Il coraggio dell'utopia
Dove si parla di originalità, creatività e profondità. Dove si parte dalla sopraffazione per arrivare alla gentilezza. Di mura e di mare, di city brand ed economia blu. Di gratitudine, sempre.
Essere originali oggi è “semplicemente” riuscire a dire quello che gli altri continuano ad avere sulla punta della lingua (Andrea Girolami)
Sopraffatti.
Qualche tempo fa, quando chiedevo alle persone come stessero, prima di andare al nocciolo di una questione, mi rispondevano “sempre di corsa, ma va bene”. A volte, capitava di controbattere “Ma sì, meglio correre”. Era addirittura un segnale positivo. Oggi mi sembra che si sia arrivati a sentire la cosa in modo diverso: a forza di correre c’è venuto il fiatone, ed è per questo che ci sentiamo sopraffatti. E ce lo diciamo, quasi chiedendo aiuto. Sopraffatti perché non riusciamo a fare tutto, perché ci sentiamo in difetto con tutti e tutte quelle a cui non siamo riusciti a rispondere, sopraffatti perché se stacchiamo per un giorno siamo costretti a rincorrere. Sopraffatti perché gli strumenti che usiamo ci hanno reso sempre più veloci, ma non per questo più originali, più creativi, più efficaci.
Efficienti, senz’altro.
È l’era dell’efficienza, della frammentarietà, del precariato spinto, non solo lavorativo. O meglio, a quello lavorativo ci siamo persino abituati, ed è un precariato che riguarda tutti e tutte, non solo le partite iva. Siamo sentimentalmente precari anche sul lavoro. Si è precari perché si è sempre in discussione, perché si plasma una materia che non ha consistenza, perché persino l’organizzazione diventa frammentaria se chiunque ha accesso alla nostra risorsa più preziosa: il nostro calendario, il tempo. Eppure, se c’è una cosa che ho imparato in questi anni, è proteggere tempo della creatività, anche se io creativo - almeno per la concezione comune del termine - non sono.
Il tempo della creatività e dell’originalità è un tempo rubato all’efficienza.
Mi ha detto ieri mattina Ilaria Gaspari, autrice e filosofa. L’ho intervistata per un articolo che uscirà per Lucy Sulla Cultura tra qualche settimana, ma voglio condividere con te una piccola anteprima: “La nostra originalità ha che fare con l’errore, - mi dice - non necessariamente con l’esattezza. Siamo la prima generazione che ha avuto a che fare con la possibilità di contabilizzare la propria creatività, il successo del proprio pensiero, e di conseguenza abbiamo finito per adeguarci. Non si tratta solo di recuperare il tempo dell’otium, ma quello della scholé greca, ovvero di tutto ciò che non è immediatamente proficuo”.
Questa settimana ho difeso il tempo della scholé, tanto che ho scelto di telefonare anche a Mizio Ratti, creativo (segui la sua newsletter, è fantastica!).
L’originalità, un tempo, era il bene assoluto. La qualità con la quale veniva misurato un creativo. O meglio, qualcuno che era deputato a creare, a inventare qualcosa di nuovo. Per produrre delle idee però, ci vuole coraggio. Sai quant’è la vita media di un direttore marketing in azienda?
Resto in un silenzio dubitativo per qualche secondo, dall’altra parte del telefono. Poi lui mi risponde “Due anni”. Ci fermiamo un attimo a pensare, se sia bene o male. Quali idee nuove puoi portare in due anni? Come fai a efficientare i processi, cosa comunque necessaria e a custodire gelosamente lo spazio per l’originalità? Ecco perché diventa più semplice riproporre modelli di successo pre-confezionati, mesh up, remix.
Questo è un periodo di grande razionalità. Per una azienda sono molto più rassicuranti i numeri delle idee.
Per produrre idee nuove, o quantomeno originali, ci vuole coraggio. Anche da parte del committente. Eppure il coraggio non è strafottenza, non è presunzione, è tutt’altro.
Coraggio è creare legami solidi, coraggio è fidarsi e affidarsi, coraggio è conoscersi e approfondire.
Quando parliamo di storytelling, non parliamo solo della capacità, insita più o meno in tutti noi, di comunicare attraverso una storia. Viviamo nell'era dei 'frammenti', dove le storie non vengono più raccontate dall'inizio alla fine, ma spezzettate in tweet, reel e caption. Eppure i frammenti sono sempre esistiti, dall’epoca di Eraclito. Ma, fortunatamente, è sempre esistita anche la profondità. Ulisse è quel personaggio che è costretto a vagare e vivere esperienze frammentate, ma la sua storia ha una direzione chiara e un tema centrale: il ritorno a casa. Le aziende devono fare lo stesso, mantenendo coerenza anche attraverso comunicazioni diverse.
Lo storytelling è profondità.
Oggi pomeriggio presentiamo il nuovo city brand della città di Jesi. Per me non si tratta solo di soddisfazione, o di orgoglio: Jesi è un posto che sento mio, che mi sono persino tatuato sul braccio (insieme a Bari). Qui ho casa, qui c’è una delle sedi de La Content che dopo Bari ha scelto questo centro delle Marche così laborioso e vivo, perché qui tutto è “a misura”. Un city brand non è solo un logo, ma una filosofia; la comunicazione non può prescindere da una serie di azioni concrete e quotidiane. Per questo mi piace dire che quella di Jesi non è una nuova immagine, ma una storia da scrivere assieme a tutti i cittadini e le cittadine. Jesi non è un piccolo borgo, non si sente una provincia ma non ha nemmeno le controindicazioni della grande città. È una città con una sua dimensione, una dimensione "a misura". Un posto dove si può lavorare, vivere in maniera equilibrata e sostenibile, diventare cittadini contemporanei.
Il punto è uno degli elementi del marchio: Jesi è un luogo nel mondo, in primis. È la terra di Federico II e Pergolesi, un Kurt Cobain ante-litteram. È una citta a misura d’uomo e di donna, di lavoratore e di lavoratrice, di sportivo, di turista. Non è over ma nemmeno under, non è lenta ma non deve seguire le logiche della velocità a tutti i costi. Jesi ha bisogno dei cittadini e delle cittadine per scrivere una nuova storia, oltre le sue mura.
Naturalmente non sono mancate le critiche preventive. Fa sorridere, ma fa parte del gioco. Sono abituato a scrivere post di complimenti per i colleghi e gli amici che vincono una gara, che si aggiudicano un lavoro importante, e credo che continuerò tranquillamente a farlo. Come dice il mio amico Riccardo Scandellari (anche lui ospite di storytelling festival), la gentilezza è un modello di business scalabile.
Puoi replicarla più facilmente della competitività, delle opportunità, dei successi o del talento. Può crescere e portare a sempre più gentilezza.
Tra i tanti benefici che puoi ottenere grazie a essa rientrano la fiducia, l’entusiasmo, l’incremento delle opportunità e la possibilità concreta di essere ripagato con la stessa moneta.
Quando mi chiedono consulenze o formazione su temi in cui non ho la piena padronanza, consiglio i miei migliori concorrenti. Alcuni di questi si stupiscono e mi ringraziano, altri, dopo qualche tempo, fanno la stessa cosa con me. Altri ancora non mi ringraziano neppure, ma va benissimo lo stesso. Ho reso un servizio a un mio cliente, che mi sarà grato; ho trasmesso energia positiva verso le persone che apprezzo e ho generato gratitudine.
La gentilezza è un modello di business, un approccio scalabile e vincente; è una piattaforma per la crescita e una strategia che richiede tempo, impegno e costanza. Ma il risultato è sempre certo: l’ho provato su me stesso.
Detto questo, prendo atto che non per tutti e così e me ne faccio una ragione. Se ti piace il nuovo city brand puoi condividere questo video (lo trovi qui sotto, ma puoi scaricarlo da qui) o questo articolo. Quello che accade fuori dalle mura è importante per far accadere le cose dentro le mura!
Sulla stessa barca. Verso una strategia per l’economia blu di Bari
Il Comune di Bari vuole dotarsi di una strategia per sostenere l'economia blu della città, un macro-distretto composto dai settori che hanno al centro il mare come risorsa (acquacoltura, pesca, energia , trasporti, porti, cantieristica navale, turismo costiero, sport nautici, manifattura per la produzione di beni per usi costieri).
L'economia blu è un modello economico che mira a utilizzare in modo sostenibile le risorse marine e costiere, promuovendo la crescita economica e lo sviluppo sociale senza danneggiare l'ecosistema. L'obiettivo principale della strategia per il sostegno all'economia blu di Bari è trovare un equilibrio tra lo valorizzazione delle risorse e la conservazione dell'ambiente marino, proteggendo la biodiversità e combattendo il cambiamento climatico.
Con i suoi 42 km di costa, gli importanti progetti pubblici per la rigenerazione costiera, gli investimenti privati per la valorizzazione del mare come risorsa, la attività di ricerca sull'ecosistema marino locale, la crescita di una variegata e intraprendente 'comunità del mare', Bari ha tutte le carte in regola per ritagliarsi un ruolo da protagonista nello scenario mediterraneo dell'economia del mare.
Per farlo, è necessario favorire la partecipazione ed il coinvolgimento attivo di tutti gli attori istituzionali, economici e sociali che già oggi, con le loro attività quotidiane, sono impegnati a fare di Bari una città di mare, e non solo una città con il mare.
Una città che dal mare genera valore, lavoro, benessere e sostenibilità.
Per partecipare a 'Sulla stessa barca. Verso una strategia per l'economia blu di Bari', l'incontro aperto tra istituzioni, imprese ed associazioni, previsto per giovedì 3 ottobre alle ore 11:00 presso il Padiglione del Comune di Bari in Fiera del Levante stampa il ticket eventbrite qui e convertilo in un biglietto gratuito al botteghino dell'ingresso Edilizia (Via di Maratona angolo Via Verdi) della Fiera del Levante.
Mare a sinistra, in Fiera
Il progetto di attrazione e valorizzazione di talenti della Regione Puglia, Mare a Sinistra (copy e utopia del sottoscritto), presenta un evento speciale in occasione dell’87^ Fiera del Levante: un podcast live articolato in cinque giornate, dalle 18.00 alle 19.30. Ogni giornata sarà dedicata a uno specifico target, con focus su un pillar strategico:
● Studenti
● Top Scientist
● Startup/Imprese
● Nomadi digitali
● Artisti
L'evento si pone l’obiettivo di esplorare il legame tra le persone e la Puglia attraverso storie di successo, innovazione e ritorno. Un viaggio alla scoperta delle storie, delle tradizioni e delle eccellenze della Puglia, ma anche un’occasione unica per celebrare il ritorno alle origini, il radicamento nel territorio e il successo di tanti talenti che hanno scelto questa terra.
Ogni giornata vedrà protagonisti ospiti che racconteranno la loro esperienza di ritorno, crescita o investimento in Puglia, insieme a un intervento istituzionale che approfondirà le opportunità e le strategie legate al tema trattato.
Al termine di ogni puntata, ci sarà un momento di networking e convivialità, con aperitivo, per favorire lo scambio di idee tra ospiti, pubblico e rappresentanti istituzionali.
Se fai parte di una di queste categorie e vuoi venire a raccontare la tua storia, fammelo sapere! (anche con un messaggio al 338 6287834)
Gran parte di queste storie sono frutto di utopie, più che di coraggio. Di progetti che sembravano impossibili, di tempo rubato all’efficienza, di storytelling e profondità.
Io sono Cristiano Carriero, storyteller e speaker, e questa è L’ho fatto a Posta, la mia nicchia di lentezza in un mondo che va troppo veloce.
Ti aspetto a Storytelling Festival o a La Classe, il corso per accorciare e annullare la distanza tra domanda e offerta qualificata.
Ah, un grande in bocca a lupo agli amici Matteo Bortolotti, Davide Bertozzi e Giorgio Soffiato che irrompono in libreria con tre libri meravigliosi, rispettivamente sulla scrittura, sulla scelta di essere freelance e sulla professione di marketing manager. Kudos a loro!