Lo storytelling non narrativo
Lasciar perdere l’eccesso di narrativa e di fiction: il segreto è bilanciare.
È stata una settimana intensa per me.
Soffro sempre un po’ le settimane con i ponti e i festivi, ma non perché sia uno stacanovista. Semplicemente perché, non essendo un difensivista, tendo a concentrare nei quattro giorni a disposizione il lavoro che avrei dovuto fare in cinque.
Forse è anche per questo che l’idea della settimana da quattro giorni lavorativi mi fa un po’ paura. Mi attanaglia il timore di non avere abbastanza tempo, di usarlo tutto fino all’ultimo secondo che si può.
Mi ha ricordato una canzone di Daniele Silvestri.
“Ho cominciato a sedici anni a non dormire molto
E usare il tempo fino all'ultimo secondo che si può.
Persino adesso che al risveglio pago sempre il conto,
Ancora mi racconto che prima o poi riposerò”.
E tu ti senti più un difensivista o un lavoratore d’attacco?
Pensaci e rispondi a questa domanda, è importante.
Il difensivista aspetta la mossa degli altri. Non anticipa, si fa guidare dal tempo. Se mancano quindici minuti alla fine della giornata, tende a tirare i remi in barca, non pensa tanto a finire i progetti, quanto a far passare la giornata. Il lavoratore d’attacco fa il contrario. E mica è sempre positivo, eh. A volte può risultare controproducente scoprirsi sempre, prendere l’iniziativa, cercare di rispondere a tutti per non lasciare nulla di inevaso.
Mi piacerebbe molto imparare a non preoccuparmi del numero di email da leggere. Se sale oltre il decimale, sento di perdere il controllo – oh, d’altronde in questa newsletter mi metto in discussione.
E comunque nella settimana appena trascorsa – breve, ma impegnatissima – ho seguito due corsi di scrittura stupendi, oltre a lavorare, ovviamente. Il primo lo abbiamo organizzato noi, con Luisa Carrada. Penso di aver conosciuto poche persone e professioniste così capaci di usare e di avere cura delle parole. Con l’equilibrio dei termini, la scelta della parola giusta per comunicare. Ogni volta che l’ascolto, vado in estasi.
Con Scuola Holden, invece, ho seguito un corso di Alessandro Baricco: Quattro cose che sappiamo dello storytelling. Una riflessione in particolare mi ha colpito, anzi rapito: è quella sulla distinzione tra storytelling narrativo e non narrativo. È incredibile constatare quanti goffi, vani tentativi di “C’era una volta” e di immaginari fiabeschi mi tocca leggere ogni giorno. Si tratta di aziende e di professionisti che credono che raccontare voglia dire riempire le frasi di retorica, di metafore, di iperboli. Non è così che si ottengono i risultati, esiste uno storytelling non narrativo, un bilanciamento tra fatti e narrazione, tra messaggio – che resta la cosa più importante – e immaginario.
Prendi una moneta.
Che cos’è una moneta? Un pezzo di ferro universalmente riconosciuto come valuta di scambio che dà un potere di acquisto. Questo il fatto. Lo storytelling è l’immagine di un potente, di un leader, di un eroe su una delle due facce della moneta. Sull’altra faccia, abbiamo un messaggio. Un valore. Una frase che gira di mano in mano. Non trovi che sia il più bell’esempio di storytelling? È la storia che, insieme al fatto, crea una realtà.
Lascia perdere l’eccesso di narrativa, di fiction. Non ti porterà a nulla. Il segreto è bilanciare.
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta. Buon weekend lungo e buon 25 aprile!
P.S. Questa settimana scade la promo per La Content Fest. Un weekend dedicato allo storytelling, al content marketing e alla comunicazione sostenibile. Tra condivisioni, sport e divertimento, troverai:
3 giorni di formazione;
12 relatori (e più);
8 main event;
4 workshop.
Un fine settimana in una location esclusiva, in cui andare al mare, in piscina, fare sport e rilassarsi, portando con sé amici, familiari e figli. Siamo già tanti, ma vogliamo essere ancora di più.
Ti aspetto, a fine maggio sarà bellissimo parlare di tutte queste cose insieme, dal vivo, con le giornate che si allungano e la possibilità di confrontarci con nitidezza e vividezza. Ecco, penso siano i due termini migliori che potessi trovare.
Pacca sulla spalla. Saluti. Prima di chiudere, ricordati di lasciare un cuore se sei arrivato fino a qui.