Racconta la vita di chi ti ascolta, non la tua
Dove si parla di un Festival al centro della Sardegna, di una passeggiata con Federico, di una chiacchierata con Skande, di pennette alla vodka e lampatzu e della frustrazione dello storyteller.
“Ogni volta che parte un bancale di vino per l’Europa, noi abbiamo un intero camposanto che fa la Ola” (I Garagisti di Sorgono)
Ieri mattina passeggiavo per le vie di Sorgono con Federico Favot. Ci siamo conosciuti un anno fa in un altro borgo della Sardegna, Laconi, sempre grazie a Once Upon a Place. Torniamo volentieri in questi luoghi, perché le idee che vengono qui non vengono altrove.
È una questione di tempo, di qualità dell’aria, di geografia.
Tornando da Laconi, un anno fa, mi inventai Forme il corso di scrittura e design del racconto m. Scrissi tutto su un taccuino, in aereo, una settimana dopo uscimmo con la landing page. Le idee di Federico non sono mai banali: “Ho comprato due microfoni. Passeggiamo e registriamo un podcast. Ti va?”
E così, dopo aver fatto colazione - lui si sveglia alle 4.30, la mia alba arriva un paio di ora più tardi - ci siamo incamminati. “Compro cose come questi microfoni perché poi sono costretto a usarle” mi dice Federico. “Io fisso date di eventi, perché poi sono costretto a farli davvero”, gli rispondo. Ci piace, vedere l’effetto che fa. Camminiamo per un’ora, parliamo di tanti argomenti in modo naturale. Nasce tutto spontaneamente, come i vitigni del Mandrolisai o il lampatzu, un’erba che si trova solo qui e con la quale si fa una zuppa clamorosamente buona. Nulla di costruito, rispettiamo i nostri tempi e quelli dell’ambiente che ci circonda.
Siamo tre voci: io, lui, il territorio.
“La verità - gli dico alla fine della passeggiata - è che camminando i pensieri si levigano. È una regola fisica”.
Se volete saperne di più di questa chiacchierata, seguite il podcast di Hacking Creativity.
Qui una vecchia puntata:
Ma tu che ci facevi a Sorgono?
Io ho parlato di un progetto che mi sta molto a cuore, quello de Il mare a sinistra. Una strategia di attrazione e valorizzazione di talenti nata da una immagine, una storia: un viaggio di ritorno da Nord a Sud con il mare che, ad un certo punto, irrompe. A sinistra appunto.
Ogni progetto ha bisogno di una buona dose di utopia (auto.cit.)
I progetti più belli nascono da una storia. A volte può trattarsi di un immaginario comune, una epifania capace di generare uno storytelling partecipato e partecipativo. Quella de “Il mare a sinistra” è una storia di ritorni, ma anche di nuove andate. Tornare per restare, venire per stare. La Puglia come centro gravitazionale di un vivere nuovo. È stato un grande privilegio, per me, raccontarlo nel cuore della Sardegna.
Once Upon a Place è uno di quegli eventi che per me rappresenta lo spartiacque della stagione. Il momento per staccare e venire qui a far ossigenare i pensieri, ad incontrare amici, a scoprire luoghi in cui probabilmente non riuscirei a venire mai. A vivere la vita di un borgo di 1500 abitati, iniziare la mattina dal barbiere (che lusso, andare dal barbiere prima di iniziare a lavorare, l’ho scritto anche nel diario della gratitudine); poter dire “Mi spiace, non posso fare la call, qui non prende. Ci sentiamo lunedì”. E a tornare con tante idee, figlie di incontri meravigliosi come quello con Riccardo Scandellari.
Non raccontare la tua vita, racconta quella di chi ti sta ascoltando (Riccardo Scandellari)
Ci incontriamo all’aeroporto di Bologna, mercoledì mattina alle 6. Sì, avrete capito che questa puntata è la somma di una storia di tante albe. Iniziamo a chiacchierare, entrambi siamo diretti a Cagliari, per poi proseguire verso il quarantesimo parallelo della Sardegna. Era da tanto che non ci vedevamo di persona, il tempo di scoprire che:
Siamo entrambi ossessionati dalla puntualità e arriviamo almeno un’ora e mezza prima del volo (anche se è alle 7.50)
Siamo entrambi convinti che grazie all’intelligenza artificiale chi scrive male scriverà comunque male, ma più velocemente. (E no, non è una critica allo sviluppo dell’IA)
Che per tutti e due è totalmente inutile abusare della SEO, se chi ti trova scopre più facilmente che i tuoi testi fanno schifo (questo lo sostiene anche Claudio Visentin di Scuola del viaggio).
Che la comunicazione è conoscenza, ma anche (soprattutto) coscienza.
Che certi incontri generano contenuti, dibattiti, crescita professionale.
Sentire parlare Riccardo è un piacere, è una di quelle persone che ti fa venire voglia di studiare, di rimettere in discussione le convinzioni, di modificare gli approcci.
Gli ho anche strappato una mezza promessa di venire a Bari a ottobre, allo Storytelling Festival.
Tra le experience più belle fatte in questi giorni, sicuramente la visita ai Garagisti di Sorgono. Non tanto e non solo per aver assaggiato i loro vini, dal Cannonau al Mandrolisai, ma per aver ascoltato la loro storia. Quella dei nonni che producevano il vino in garage, e per i quali era un grandissimo successo già superare i confini della Barbagia. Ecco perché mi sono emozionato quando hanno detto:
“Ogni volta che da qui parte un bancale per l’Europa, c’è un intero camposanto che fa la Ola”.
Tre storie che vorrei raccontarti prossimamente e che mi sono ricordato partecipando a Once Upon a Place:
Il balcone di Giulietta non è mai esistito. È stato costruito grazie alla brillante idea di un sovrintendente al turismo di Verona, lì dove c’era solo una ringhiera. È finto? No. È finzione, sì. È diverso.
La canzone Funiculì Funicolà fu composta da Peppino Turco e Luigi Denza su commissione. È uno dei primi casi di branded content. Serviva a riposizionare la funiculare vesuviana nella mente dei napoletani, che si ostinavano a ritenerla inutile. La funiculare era stata progettata da un milanese, su idea di un magnate ungherese, tale Obleight. Entrambi non capivano perché i napoletani si ostinassero a non voler raggiungere la cima del Vesuvio in tempi più brevi. Non avevano capito che per i local non era importante tanto il tempo risparmiato, ma il modo. Lo spirito del viaggio stesso. E nacque il famoso jingle “Jamme, Jamme n’gopp jamm ja”.
Gli spaghetti all’assassina sono un piatto della tradizione barese, ma non della ristorazione barese. Lo diventano grazie ad un storia che si sviluppa velocemente grazie ai romanzi, alle serie TV (su tutte Lolita Lobosco) e ad un racconto che è molto più fiction di quanto si pensi.
Cosa resterà della cucina anni ‘80
Un decennio in cui, prima dei reality show sugli chef e dei vini naturali, la cucina italiana e non si muoveva tra ricette assai ardite come le penne alla vodka (disco souce per gli americani, c’è anche un documentario), il cocktail di gamberi, il risotto alle fragole. Non si può non ammettere che abbiano avuto un ruolo a tavola, in un periodo in cui il massimo dell’esotico era il ristorante cinese e quando si andava fuori nessuno voleva mangiare “come a casa”.
Una parentesi culinaria di esperimenti, spesso assurdi, talvolta mostruosi, che ci racconta, però, di una fase di gioiosa sperimentazione, in cui prendevamo la cucina - e non solo - un po' meno sul serio.
Ne parla Lucy, in un pezzo di Letizia Muratori: Chi ha paura delle penne alla vodka.
Tra un eterno passato semplice, frugale, genuino, e il culto odierno del cibo: sempre rivisitato, sofisticato, ma sano, rispettoso dell’ambiente, c’è una lunga parentesi di esperimenti assurdi cui vale la pena dare un’occhiata, tanto per farsi un’idea.
Volevamo tutti essere artisti, poi.
Ne ho parlato nel podcast Videns, di Studio Riprese Firenze. Abbiamo analizzato alcuni commercial, parlato di Heinz e dei paninari, di Volvo e del suo storytelling, di New Martina, ma soprattutto della “frustrazione del pubblicitario”. Se hai tempo, qui trovi tutto il video podcast:
Io sono Cristiano Carriero, fondatore de La Content, storyteller, speaker e autore, e questa è L’ho fatto a Posta. Grazie per avermi letto fino qui, nonostante anche Substack mi abbia scritto che “queste newsletter sono troppo lunghe per le email”.
Ti saluto ricordandoti che:
Se sei una azienda o l’organizzatore/ organizzatrice di un evento e vuoi contattarmi come speaker, la mail è cristiano@lacontent.it. Mi fa piacere parlarne!
Se cerchi altre belle newsletter le trovi qui
Se vuoi venire allo Storytelling Festival, i biglietti sono già in vendita (anzi, la metà sono andati). Se vuoi esserne partner, scrivimi.
Sarò speaker al WMF, quest’anno a Bologna! (notizia dell’ultim’ora)
Abbiamo fatto una partnership con Lucy Sulla Cultura per i corsi di scrittura. Il prossimo è a Bologna e si chiama Il giro del mondo in 12 libri. Tutti i corsi qui.
Credo sia tutto, o quasi. Anzi aspetta!
Ti va di fare un gioco? Questa idea mi è venuta in aereo. Ho scoperto che mi vengono tante belle idee in aereo, e non penso ci voglia un genio a scoprire perché: siamo off line.
Per cui, metti il telefono in modalità aereo per un paio d’ore questo weekend.
Poi mi mandi un messaggio su Whatsapp - 3386287834 - e mi dici che idea ti è venuta e sulla quale lavorerai nei prossimi mesi. Condividerla con qualcuno, in questo caso con me, ti aiuterà a mantenerla. Vuoi scommettere?
ps: ti chiedo scusa per eventuali refusi, ho scritto questa puntata dal treno mentre torno dalla Sardegna. E infatti sono anche in ritardo. Spero mi perdonerai!
Che bella questa puntata, ed è proprio vero che le idee che vengono in Sardegna non vengono da nessun’altra parte ✨
Ti verrebbe da ridere se ti raccontassi che idea mi è venuta in mente