Senza storytelling, la realtà non interessa a nessuno. (Andrea Marcolongo)
Giovedì sera sono rimasto ad ascoltare Andrea Marcolongo fino a alla fine della sua lezione (per Forme, un corso di scrittura che ho ideato per La Content). Ci ha parlato di narrativa non fiction, di come nasce un saggio e del perché la saggistica è un genere destinato a crescere sempre di più. Non faccio fatica a dire che ho amato, e tanto, il libro – tradotto in più di cinquanta Paesi – di Andrea.
In una slide ha spiegato una serie di cose: che non si sarebbe mai aspettata il successo di un libro che parla di greco antico, che tanti editori le avevano persino sconsigliato di scrivere e che proprio per questo motivo lei ci ha messo dentro una serie di aneddoti che avrebbe raccontato “solo ai suoi parenti più stretti”, perché quelli, di fatto, sarebbero stati i lettori del libro. È molto affascinante questo passaggio: scrivere come se nessuno dovesse leggerti, metterci dentro tutto te stesso e te stessa, intimità e passione. Andrea – che è una donna, lo scrivo solo a vantaggio di chi non la conosce – ci ha ricordato che non si impara il greco leggendo il suo libro. E questa è un’altra caratteristica importantissima del saggio: “È solo una storia, la mia”.
Dobbiamo partire da storie di cui siamo appassionati, esperti, cultori. C’è una storia che ti appassiona davvero tanto? E che magari aspetta di essere raccontata? La ricetta di Andrea è stata questa: amo il greco, ho vissuto un’esperienza diversa da quelle che solitamente vengono raccontate – il greco è fatica e sudore, nottate sul dizionario e interrogazioni che ancora oggi fanno tremare –, punto su alcuni argomenti molto forti che sostengono la mia tesi, ovvero che il greco è l’unica lingua ad avere una forma verbale che esprime il desiderio, l’ottativo, mentre non ha alcuna forma verbale per il futuro.
Perché il futuro lo viviamo nello stesso momento in cui lo pensiamo. E lo realizziamo. Il futuro è presente
A proposito di futuro prossimo: a luglio lavorerò da Liverpool. Ho deciso di dare continuità al progetto di migliorare il mio inglese e sarò ospite di un’agenzia di comunicazione inglese: BlazeMedia. La mattina frequenterò un corso, il pomeriggio lavorerò da lì: spero di imparare cose nuove, di mettere a disposizione il mio know-how e di contaminarmi con una realtà diversa.
Le storie diventano
In settimana abbiamo organizzato un nuovo evento da Aon. Abbiamo parlato di D&I (Diversity e Inclusion) con Pegah Moshir Pour, ma soprattutto con quattro aziende di cui ho apprezzato molto le iniziative: Contship Italia, Gruppo CAP, Capgemini e Aon stessa.
Faccio un lavoro bello (che è diverso da un bel lavoro).
Diamo forma alle storie che scriviamo, ai progetti che pensiamo. Per me non c’è niente di meglio che partire da una parola, un’idea, un concept e vederla diventare strategia, campagna, pitch, evento. Well-being day prima, well-being week poi. Perché le storie sono ipernarrazioni e raccontarle non basta più.
Bisogna farle diventare.
Fuoriclasse
A luglio facciamo anche gli ultimi due Fuoriclasse della stagione e te li consiglio per due motivi: sono utilissimi, attualissimi e, visto che siamo vicini alle ferie – o alla pausa, io preferisco chiamarla così –, in super offerta: 49 euro anziché 79 euro.
Venerdì prossimo, 7 luglio, parliamo di LinkedIn per i professionisti con la bravissima Roberta Zantedeschi.
Il 25 luglio, invece, parliamo di SEO e AI con un master della materia: Daniele Pignone.
Sono (pochi) soldi ben spesi, vedrai.
La trilogia del Titanic
Nel suo ottavo album, Francesco De Gregori scrive un concept album. Se la proposta di base era creare qualcosa che trattasse del disastro dell’umanità, dell’apocalisse, ci è riuscito. Per farlo ha scelto un evento storico che risiede nella memoria – basti pensare anche ai recenti accadimenti – e nel cuore di tutti: l’affondamento del Titanic. L’ispirazione, è noto, proviene da una lettura di Enzensberger, l’Affondamento del Titanic.
Pubblicato nel 1982, contiene tre tracce dedicate al Titanic. In apertura c’è L’abbigliamento di un fuochista e di seguito Titanic e I muscoli del capitano.
Il primo brano è un dialogo fra una madre e un figlio, che viene utilizzato come mezzo per creare uno sfondo per introdurre la storia. Si parte dal punto più basso della nave – immaginiamo i tre piani di Eshkol Nevo –, la caldaia. Quella dove i fuochisti devono lavorare “sotto al livello del mare / In questa nera nera nave che dicono che non può affondare”. Il secondo brano è molto più esplicito, dà il titolo all’album e il testo poggia tutto su una metafora: quella della distinzione in classi.
Quelli che viaggiano in terza classe sono i “cafoni” – in alcuni concerti, De Gregori li trasforma in terroni – che lì stanno anche bene: si sentono trattati da signori e quella cuccetta è sicuramente migliore dell’ospedale. D’altra parte, una ragazza di quindici anni è felice del suo nuovo cappello, mentre con le altre viaggia in prima classe. Oltre a configurare una vera e propria scala sociale, De Gregori riesce anche a inserire dei riferimenti all’iceberg, famoso per essere la causa dell’epilogo tragico: “E con il ghiaccio dentro al bicchiere / Faremo un brindisi tintinnante / A questo viaggio davvero mondiale e a questa luna gigante”.
Il terzo è un brano futurista – “la nave è fulmine, torpedine, miccia, scintillante bellezza, fosforo e fantasia” –, la conclusione della trilogia, ed è riferita al capitano. Qui il testo procede quasi a scatti. Il capitano che di solito non ha paura ed è ben saldo, come un’ancora, non sa quello che lo aspetta: “Ma capitano non te lo volevo dire / Ma c’è in mezzo al mare una donna bianca”. Forse troppo sicuro di sé, il capitano asserirà che si può andare avanti tranquillamente. Una visione ottimistica, una falsa tranquillità, che non cambierà il destino delle cose.
C’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole, andiamo avanti tranquillamente. (Francesco De Gregori)
Ed è proprio questo lo speech che porterò a The Neverending Storytelling, il primo Festival dedicato alle storie che non finiscono mai e che ti insegna come imparare a raccontarle. Fossi in te, verrei, anche solo per sentirmi cantare: ci vediamo il 27 e 28 ottobre, AncheCinema, Bari. In più ci saranno Francesca Marchegiano, Nicola Lagioia (sì, lui), Claudio Riccio, Federico Favot, Pegah Moshir Pour, Silvia Schiavo, Nicolò Andreula, Gianvito Fanelli con la sua “Vita Lenta” e Ilaria Carofiglio. E tante altre sorprese.
Se vuoi prenotare il tuo posto questa settimana (entro il 7 luglio) – quindi prima ancora che esca il sito – e pagare solo 79 euro anziché 129 euro, mandami un’email a cristiano@lacontent.it con scritto solo: “Io ci sono” e ti invio tutto.
Sì, facciamo fattura.
Sì, c’è l’attestato.
Sì, puoi pagare con PayPal (info@lacontentacademy.it) o con bonifico.
Sì, ti facciamo conoscere tutti gli speaker.
Sì, se sei una azienda, ci sono formule customizzate.
Ti aspetto a Bari, porta le tue storie
Io sono Cristiano Carriero, imprendautore, storyteller e speaker e questa è L’ho fatto a Posta. Grazie per tutto quello che fai per questa newsletter. Perché la segui, perché la condividi, perché la sostieni. Se posso fare io qualcosa per te, sono qui. Davvero, chiedi e, se potrò fare qualcosa, lo farò volentieri.
Ti abbraccio.
P.S. Oggi sono a Yell, Culture Digitali & Lorem Ipsum a Barletta. Un evento in spiaggia sul digital dedicato a chi desidera approfondire con panel, workshop e podcast live i trend del momento e le nuove sfide legate al settore.
Se sei qui, palesati o mandami un messaggio al 3386287834.
P.P.S. Se ti piace questa newsletter, non perderti quelle di Newsletterati!
Ciao Cristiano, penso e scrivo subito dopo aver letto la tua newsletter.
Da un po’ di anni mi interrogo sul senso del mio mestiere oggi.
Insegno letteratura in una scuola tecnica e non so farlo mentre i miei studenti dormono o di annoiano o si perdono nei meandri di inutili tecnicismi.
Per me leggere è viaggiare, immaginare, vivere spazi nuovi e diversi confini e la letteratura DEVE generare entusiasmo.
Perciò prendo le tue parole e mi dico che “insegnare letteratura non basta più, bisogna farla diventare”.
Cerco con La Content di aderire e comprendere e contaminarmi nella comunicazione per consentirmi di creare altre forme alla letteratura e generare nuovi e diversi entusiasmi letterari e no.
Credo che la formazione umanistica a questo sia chiamata e ti ringrazio Cristiano con i ragazzi de La Content per aver ridato forma alla mia professione e a me.
La vostra formazione non passa dai canali MIM, ma è l’unica che lascia una traccia perché si costruisce nel presente e genera futuro e nessun canale istituzionale, purtroppo, è in grado di farlo.
Grazie ancora e davvero complimenti per quello che sei riuscito a costruire.