Quanto ti costa amare il tuo lavoro?
Dove si parla del rischio di trasformare una passione nella Passione.
Il successo si ottiene facendo qualcosa di veramente buono. Una volta raggiunto il successo, si ricevono offerte per fare cose interessanti, come andare a eventi divertenti, realizzare nuovi progetti e incontrare persone interessanti. Ma quando iniziate a dedicare il vostro tempo a queste altre cose, non avete più tempo per fare ciò che vi ha portato al successo. E il lavoro ne risente. E così il vostro successo rischia di svanire. (Lenny Rachitsky - On saying No)
Finora è stato un lunghissimo lunedì di maggio, ma va tutto bene.
Ho lavorato tutti i giorni, saltando di fatto gli ultimi due weekend, per il piacere di partecipare attivamente a due eventi: il Salone del libro di Torino e il corso A caccia dell’invisibile, con Lucy, a Bari. Mi ha pesato? Sinceramente no. Ho dovuto rinunciare a qualcosa? Certamente sì.
La sottilissima linea che separa il lavoro dalla passione è, per molti di noi, pericolosa come quella corda appesa tra un grattacielo e l’altro di New York. E tu cammini lentamente attento a non cadere e magari ci resti pure, in equilibrio. Ma il vuoto, sotto, non devi guardarlo mai. Sennò rischi di fare un salto nel vuoto. Il mio amico Nicolò ha sintetizzato tutto con una frase: “Fai attenzione a non trasformare una passione nella Passione”. Non poteva spiegarlo meglio, e non penso ci sia bisogno nemmeno di aggiungere altro.
Due giorni fa ho fatto un lungo debrief con i corsisti e le corsiste de La Classe - è mia e nostra abitudine seguirli anche oltre la durata del corso - e per molti di loro il tema chiave era proprio questo: come faccio a portare avanti le mie passioni? Per la maggior parte di loro il problema principale non è tanto trovare un lavoro o migliorarlo, ma non rinunciare a ciò che li/le fa sentire vivi. O non essere costretti ad aspettare la sera o il weekend per potersi dedicare alle proprie passioni.
Il vero rischio è quello di farle diventare frustrazioni, e una della prime cose da fare e lavorare sulla propria consapevolezza. Quando ieri ho sentito dire ad una corsista “A me piace scrivere*”, non ho potuto fare a meno di chiederle “Pensi che alla gente piaccia come scrivi?” (giuro, non era una provocazione Alessia, è una domanda che mi pongo continuamente anche io) e subito dopo: “Quanto sono disposte a pagarti, le persone, per quello che scrivi?”. Arriva un momento in cui dobbiamo essere molto sinceri con noi stessi e chiederci se vogliamo perseguire una passione perché ci può dare soddisfazione (economica) o perché ci fa sentire bene. Sono due obiettivi validi, entrambi, ma molto differenti. Che ci chiedono energie diverse - sono fermamente convinto che certe energie non si sommano, ma sono complementari - e approcci diversi. Se ci troviamo nel secondo quadrante - ti faccio un esempio, io faccio l’arbitro e per questioni anagrafiche non posso più fare carriera, quindi scendo in campo per il puro “gusto di farlo”, pur mantenendo un giusto livello di competitività con me stesso: voglio farlo sempre meglio - possiamo considerarla una passione; se invece cerchiamo una soddisfazione economica, diretta o indiretta, è lavoro. E può aggiungersi a quello che già facciamo per campare, pagare le bollette, fare la spesa.
*Hai bisogno di un punto di vista. Qualcosa per cui alzarti in piedi. Qualcosa che vedi e che gli altri non vedono. Questa è la scrittura che fa la differenza e diventa comunicazione.
Il discorso può sembrare poco poetico, ma il mio consiglio è quello - soprattutto per i multipotenziali come me e te - di scegliere attentamente cosa portare avanti. E non deve essere per forza “quello che sappiamo fare meglio”. Dedico diverse ore ogni settimana alla scrittura di un romanzo. Non penso che la cosa potrà arricchirmi economicamente, né credo (e non si tratta di sindrome dell’impostore) di essere così bravo da potermi permettere di rinunciare ad un tempo che potrei serenamente dedicare al riposo o a fare l’amore. Però lo faccio, e lo faccio con l’ambizione di raggiungere un livello soddisfacente lavorando sui miei punti deboli. È una cosa che mi dà soddisfazione, e tanto basta. Naturalmente lo faccio con disciplina, perché per me non c’è altro modo di stare sulle cose, ma qui entriamo nel campo delle attitudini. Tieniti sempre un 20% del tempo libero per portare avanti nelle tue passioni: consideralo un buffer all’interno della tua pianificazione e del tuo calendario settimanale.
I due weekend sono stati bellissimi, pieni di spunti di importanti, di letture e incontri. Ma ho avuto poco tempo per me, per le cose futili, per l’ozio. E oggi mi vado a riprendere quello. Non prima di averti raccontato come ho…
Imparato a dire di no
Può sembrare strano, ma la skill su cui sto lavorando di più in questo momento è semplicemente dire di no. È così facile a parole ma difficile nella pratica, soprattutto quando le richieste provengono da persone che ti piacciono, che ammiri e che rispetti.
Tu come sei migliorata/o nel dire di no?
Io ho dovuto imparare per auto-conservazione. Ogni giorno ricevo più di 50 e-mail, centinaio di messaggi su Whatsapp e almeno venti su Slack e sui social media. Tutte richieste, offerte e sollecitazioni che, pur essendo per lo più facili da realizzare singolarmente, si sommano al lavoro quotidiano. Rispondere con un cortese "no, grazie" a ognuna di queste mi porterebbe via metà giornata. E se per errore dicessi qualcosa di sbagliato in una delle mie risposte, potrebbe seguire una discussione ancora più lunga.
Dire di no non mi viene naturale (mi piace molto aiutare le persone), ma per lavorare su progetti, libri, contenuti, ho dovuto sviluppare questa abilità. Qui di seguito ho riassunto tutto in un decalogo.
Importante: questi consigli sono rivolti a professionisti che hanno molte opportunità e troppo poco tempo, un luogo indubbiamente privilegiato in cui trovarsi. Se hai appena iniziato e sei alla ricerca di opportunità, o hai un lavoro che ti offre meno flessibilità nel dire sì e no, questo decalogo sarà meno rilevante. Ecco perché non ci sono regole che valgono per tutti e tutte, ecco perché non devi fidarti di quelli che pontificano soluzioni buone per chiunque.
Strategie per dire no
Sorry. My heart says yes, but my schedule says no.
Immagina che non ci siano emozioni in gioco: Spesso mi chiedo: "Se non mi importasse se l'altra persona si sentisse delusa o triste quando dico di no, cosa farei?". Una volta che la decisione è chiara, si tratta semplicemente di capire come comunicare la notizia nel modo più gentile possibile.
Un esempio?
Caro Jeffrey,
Saluti e grazie per avermi scritto. Sono grato per l'invito a partecipare al progetto del prossimo libro di Tim, ma in questo momento sto lottando per far quadrare i conti di tutto ciò che stiamo facendo all'USHG, compresa la mia continua procrastinazione dei miei progetti di scrittura.
Ho riflettuto attentamente su questa opportunità, che è chiaramente meravigliosa, ma ho intenzione di rifiutare con gratitudine.
So che il libro sarà un grande successo!
Grazie ancora, Danny.
Fai più cose che ti danno energia: ogni tanto faccio un audit energetico e scopro che cosa mi dà energia e che cosa me la fa perdere. Dì più sì a cose che ti danno energia e più no a chi te la succhia come un vampiro. Anche a costo di rinunciare a qualche euro.
Chiediti: "E se dovessi farlo domani?". È incredibilmente facile dire di sì a qualcosa che dovrai fare da qui a tre o sei mesi. Poi, all'improvviso, quel discorso è la settimana prossima e il 100% delle volte - sono campione del mondo di questa materia - penso: "Pensavo che questo giorno non sarebbe mai arrivato?". Ora mi chiedo sempre: "Sarei entusiasta di questa cosa se fosse domani?". Se la risposta è no, dico no.
Filtra le domande attraverso le tue priorità: Quali sono le due o tre cose che devi fare bene per avere successo nel lavoro e nella vita? Per me, se riesco a organizzare benissimo eventi come lo Storytelling Festival, delego bene a La Content, preparo speech di grande intensità emotiva e scrivo contenuti di rilievo per questa newsletter, la mia attività crescerà. Se perdo il focus, la mia attività diminuirà. Quindi dico no a quasi tutto ciò che non favorisce queste priorità.
Rifletti su ciò a cui hai detto di sì in passato: Nonostante quanto detto sopra, dico ancora di sì a molte cose. Spesso me ne pento: eventi, chiacchierate, colloqui, , brainstorming improbabili, telefonate, ecc. Ma quello che ho imparato a fare è un debrief successivo. Non sono poche le volte in cui mi rendo conto che avrei dovuto dire di no. E così mi ricordo che la prossima volta, anche se sembra un evento interessante con persone interessanti, probabilmente sarà meglio non andarci.
Ghosta: può sembrare scortese, ma ho imparato che nessuna risposta è meglio di una risposta non data. Le persone sanno che siete occupati e penseranno che non l'avete vista (del tutto comprensibile) o che non è adatta a voi. Ovviamente dipende anche dal canale. Linkedin, ad esempio, è diventato il luogo del “O la va o la spacca”. E a me questo tentativo di contatto così spersonalizzato non mi piace. Per cui ghosto.
Chiedi di mandarti una e-mail: Quando qualcuno ti chiede di incontrarvi o di fare una telefonata, chiedete di mandarvi una e-mail. Questo non solo ti fa risparmiare tempo e una telefonata, ma ti aiuta anche ad eliminare tutti i fronzoli e gli scocciatori. Una statistica: la metà di queste persone si dissolve nel nulla. E non perché non sa scrivere, ma perché non ha dato una forma al suo progetto. Non lo vede. In compenso chiede di fare questo sforzo a te.
Crea una policy per te stesso, e comunicala. Mi ha insegnato questo piccolo trucco Riccardo Scandellari. Qualunque sia la tua policy: “Non faccio eventi a luglio perché è un mese che dedico alla scrittura” le persone capiranno perfettamente e passeranno oltre. La vostra policy potrebbe essere del tipo: "Non accetto nuovi progetti fino a [Data]" o "Non aggiungo nulla alla mia lista di cose da fare in questo momento" o "Non dico di sì a nulla su due piedi". Provaci, funziona!
Blocca sul calendario il tempo di deep work. A proposito di policy, io ne ho una prevede che non ci siano riunioni prima delle 10, tra le 13 e le 15 e dopo le 17.30. Il venerdì cerco (non sempre riesco) di non fissare call nel pomeriggio. Riservo questo tempo al deep work, per lavorare alla newsletter e preparare degli speech.
Compra un calendario analogico e appendilo al muro. Possibilmente uno di quelli che ti permetta di avere una visione complessiva sull’anno, non solo sulla settimana. Scrivici sopra, usa i colori, blocca delle settimane in cui dirai “semplicemente” no ad ogni cosa. Io ad esempio tra una settimana parto per Marsiglia. Ho deciso che lavorerò e scriverò da lì. Niente appuntamenti, eventi e niente formazioni per dieci giorni e non credo che nessuno si strapperà i capelli. Ah, il calendario è questo.
Don’t write, communicate (Jason Fried)
Io sono Cristiano Carriero, speaker e imprendautore, e questa è L’ho fatto a Posta. Nelle prossime settimane mi trovi:
A Jesi, domenica 26 maggio presento il libro di Vera Gheno (Grammamanti)
A Bari, mercoledì 29 maggio per Amazing Puglia Festival
Il 12 giugno a Reggio Emilia, Officine Credem, per la presentazione del mio libro Professione Content Marketer
Dal 13 al 15 giugno al WMF di Bologna con diversi speech! Qui il programma completo!
Come vedi continuo a dire molti sì (e di questi, sono felicissimo)!
Ti abbraccio forte.
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