelli che arriveranno se, come stronzi – perché questo siamo –, rimarremo a guardare.
Guido Maria Brera è lo stesso autore di Diavoli, che ha ispirato un’altra serie Sky: una vicenda che ruota attorno a una cospirazione finanziaria mondiale scoperta da un gruppo di uomini d’affari di una grande banca d’investimento. Mi ha fatto molto riflettere questo aspetto: nella trasposizione cinematografica, si passa dal broker Alessandro Borghi al rider Fabio De Luigi. La commedia diventa dramma e nessuno può sentirsi al sicuro. Perché le nostre stesse esistenze sono in mano a un algoritmo. Per la prima volta, lo confesso, un contenuto di intrattenimento mi ha fatto prendere seriamente in considerazione l’idea di abbandonare i social – non c’era riuscito nemmeno The Social Dilemma. Il fatto di poterlo scrivere qui, in una newsletter e non sul mio profilo Facebook, mi rende già profondamente orgoglioso.
E tu? Sei un po’ stanca/o dei social network?
E se i bambini votassero?
Può sembrare una provocazione, invece non lo è.
È un’utopia, e come tutte le utopie – secondo questo articolo del “Guardian” – una visione irrealizzabile, ma un modello che stimola.
Oggi, la popolazione più anziana detiene, come in passato, più ricchezza e potere rispetto ai giovani. Con l’aumento della durata media della vita, però, gli anziani sono diventati, in termini di elettorato, la fascia demografica più numerosa, diluendo la spinta al rinnovamento che tipicamente arrivava dalle generazioni più giovani. Le motivazioni contro il voto agli under 18 non sono forse così solide come potrebbero apparire. Il suffragio universale non prevede per nessuno la valutazione delle competenze, quindi, per esempio, non esclude l’adulto non esperto sulla materia di un referendum o l’anziano che registri problemi non certificati di declino cognitivo.
L’incompetenza e il rischio di essere influenzati potrebbero essere un tema discutibile, anche pensando che sono le stesse motivazioni sostenute da chi si opponeva al suffragio femminile. Inoltre, frequentare la scuola e la disponibilità di più tempo libero rispetto agli adulti sono condizioni che potrebbero favorire, nei ragazzi, l’interessamento ai temi politici e la possibilità di informarsi meglio. Quanto agli effetti, il condizionale è d’obbligo, come ammetteva Runciman: “i ragazzi di oggi possono essere abbastanza certi del fatto che, nel loro futuro, faranno i conti con le decisioni politiche prese ora. Il loro ingresso nell’elettorato potrebbe non tanto stravolgere gli equilibri, ma almeno influenzare il dibattito, contribuire a renderlo più informato, più civile, più diversificato”.
Aggiungo, e concludo: la spinta più grande al cambiamento degli ultimi vent’anni non viene da un politico, ma da una bambina. Si chiama Greta.
Tu cosa ne pensi? È davvero solo un’utopia o possiamo parlarne?
The Dress for Respect (ovvero, chi tocca molesta)
È una campagna Schweppes di qualche anno fa. Dimostra, grazie a una serie di sensori montati su un vestito, come una ragazza in discoteca venga molestata – letteralmente “toccata” – 157 volte in poco più di tre ore.
Mi sono ricordato di questo spot dopo il bruttissimo episodio di Empoli: Greta Beccaglia, giornalista, è stata ripetutamente toccata e molestata da uomini che evidentemente pensavano di far ridere e non di commettere un reato. Per la maggior parte degli uomini, infatti, è solo goliardia. E, a detta loro, le donne che non accettano di buon grado “hanno uno scarso senso dell’umorismo”. Ecco il più atavico dei problemi: decidere cosa faccia ridere, cosa sia ironico e cosa no col culo – letteralmente – degli altri. Anzi, delle altre.
Schweppes ha trovato la chiave migliore per raccontarlo, guarda il video 👇
È tutto, io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta.
Ti auguro un buon weekend, ma prima di andare, volevo condividere con te la sinossi del mio romanzo – 24 dicembre – che uscirà tra due settimane:
Bari, prima vigilia di Natale del nuovo millennio: Ernesto e i suoi tre migliori amici poco più che diciottenni, l’anarchico Sandro, Giovanni detto Monciccì, destinato a fare il dottore come il padre che vede due volte all’anno, e Francesco chiamato Fra, decidono di darsi appuntamento “di fronte alla Ricordi”, il 24 dicembre di vent’anni dopo. In una lunga lettera, il protagonista del romanzo racconta chi sono stati e cosa sono diventati i suoi amici, gli amori, i tradimenti, le promesse non mantenute, le leggende sulla loro città, le attese, i viaggi, gli anni dell’infanzia, della giovinezza e dell’età adulta. L’amore per Alice, che vuole sentirsi donna prima ancora che madre. 24 Dicembre è un romanzo generazionale, di formazione e frustrazione per ciò che non è accaduto in un tempo così lungo, dedicato a una città che sa identificarsi nel rito dell’attesa – di cui la Vigilia di Natale rappresenta l’espressione più alta – come poche, forse nessuna al mondo. È una storia che rimette in discussione il ministero della famiglia, i legami di sangue, la maternità e la fratellanza. Alla ricerca del momento esatto in cui si diventa adulti, anche se spesso non basta divenire padri e nemmeno smettere di essere figli. Un intreccio di destini raccontato a un unica destinataria: la figlia Amaranta. Chi parte, chi resta, chi ritorna nella propria città. È, soprattutto, la storia di una generazione destinata a riportare tutto a casa.
Se vorrai leggerlo, sarò contento.
Sennò, ti vorrò bene lo stesso.
Il prossimo numero lo dedicherò alla lettera a Babbo Natale. Ce la fai a recuperarmi quella più bella che hai mai scritto?