Ottimismo non tossico
Dove si parla di patti di non belligeranza, di gratitudine e rancore, di progetti condivisi, di Facebook che non è gratis e non lo sarà più per sempre. E di Forme.
La settimana lavorativa di quattro giorni è già realtà. Non ce lo diciamo, non ne siamo convinti, ma intanto è sempre più evidente che il patto di non belligeranza scatta il giovedì sera. Forse è una mia impressione, ma è sempre più difficile fare una call il venerdì pomeriggio – alcuni miei clienti mi hanno già comunicato questa cosa. E così ho deciso di dedicare l’ultimo giorno lavorativo della settimana – vabbè, io spesso il sabato mattina faccio lezione, ma quello è un problema mio – alla progettazione e alla formazione personale.
A dire il vero, non me la sento e non credo me la sentirò per i prossimi anni di chiudere baracca il giovedì sera e partire per il weekend. A me quattro giorni non bastano, sono sincero. Quello che di bello, però, colgo è la possibilità di dare una nuova “forma” ai giorni. I primi tre più intensi, con più appuntamenti, più videocall, un numero congruo di urgenze da risolvere; il giovedì per dedicare tempo alle cose “importanti”, il venerdì per la crescita personale. Ho scelto di seguire un corso di Intelligenza Artificiale – o meglio, di prompt – e, da qualche mese, uno di Business English. Lascio qualche ora allo sviluppo di idee che non hanno trovato il giusto tempo e alla cura delle relazioni: quelle email alle quali durante la short week – la vogliamo chiamare così? – rispondiamo in fretta e furia, senza l’assillo delle call incombenti, diventano una più sana e virtuosa corrispondenza.
E poi c’è la scrittura di questa newsletter. Per me non è solo un dovere nei tuoi confronti. Ho preso un impegno un anno e mezzo fa, e non ho saltato mezzo numero. È anche un modo per restare sempre aggiornato, per costringermi a fermarmi e mettere su carta – sì, è carta anche questa – quello che penso. E poi stiamo diventando tanti e tante, L’ho fatto a Posta inizia a divenire un progetto condiviso e di questo devo ringraziare anche te che mi leggi.
Una cosa che mi fa arrabbiare
Sono una persona abbastanza grata, anzi diciamo che la gratitudine – come concetto – è piuttosto sopra la media. Non sono uno di quelli che la mattina fa meditazione e ringrazia il mondo, però mi commuovo spesso per la gentilezza, per il sole, per la pioggia – Nicolas Lozito dice che dovremmo iniziare a parlare di “bel tempo” quando piove, mi ha colpito molto e in positivo questa sua affermazione –, per i film e le canzoni, per l’amore contraccambiato e non. E mi sorprendo ogni anno quando spostiamo le lancette dell’orologio un’ora avanti, perdendone una di sonno – chi se ne frega – e guadagnandone una di luce. Ho quarantatré anni e ogni prima domenica dell’ora legale, quando guardo l’orologio e vedo che alle 19:00 non è ancora buio, penso: “È successo davvero, un’altra volta”.
Con queste premesse, puoi capire che con me basta davvero poco. Eppure, c’è chi non ha tempo. L’altro giorno ho provato un esperimento che mi ha fatto in egual misura arrabbiare e riflettere. Ho scritto – personalmente, con la mia email, presentandomi – a tutte le persone che hanno preso un biglietto per un evento gratuito. Circa trecento persone. Sai quante si sono prese la briga di rispondermi e dire: “Grazie per avermi scritto, Cristiano. Piacere di conoscerti, ci sarò”? Poche. Un numero non congruo. E credimi, non è una cosa personale, io vivo benissimo anche senza ricevere un’email di ringraziamento, ma sono seriamente preoccupato se la scusa è il tempo. O il valore di un evento gratuito, nello specifico.
Perché chi compra un corso a 400 euro risponde, per esempio. E questo lo trovo inaccettabile, perché a me regalare cose piace, ma quando una persona non trova nemmeno il tempo per dire “grazie”, mi passa davvero la voglia.
Invece permettimi di ringraziare le tante persone che mi hanno citato nelle loro newsletter. Due su tutte questa settimana: Domitilla Ferrari, che è tornata con la sua (il titolo del numero è Stiamo sprecando tutto), e Davide Bertozzi, che domani esce con la sua Fuori Brief e ha deciso – bontà sua – di intervistarmi. Mi piace molto questo fermento che c’è intorno alle newsletter, trovo interessante che professionisti così bravi e brave decidano di dedicare del tempo alla divulgazione, alla costruzione di una community, alla condivisione. Ma non si diventa campioni per caso, quindi non è una cosa che mi sorprende.
Ah, a proposito di campionesse: Story Hacking è la newsletter di Mafe De Baggis dedicata allo storytelling. Anche lei è assolutamente da seguire.
Facebook non è più gratis (o almeno non lo sbandiera più)
Una cosa che è passata un po’ in sordina è che Facebook non sia più gratis. Ti ricordi il claim “È gratis e lo sarà sempre?”. Bene, non c’è più. Ora c’è “È veloce e semplice”. TADÀN! D’altronde, Twitter chiede 11 euro al mese per avere la spunta blu e poter modificare i tweet, mentre TikTok chiede soldi virtuali per aiutare i contenuti a diventare virali; io ho appena fatto un abbonamento Premium a YouTube per poter scaricare i video e usarlo come creator. Non poteva fare eccezione Meta, che chiederà una subscription per gli account verificati. È il passaggio dalla Social Media Era alla Post Social Media Era, dalla content economy alla subscription economy.
Non solo storytelling
Il 2023 per me è l’anno in cui ho deciso di differenziare: non userò più la comunicazione solo per far fare soldi agli altri, ma anche per miei progetti personali. Nello specifico, ho investito in un vino marchigiano, un Verdicchio – KULTO – che per me è un simbolo fortissimo della terra in cui ho passato quindici anni di vita e che amo, in un tour operator con il quale sto organizzando experience nella mia Puglia. E in un marketplace di maglie da calcio, che sono la cosa che più mi piace raccontare: si chiama Goallactions e sta arrivando sul mercato. Se vuoi darmi una mano con uno di questi progetti, scrivimi!
Le idee più belle si diffondono in fretta
È la storia di Forme, il corso di scrittura e storytelling che non abbiamo ancora lanciato. Almeno ufficialmente. Però è quasi sold out. Come abbiamo fatto? Semplice, abbiamo avuto un’idea fighissima e abbiamo iniziato a raccontarla sui nostri canali. Era talmente bella che gli speaker ci hanno detto subito di sì e, anche se non c’era un sito – sarà pronto la settimana prossima –, abbiamo iniziato a ricevere richieste e prenotazioni. Se vuoi dare una forma alla tua storia, sai dove trovarmi:
👉 cristiano@lacontent.it
Io sono Cristiano Carriero, mi occupo di storytelling, sono il curatore della collana di Digital Marketing di Hoepli e il founder de La Content. Sono un consulente aziendale, uno speaker TedX, un formatore, un arbitro di calcio e un autore di podcast e romanzi e racconti, non necessariamente in quest’ordine. Non mi sono mai presentato davvero, ma credo che, dopo un anno e mezzo, sia buona educazione farlo. Questa è la mia newsletter, si chiama L’ho fatto a Posta e parla di storie, di lavoro e di ottimismo non tossico*.
💵 Se sei un brand e vuoi sapere come sponsorizzarla, puoi scrivermi a cristiano@lacontent.it.
Se sei un lettore, sappi che è gratis e lo sarà sempre – a me puoi credere. Ma se ti sono stato/a utile o di ispirazione in questa o in altre puntate, puoi offrirmi un caffè qui ☕.
*A proposito di ottimismo non tossico…
Consigli leisure per il weekend
Se non lo hai visto, ti consiglio il film Era Ora su Netflix: un Ricomincio da capo in cui il protagonista ogni giorno si ritrova a festeggiare il suo successivo compleanno, perché nella vita non ha mai dato la giusta importanza al tempo e al modo migliore per usarlo.
Cose che non si raccontano, romanzo di Antonella Lattanzi: Toni non è un’amica, ma è come se lo fosse. È barese come me, abbiamo tanti amici e amiche in comune, e ha un talento straordinario. Il suo non è un libro sul volere un figlio, ma un manifesto di una generazione.
Fare un fuoco: non un racconto di Jack London, ma il podcast di Lucy sui racconti. O meglio, sul modo in cui le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione. E che cos’è Lucy? È la nuova rivista multimediale ideata e diretta da Nicola Lagioia. Su questo non posso dirti altro, ma presto potrebbero esserci belle sorprese.
È tutto, fa’ buon fine settimana e, se ti fa piacere, scrivimi! Fallo come se stessi scrivendo a un amico. Fallo come se volessi davvero raccontarmi qualcosa di importante.
Fa bene al cuore, e non solo
🙌 Grazie a te. Grazie a Chiara Sorrento, che ogni fine settimana fa l’editing di questa newsletter. Grazie a chi trova il tempo per gli altri e per le altre.
È sempre bello leggerti :)