Se la storia non c'è
Le elezioni incombono, ma non c'è una visione a lungo termine. Non c'è futuro, non ci sono parole nuove, non ci sono trame coinvolgenti. In poche parole: non c'è una grande storia che ci muove.
Domani andrò a Bari per votare, ma non ho ancora deciso per chi.
Credo di non essere l’unico e penso di aver capito anche quale sia il principale problema. Cercherò in ogni modo di evitare retorica, il “Tutti sono uguali, tutti rubano nella stessa maniera” – 10 punti Grifondoro per chi capisce la citazione senza cercare su Google – e andrò dritto al punto.
Non c’è una storia
E sai qual è la cosa veramente grave?
Non avere una storia non vuol dire non avere una comunicazione: ci sono dei professionisti bravissimi che lavorano alle elezioni, nessuno lo mette in dubbio. Hanno scelto copy interessanti, brevi, incisivi. Hanno preferito evitare i programmi perché sono giudicati noiosi e “poi nessuno li legge davvero”, ma tant’è. Il tema è un altro: hai una storia se hai un’idea, se hai una visione, se hai un progetto. E viceversa puoi avere una visione se inizi a raccontarla, a condividere, a capire che certe parole toccano le corde delle persone. Eppure le parole sono sempre le stesse, sono furbe e anche abbastanza vuote, ormai. Il presente è talmente incombente, con i suoi problemi, quelli che tutti conosciamo (i rincari, le bollette della luce, l’immigrazione, il metano), che nessuno parla davvero di futuro, di progetti a lungo termine. Nessuno si prende la responsabilità – ah, che termine meraviglioso e quanto l’avrei voluto sentire, responsabilità! – di cercare una parola nuova.
Circostanze, scelte, cambiamento
Nessuno parla davvero di ambiente. L’unico neologismo interessante l’ho sentito da Achille Occhetto, anni ottantasei, che ha parlato di ecosocialismo e della fine del socialismo reale. In compenso, ci troviamo tutti i candidati su TikTok a fare il verso alla Generazione Z. Nessuna storia per loro, come se usare lo stesso media fosse l’unico modo per coinvolgerli. Le grandi storie, invece, sono prima di tutto azione. Le storie incantano, non illudono. Le storie muovono. E invece questi stanno facendo fatica persino a farci muovere per andare a votare.
Nelle storie ci sono i protagonisti – e saremmo noi, non loro –, le circostanze (e le hanno raccontate male), le scelte e i cambiamenti. Io, in questa campagna elettorale, non vedo nulla di tutto questo. E ripeto, non è un problema di comunicazione. Come per ogni progetto, lo storytelling fa parte del progetto stesso. E se manca uno, manca l’altro.
Il bello della diretta non è mai il bello
Qualche giorno fa, ho moderato il Team Culture Day di Finlogic. A me piace la parola “evento” più di “convention”, è una questione di dettagli: gli speaker giusti, i tempi, i modi. Il tono di voce, le luci, la musica. Le pause. Il networking. La sincronia tra parole e immagini, tra presenza e slide. Il “bello della diretta” che non è mai “il bello”, ma è spesso un inconveniente, e a questo finto bello preferisco e preferiamo rispondere con la preparazione. Perché l’esperienza ti insegna che lì dove può accadere qualcosa, tu devi essere pronto e non improvvisare. Avere un piano B, ma anche un C, un D e tanti altri ancora. L’evento che abbiamo organizzato per Finlogic lo abbiamo dedicato al tema della squadra. Cos’è un team, come funziona, quali sono i ruoli, la metafora e l’anti-storytelling dello sport.
«Bello il discorso di Ogni maledetta domenica, vero, ma i miei giocatori non vogliono sentire quel discorso. Vogliono sapere se li pagheremo, se la casa è compresa nel contratto e vogliono sapere cosa devono fare in campo. A motivarsi ci pensano loro, perché sono professionisti», ha detto Michele Dalai, amico e presidente delle Zebre Parma Rugby.
Ci siamo fatti guidare da Michele, da Federico Buffa – che ha raccontato i leader silenziosi della nazionale di calcio del 1982 –, da Maurizia Cacciatori. È ridondante che dica che è stato un privilegio essere sul palco con loro, come ho scritto su Instagram.
Ci vediamo a ottobre?
Sono tante le belle occasioni per vedersi nelle prossime settimane: sarò al Brand Festival dal 2 ottobre. Il giorno prima, Fabio Fanelli e Leandra Borsci condurranno, per La Content, un panel molto particolare: “Lo spettacolo del mercato, lab teatrale di storytelling”. Il laboratorio prende le mosse dalle origini di ogni dinamica di compravendita: il mercato di strada. Comunicare ripartendo dal mercato, dalla sua atmosfera, dai suoi riti. Il modulo formativo è stato concepito da Andrea Fontana e realizzato da Fabio Fanelli e Leandra Borsci. Le info le trovi qui. Non ci sarò io, ma fidati che loro sono più bravi di me.
Qualche settimana più tardi, ci vediamo a Bari, a La Masterclass de La Content. Ne ho già parlato in altre newsletter per cui non mi ripeterò: se cerchi info, le trovi a questo link.
A fine ottobre sarò a Bologna per gli Storytelling lab di Studio Samo. Mi dicono anche che il codice CARRIERO15 dà diritto al 15% di sconto.
Insomma, vediamo di incontrarci.
Copy junior cercasi
Ad Archiproducts stanno cercando un copy. Nella descrizione troverai diversi riferimenti al “cosa” dovrebbe fare e un bel po’ delle qualità del “dove” lo farebbe – le altre s’impareranno nella vita aziendale, di una gran bella azienda!
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Se, poi, vuoi fare un bel corso di Digital Storytelling, sappi che di offerte così te ne girerò tante.
Due parti di coraggio e una di speranza
Puoi sfruttare lo storytelling per cambiare in meglio il mondo che ti circonda. Imparerai che la narrazione consiste in due parti di coraggio e una di speranza. Ci vuole fegato per trovare la propria voce e raccontare la verità, eppure eccoti qua. Ti prego di considerare questa newsletter uno strumento di dialogo: se parlassi da solo, non avrebbe senso. Non ho più molta voglia di scrivere per il gusto di ricevere qualche like. Lo faccio per aprire un dialogo, come sta accadendo qui e ti ringrazio per questo. Per cercare, attraverso le storie, di fare il grande sforzo di portare la comunicazione a un livello successivo. Più scrivo, più mi impegno a spiegare le mie idee e a metterle in comune, più prendo coraggio. Fa’ lo stesso.
E poi c’è la speranza che le nostre idee facciano leva dentro qualcuno e si diffondano, che abbiano un valore, che portino qualcuno a prendersene cura. Qualunque sia la tua motivazione, il mondo ha bisogno – oggi più che mai – del tuo coraggio e della tua speranza, in egual misura.
Io sono Cristiano Carriero, e questa è L’ho Fatto a Posta. Fa’ buon fine settimana!
Grazie Cristiano. Mi trovi d'accordo e allo stesso modo, in crisi, sulla votazione. Sto facendo davvero fatica e so già che voterò davvero, come si dice "tappandomi il naso". L'alternativa è la scheda bianca.
Come sempre grazie per i tuoi spunti.