E se diventassimo tutti (un po' più) freelance?
Dove si parla di progetti remunerativi e belli, di progetti remunerativi e basta, di progetti remunerativi e brutti e di progetti belli (devono essere bellissimi) e non remunerativi.
L’altro giorno ho visto un video che mi ha fatto arrabbiare. No, non te lo linko perché non sono d’accordo su niente di quello che dice la persona in questione. Il tema, in sintesi, è che lavorare non vale la pena perché “investire otto ore del proprio tempo per guadagnare 1.600/1.700 euro è totalmente inutile”.
Se fai un giro su Instagram e TikTok, troverai parecchi video motivazionali – chiamiamoli così – sul tema. La creator di cui sopra diceva anche che, per il suo stile di vita, 1.700 euro sono troppo poche e che così non se ne può fare nulla. Questo genere di video fa il pari con quelli di influencer che ci mostrano la loro casa di Dubai – al modico prezzo di 8.000/9.000 euro al mese – e ci spiegano come hanno fatto a sbarcare il lunario. Che poi, perché uno dovrebbe andare a vivere a Dubai a me è ancora ignoto.
Un tempo eravamo immortali
In settimana ho anche letto la lettera di una famiglia finlandese che non ha apprezzato il sistema scolastico siciliano e ha deciso di lasciare Siracusa per trasferirsi in Spagna. Sono curioso di capire – e lo dico senza alcuna polemica – che tipo di scuola troveranno lì. Siamo diventati molto liquidi, esigenti e pure parecchio cacacazzi, diciamolo. Vogliamo lavorare poco, goderci la vita – abbiamo scoperto solo recentemente che si vive una volta sola, prima pensavamo di essere immortali, evidentemente –, guadagnare molto (perché che cazzo ci faccio con 1.700 euro?), vivere in posti meravigliosi e possibilmente con un bel clima, trovare un sistema scolastico perfetto e non usare mai più la parola “sacrificio”, che la vita è già difficile così.
Ma non è che stiamo perdendo più tempo a parlare di lavoro che a trovarne uno che ci piaccia e ci soddisfi davvero? Che cosa stiamo facendo davvero per far sì che lavorare con noi sia non dico piacevole, ma almeno appagante? Perché altrimenti continueremo a ridere dei post di Agenzia Stanca, ma poi utilizzeremo formule come “Sto salendo in aereo, ma dimmi”, condivideremo i video di Frank Gramuglia per poi scoprire che, se ci piacciono tanto, è perché noi quella situazione la viviamo ogni giorno.
La maggior parte della gente che odio in modalità virtuale si trova su WhatsApp.
Quest’anno – a proposito, buon 2023! – ho deciso di dedicare ancora un po’ di spazio ai progetti belli. Come ti ho anticipato, esistono progetti remunerativi e belli, progetti remunerativi e basta, progetti remunerativi e brutti e progetti belli (anzi, bellissimi) e non remunerativi.
Il mio schema è questo:
Progetti remunerativi e belli, 40%.
Progetti remunerativi e basta, 30%.
Progetti remunerativi e brutti, 10%.
Progetti belli (devono essere bellissimi, però) e non remunerativi, 20%.
Da queste percentuali – mi interesserebbe molto conoscere le tue – si deducono due cose:
per quanto mi riguarda, non è ancora tempo di abbandonare del tutto quello che non mi piace;
i soldi sono un valore, ma non sono un valore assoluto. Posso serenamente accettare di fare cose investendo il mio tempo e le mie competenze, l’importante è farlo con un obiettivo (fosse anche imparare, banalmente).
E poi c’è un altro aspetto.
E se diventassimo tutti (un po’ più) freelance?
Magari è un discorso da imprenditore, ma anche i dipendenti, a mio parere, dovrebbero farsi un loro schema. La mia conclusione è che, se i progetti remunerativi e brutti superano il 50% (soprattutto se non sono molto remunerativi – la bellezza, invece, è soggettiva), è tempo di cambiare.
Cose molto belle
Francesca Marchegiano è stata ospite de La Fest e de La Masterclass made in La Content. Da quando l’ho sentita parlare (e raccontare), la seguo con grandissimo interesse. È online la prima puntata del podcast Le raccontatrici, nel quale (dalla prossima volta) intervisterà donne speciali e chiederà loro quale storia abbiano amato e perché.
In questa prima puntata, Francesca si presenta e racconta qual è la sua storia-radice. Se sei una donna con un progetto a cui tieni tantissimo e vuoi raccontare sia di te sia di una storia che hai amato, questa è l’email per farsi intervistare:
leraccontatrici@gmail.com
Lo scopo di questo progetto è di creare una community di donne che amano le storie, che agiscono in modo concreto nella vita, facendo grandi e piccole cose speciali, e che insieme possono cambiare la Storia.
Link da non perdere
La Circle è sempre più attiva e popolata. Ci sono tanti nuovi eventi a cui partecipare, per imparare e confrontarti. È gratis per tutti. Alcuni spunti tra attività e contenuti, oltre alle stanze tematiche (social, content, storytelling, lavoro):
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta. Stiamo diventando una bellissima community, per questo ti chiedo di condividere la newsletter con altre persone, manca davvero poco a raggiungere un numero importante (e tu puoi aiutarmi!).
Ci vediamo in giro?
Da domenica 15 a giovedì 19 gennaio sarò a Bari.
Il 24 e 25 gennaio mi troverai a Milano, alla 24ORE Business School, dove terrò un corso di storytelling.
Il 5 febbraio sarò al Taste di Firenze.
Il 18 febbraio sarò speaker al TedX di Rovigo e parlerò della Post Social Media Era.
Il 22 febbraio – rullo di tamburi – andrò a Laconi (Oristano) per parlare di storie lunghe e storie brevi.
È tutto, come direbbe Miranda Priestly. E anche oggi, saremo brevi la prossima volta.