Questa lettera non è scritta da una AI
Dove si parla di matematica e arte, di corrispondenza, di YouTube, di video in AI straordinariamente veri. Di Umano collettivo e creation economy. E, incredibilmente, di soldi.
Nei primi giorni del 1969 Mick Jagger, leader dei Rolling Stones, scrisse ed Escher, con modi gentili e chiamandolo per nome, per chiedergli di disegnare la copertina del loro nuovo LP, Let it bleed.
Il 20 gennaio Escher rispose indirizzando la missiva a Peter Swales, come indicato da Jagger:
Egregio Signore,
Alcuni giorni fa ho ricevuto una lettera dal signor Jagger che mi chiede di disegnare un quadro o di mettere a disposizione un mio lavoro inedito da riprodurre sulla custodia per un LP. La mia risposta a entrambe le richieste deve essere no, in quanto voglio dedicare tutto il mio tempo e la mia attenzione ai tanti impegni che ho contratto. Non posso assolutamente accettare ulteriori incarichi o perdere tempo per la pubblicità. A proposito, la prego di dire al signor Jagger che non sono Maurits per lui, ma
Molto sinceramente,
M. C. Escher.
Perché sono partito con il racconto di questa storia?
Fondamentalmente per tre motivi:
Il primo è che qualche giorno fa è stato il mio compleanno: nulla di speciale, solo una candelina in più. Poi una persona, anzi a essere sincero più di una, mi ha detto: “Bloccati il calendario, andiamo a vedere una mostra”. Io sono sempre un po’ restio a queste cose, predico bene e a volte razzolo male, sono un control freak che per anni ha fatto fatica a dire “no, non ci sono”. Oppure, molto più semplicemente, “no, non voglio”. Alla fine lo slot l’ho bloccato sul calendario, e sono andato a vedere la mostra di M. C. Escher. E sapete che è successo? Che il mondo è andato avanti lo stesso, che il mio team ha portato avanti i progetti e che a me sono venute più idee (diventate azioni, su questo ci torneremo) davanti alle sue tele che davanti allo schermo di un pc.
“Per me è ancora da chiarire se il gioco di figure bianche e nere appartenga al regno della matematica o a quello dell’arte” (M. C. Escher)
Se ci pensi, anche per chi si occupa di marketing e comunicazione è così. Siamo nel regno della matematica o in quello dell’arte? La creatività è ancora così importante oppure sono i numeri a decidere e guidare le nostre azioni? Chi lavora oggi nel nostro settore si trova in un territorio ibrido, dove l’intuizione deve fare i conti con le dashboard. La creatività non è morta, ma ha cambiato forma: non basta più “avere un’idea”, serve saperla testare, modularla, renderla scalabile. In un’epoca in cui gli algoritmi decidono chi vede cosa, - questa settimana un post de La Content ha superato i 4000 like, oltre 1000 salvataggi e ci ha permesso di raggiungere i 10.000 follower su Intagram - il vero valore sta nel sapere dove fermarsi a pensare, e pensare è faticoso.
Ci siamo illusi che l’IA avrebbe fatto gran parte del lavoro al posto nostro, e certamente ci ha tolto e ci sta togliendo le parti più noiose come ad esempio quello di fare una minuta della call appena chiusa o esportare gli indirizzi mail dei prospect in un tool di lead generation. Ma non avevamo messo in preventivo che la parte di pensiero e di responsabilità dei flussi sarebbe diventata ancora più impattante. Oggi, posizionarsi significa scegliere una postura: essere chi ottimizza o chi immagina, chi rincorre o chi traccia.
Insomma, è una questione di matematica e arte, un po’ come nei quadri di Escher.
Il secondo punto su cui mi voglio soffermare è il tono della lettera, la forma della scrittura: Escher risponde seccato ad una persona famosa che, evidentemente, dà per scontato che la risposta sarebbe stata positiva. Facci caso: non c’è niente di peggio che dare per scontato, un sì come un no. In entrambi i casi, molto probabilmente, otterremo un no. Jagger non solo chiama l’artista con il soprannnome, pur chiedendo di rispondere al suo assistente anziché direttamente a lui. Non sappiamo se Escher abbia effettivamente fatto un affare, ma è molto interessante il modo in cui l’artista difende “gli impegni contratti” e il suo tempo: Non posso assolutamente accettare ulteriori incarichi o perdere tempo per la pubblicità. Ah, poi le copertine dei dischi le ha fatte lo stesso, e anche con gruppi di discreta rilevanza.
Terzo e ultimo punto: lo stile epistolare. Qualche anno fa ho tenuto un corso per Scuola Holden - si chiamava “più forte ti scriverò” - in cui approfondivo i meccanismi della scrittura di lettere.
Un esercizio di verità, non di esattezza
Esistono ancora? Mia madre lavorava all’ufficio lettere smarrite: quando da bambino andavo a trovarla alle Poste, guardavo quei sacchi di juta e immaginavo quante persone non avrebbero mai ricevuto quelle lettere e quante parole non sarebbero arrivate a destinazione. Oggi abbiamo a disposizione strumenti potentissimi per far arrivare le nostre missive ovunque vorremmo, ma non ne scriviamo più. Facciamo domande per avere risposte (immediate), non per aprire universi. Scrivere una lettera aiuta ad aprirsi, c’è tutto il tempo per rispondere alla domanda più difficile di sempre: “Come stai?”. Non è un esercizio di esattezza, ma di verità: ci si può dilungare su avvenimenti apparentemente futili e saltarne altri fondamentali, a seconda della corrente emotiva del momento.
È per questo che, proprio davanti ai quadri di Eschel, ho deciso che L’ho fatto a Posta cambierà format nei prossimi mesi: diventerà una scambio di lettere - altrimenti cosa l’ho fatto a posta a fare? - tra me e alcuni ospiti che hanno voglia non di farsi intervistare, ma di rispondere ad una mia missiva. Magari non come Mick Jagger, ecco.
Con questa novità dovrei salutarti, ma ho ancora delle cose da dirti, per cui andiamo con la formula - Io sono Cristiano Carriero, speaker, autore e storyteller, e questa è L’ho fatto a Posta, la mia nicchia di lentezza in un mondo che va troppo veloce - e proseguiamo. Adoro le presentazioni messe nel mezzo, come con le band!
Will Smith che mangia spaghetti (Veo3)
Durante il Google I/O 2025 è stato presentato Veo 3, il modello AI in grado di generare video realistici con audio, dialoghi e movimenti coerenti, partendo da semplici prompt testuali o immagini.
È un salto tecnico notevole, ma forse la vera notizia è un’altra: la produzione video sta diventando così accessibile da spostare l’attenzione su cosa si racconta, non come lo si realizza (anche se siamo ancora nell’ambito della sperimentazione)
Uno degli esempi usati da Google per mostrare il progresso è la rigenerazione del celebre (e involontariamente inquietante) video AI di Will Smith che mangia spaghetti. Guarda la differenza tra quello del 2023 e quello dell’anno successivo. L’ultima versione (2025), generata da Veo 3, è sorprendentemente credibile — e proprio questo confronto rende evidente quanto rapidamente stiano evolvendo questi strumenti.
In questo scenario, lo storytelling – la scrittura, la regia, la visione – torna a essere il vero punto di distinzione. A brevissimo vedremo reel realizzati con questi tool, o faremo formazione con degli avatar lavorando su prompt sempre più distintivi.
La creatività resta, per ora, fuori portata degli algoritmi. E forse è lì che vale la pena investire.
Stai investendo su YouTube?
Lavoro nell’ambito dell’influencer marketing e della content creation da più di 10 anni. Ogni volta che propongo YouTube ad un cliente, la risposta è (quasi) sempre la stessa: “Sì, lo usiamo come repository”. Ma cos’è, veramente, una repository? Ne ha parlato nella sua newsletter Alessandro Mininno, founder di Flatmates:
Una scatola? Un deposito, un magazzino? E perchè mai un’azienda dovrebbe avere un deposito a cielo aperto, visibile da tutti i clienti? È come se l’Esselunga lasciasse aperta la porta del magazzino prodotti dicendo “Ma sì, va bene così, magari qualcuno li vede”. Non ha alcun senso.
Per un brand, - scrive Mininno - la prima grande scelta è tra l’influencer marketing e l’apertura di un canale proprio.
Sono due modalità diverse, che rispecchiano differenti approcci.
Se vogliamo raggiungere molto rapidamente un’audience esistente, l’influencer marketing (la produzione di video con i content creator, pubblicati sui canali degli stessi) è la scelta migliore. Quello che guadagniamo in velocità lo perdiamo in controllo: per massimizzare l’efficacia, il content creator deve avere mano libera sulla costruzione del messaggi. Funziona molto bene ma non è una scelta adatta per i brand deboli di cuore.
Se invece per qualunque motivo vogliamo costruire un’audience proprietaria (magari perchè pensiamo che YouTube, essendo qui da 20 anni, ci sarà per altri 20), forse creare un canale per il brand può essere la scelta migliore. Richiede costanza e pazienza, i risultati ci possono mettere un po’ ad arrivare, ma quando l’audience c’è, rimane.
Puoi leggere la sua bellissima newsletter qui.
Da consulente, uno dei consigli che dò ai brand oggi è questo:
Ovvero passare da un sistema separato di servizi, ad uno integrato in cui la produzione di contenuti di storytelling (video su tutti) e il coinvolgimento dei creator faccia parte della strategia di content e social media.
Naturalmente se apri un canale YouTube allenati sui titoli.
Umano collettivo
È il filo conduttore del cartellone della stagione di prosa del Comune di Bari con Puglia Culture. È un invito a riconoscersi una comunità emotiva, culturale e sociale.
Una comunità nella quale anche la comunicazione e lo storytelling hanno un peso specifico enorme. Nell'era delle paure (sì, perché il marketing è su questo che gioca, sulla paura), dell'ansia sempre presente, degli agenti artificiali, e del tempo che non è mai abbastanza, anche se ora possiamo lavorare più velocemente - "e allora perché non lavorare sempre di più?" - “umano” è stata la nostra risposta.
Abbiamo il dovere di porci domande trasformative. Storytelling Festival entra a far parte della stagione. Non solo di un manifesto o di un cartellone, ma di una stagione molto più lunga e intensa di cultura e responsabilità. Di parole da scegliere e centellinare. La comunicazione e lo storytelling come linguaggi multipli, complessità da semplificare e non banalizzare, intelligenze artificiali e non artificiose. Siamo chiamati ad una missione umana e collettiva, non individuale. A far sì che le storie accadano, ad orientarci in tempi incerti.
Approdare sul palco del Piccinni, storico epicentro culturale per la città di Bari, è un grande traguardo perché significa veder riconosciuta la cultura dello storytelling e il valore della narrazione come linguaggio trasversale, capace di connettere mondi apparentemente distanti come quello del marketing e quello della cultura.
Grazie a chi ha scelto di esserci, a chi ci sta supportando, a tutte le candidature ricevute e che stiamo ancora valutando. Il 24 e 25 ottobre si va in scena, i biglietti sono già disponibili sul nostro sito.
Se vuoi supportare il Festival, scrivi a cristiano@lacontent.it o chiamami al 3386287834
Nelle prossime settimane annunceremo il main sponsor di questa edizione!
Money Talks, parlare di soldi non è peccato
Saper fare bene il proprio lavoro non basta. Puoi essere preparato, puntuale, con anni di esperienza alle spalle, ma se non sai raccontare il tuo valore, se ti senti a disagio nel parlare di soldi, allora finirai (prima o poi) per accettare meno di quanto meriti. E non è solo una questione di personal storytelling: spesso è il momento in cui devi dire “quanto costa” a bloccarti.
Perché non sei sicuro che valga davvero così tanto. Perché temi che l’altro ti giudichi.
Money Talks ed è un videocorso a cura di Nicolò Andreula, amico oltre che professionista che stimo tantissimo, pensato per aiutarti a parlare di soldi con più naturalezza, ma anche con più consapevolezza. È un percorso che nasce da chi ha vissuto sulla propria pelle le stesse domande, gli stessi dubbi, le stesse difficoltà. E oggi può darti strumenti concreti per affrontarle in modo diverso.
Il corso è appena uscito ed è disponibile per due settimane a prezzo scontato. Se questo è un tema che senti tuo, il momento giusto per iniziare potrebbe essere adesso. Lo trovi qui!
I miei prossimi appuntamenti, aka dove possiamo vederci (spoiler: in Emilia- Romagna)
Mercoledì 28 giugno sono in Officine Credem per: Dialoghi con l'IA: sfide etiche e giuridiche con Francesca Lagioia.
Giovedì 29, Nobilita (Festival sul Lavoro), Reggio Emilia.
Il 3 giugno, HappyMinds a Ravenna per parlare di Presenza, il mio ultimo libro edito da Franco Angeli. Tutte le info qui
Il 4 giugno sono speaker al WMF con “Tutti i format dello Storytelling”
Il 5 giugno sono moderatore della sala creator sempre al WMF a Bologna (se passi a trovarmi, ti offro un caffè)
Il 6 giugno presento Presenza (sempre al WMF) e, insieme all’amico Giorgio Soffiato e a Maurizio Vedovati, diamo vita al panel: Fare Marketing nell’Era dell’Intelligenza Artificiale. Competenze, Ruoli e Visioni per il Futuro.
Substack mi dice che sono andato lungo, me ne farò una ragione. Fa buon weekend!