Sei più volpe o riccio?
Dove si parla delle due storie che hanno cambiato il cinema italiano, di Claudia Cardinale, di enciclopedie, ricerche, Intelligenza Artificiale. Di pensare al margine e del peso delle email.
La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande (Isaiah Berlin)
I ricci sono quelli che si rifanno a un unico principio ispiratore, sulla base di una visione del mondo. Volpi sono quelli che si appassionano a modelli diversi e contradditori, senza un faro etico. Per esempio, secondo Berlin, ricci sono Platone, Lucrezio, Pascal, Hegel, Dostoevskij e Proust; e volpi, invece, Erodoto, Aristotele, de Montaigne, Erasmo da Rotterdam, Molière, Goethe, Puškin, de Balzac e Joyce.
Il 1963 – lo so, per raccontarti questa storia ho preso la rincorsa – è stato un grande anno per il cinema italiano. Vengono girati, contemporaneamente, due film tra i più importanti della nostra cinematografia, e non solo. Uno è diretto da un riccio, l’altro da una volpe. Si tratta di Luchino Visconti e di Federico Fellini. I film sono Il Gattopardo e 8 ½, ma questa storia – magistralmente raccontata da Francesco Piccolo in La bella confusione (qui puoi ascoltarne un podcast) –, ha alcuni eclatanti punti in comune. Su tutti, la presenza di Claudia Cardinale. L’attrice era costretta a fare la spola tra la Sicilia e Roma, e i due registi dovevano dividersela in base ad agende complicatissime da gestire. Tanto che nella scena dell’harem, una delle più famose di 8 ½, Claudia Cardinale non c’è. È un sogno, quello di Guido, e tanto basta a giustificarne l’assenza, anche se la vera ragione è che l’attrice è impegnata nella scena del ballo del Gattopardo e non può assolutamente lasciare la Sicilia. Visconti deciderà di doppiarla, Fellini sarà il primo a lasciare la sua spendida voce roca.
Anche i protagonisti dei due film sono una volpe e un riccio. Guido, il protagonista di 8 ½, è volpe. Il Gattopardo racconta che don Fabrizio, principe di Salina, è riccio. Tutti e due concludono la storia accettando la propria essenza. Mettendo insieme i due film, confrontandoli, marcando tanto le differenze e qualche somiglianza, si ha il bianco e il nero e il colore, la sceneggiatura originale e non originale, il finto e il vero, il chiasso e il silenzio, l’improvvisazione e la precisione; si tengono insieme il riccio e la volpe, e quindi si copre l’intero scibile creativo e intellettuale. E si mettono insieme l’accettazione della vita e l’accettazione della morte.
Forse è proprio confrontando queste due opere così importanti e così contemporanee che mi è venuta voglia di pensare e realizzare un corso come Forme. Perché Il Gattopardo è un libro – e ci sarebbe da raccontare tutta la storia di quel manoscritto rifiutato da tanti editori e poi recuperato in una portineria di Roma, dove rischiava di essere dimenticato per sempre –, ma grazie a Visconti (e a Burt Lancaster) diventa un capolavoro, soprattutto con la scena del ballo. 8 ½ è poco più di un’idea basata su una storia vera (realizzare un film su un regista che non sa che film fare), ma scena dopo scena diventa qualcosa di lineare e concreto nel suo essere onirico. La forma è decisiva, al pari del contenuto.
E tu sei più volpe o riccio?
Ho iniziato il mio corso di Prompt e di Intelligenza Artificiale generativa. La prima impressione è ottima, non riesco a vedere in questo (questi, innumerevoli) strumento un nemico, ma un prezioso alleato. Non penso che scriveremo meno né che scriveremo peggio. Né credo che l’Intelligenza Artificiale toglierà il lavoro a chi si occupa di scrittura e di contenuti. Semplicemente ci troviamo di fronte a una rivoluzione molto simile a quella già vissuta quando sono arrivati la stampa a caratteri mobili, la macchina da scrivere, il primo computer e infine i social network, come spiega questa chart qui sotto. Siamo in piena evoluzione, ma anche i siti di Prompt non vanno da soli, hanno bisogno di qualcuno che li guidi, che li indirizzi, che sappia – ancora una volta – dare una forma alle parole e alle informazioni. Che sappia banalmente decidere la temperatura delle parole. Il mio inguaribile ottimismo – non tossico, ricorda – mi porta a pensare che più che perdere posti di lavoro, se ne creeranno di nuovi. Sicuramente, siamo negli anni di un nuovo mestiere: il Prompt Designer.
Che caratteristiche debba avere è facile da intuire. Sappi che ci sarà bisogno sia dei ricci sia delle volpi.
Ti ricordi quando a scuola ci chiedevano di fare una ricerca?
Che differenza c’era tra chi di noi prendeva un’enciclopedia e iniziava a copiare e chi ne consultava tre o quattro diverse, chiedeva ai genitori o ai nonni, apriva un fumetto e magari metteva una videocassetta nel videoregistratore? La stessa che c’è oggi tra chi chiede a un tool di scrivere una cosa e chi sa maneggiare le fonti. È una differenza enorme. E, comunque, il corso di Prompt lo facciamo anche noi il 5 maggio. Sarà un pomeriggio intensivo con Federico Favot e Jacopo Perfetti: se vuoi informazioni, scrivimi pure – qui sotto o a cristiano@lacontent.it. Il costo è di 59 euro per te che leggi o che inoltri questa newsletter! Rispetto a quello che sto seguendo io, in sei lezioni, è una versione più light per avvicinarsi a questo mondo e iniziare a prenderne consapevolezza. Non potrai imparare le cose che apprendi in un corso più lungo, ma è un inizio e ti sarà molto utile.
Un alieno, un dio, un demone
Le intelligenze artificiali vengono spesso dipinte, anche dagli addetti ai lavori, come una tecnologia radicalmente diversa dalle altre: non un dispositivo o uno strumento ma un capitolo del tutto nuovo del progresso umano, le cui implicazioni e conseguenze sarebbero talmente abbondanti e profonde da incutere paura. Terrore. Un sentimento simile al sublime di cui scrivevano i romantici inglesi. Anche per questo aumenta ogni giorno di più il coro di chi vorrebbe provare a fermare il settore che nel giro di un anno ha cambiato tutto, rendendo disponibili a milioni di persone strumenti semplici – da usare – ma potentissimi.
Da un articolo di Pietro Minto per Linkiesta.
Il lato negativo della faccenda è che i nostri feed social si stanno intasando di immagini create con Midjourney - la più famosa è quella del Papa con un Moncler finto - e per questo è fondamentale che restiamo allenati a porci domande davanti a quello che vediamo, senza dare tutto per vero a prescindere. Il rischio, fortissimo, è che la distinzione tra vero e falso rischi di diventare un dettaglio di poco conto. Banalmente - come scrive Federica Salto su La moda il sabato mattina: Moncler non c’entra niente con l’immagine del Papa in piumino bianco che ha fatto il giro del mondo questa settimana, ma quanto ritorno avrà il brand di questa visibilità? Parecchio, a grandi linee”.
La soluzione proposta dal garante italiano, ovvero tagliare i viveri a ChatGPT, non mi sembra la migliore possibile. Staremo a vedere.
Quanto pesano le email?
Ho fatto un piccolo esperimento ieri pomeriggio. Mentre arrivavano le notifiche delle email, immaginavo quante di queste mi avrebbero reso felice, quante curioso, quante ansioso, quante si sarebbero rivelate rogne.
È un indice molto utile per capire quanto siamo in controllo del nostro lavoro e quanto ci piaccia quello che facciamo. Se, su 10 email, 9 ci fanno venire l’ansia, abbiamo un problema. Noi, o i nostri interlocutori. Oppure gli interlocutori che ci siamo scelti. Se l’ansia ci viene prima ancora di aprirle, il problema è addirittura più grande. Se riusciamo a trovarne almeno 3 che ci rendono felici (su 10), siamo sulla strada giusta.
E tu, questa settimana, hai ricevuto almeno 3 email che ti hanno resa/o felice?
Se sì, raccontamene una!
[workshop] Pensare ai margini, per ampliare i tuoi orizzonti
Pensare ai margini – Liminal Thinking, in inglese – è il modo migliore per aprirsi al cambiamento. Qualsiasi sia il cambiamento che vuoi mettere in atto.
In questo workshop, con spunti molto pratici, ti guideremo in un percorso dove sarai invitata/o a vivere la tua esperienza quotidiana con un occhio diverso. Ti renderai conto che la tua realtà, il tuo punto di vista sul mondo sono diversi dal mio e da chiunque altro, per quanto tu li percepisca come oggettivi, scontati, ovvi – com’è per me, del resto.
Un workshop per pensare come non hai mai pensato prima.
Gratuito, su La Circle: ti basterà iscriverti.
[workshop] Come non affogare in un mare di informazione
Viviamo in un’era in cui l’informazione ci sovrasta. Ne abbiamo tanta, troppa. Finiamo per venirne travolti. Che cosa possiamo fare per sfruttare al meglio ciò di cui disponiamo, per lavorare meglio, restare al passo, coltivare le nostre passioni?
In questo workshop ti proporremo un metodo, prendendo spunto da un libro letto recentemente: Thriving on information overload.
L’incontro avrà la durata di un’ora. Ti invito a venire con carta e penna, prendere appunti e partecipare attivamente. Il link lo trovi nel titolo. Parleremo di come identificare lo scopo, generare un quadro, filtrare, indirizzare l’attenzione e fare sintesi.
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta, la newsletter che ha come obiettivo quello di migliorare la tua vita professionale e personale, attraverso storie che diventano azione (questo testo è stato scritto da un Prompt, non male, no?).
💵 Se sei un brand e vuoi sapere come sponsorizzarla, puoi scrivermi a cristiano@lacontent.it.
Se sei un lettore, sappi che è gratis e lo sarà sempre – a me puoi credere. Ma se ti sono stato/a utile e di ispirazione in questa o in altre puntate, puoi offrirmi un caffè qui ☕.
P.S. Leisure: è uscito il nuovo singolo della nostra amica Serepocaiontas (aveva aperto La Masterclass, ricordi?). Si chiama tapis roulant.
P.P.S. Working: è uscito, con il mio contributo, Neuromarketing etico, il libro di Simona Ruffino.
Bonus Track: la settimana scorsa ti avevo annunciato un’intervista con Davide Bertozzi nel suo Fuori Brief, eccola qui. La sorpresa è che nell’ultimo workshop della classe di Digital Storytelling, a Bari, ci sarà proprio Davide! Il 21 e il 22 aprile, se vuoi venire in aula a conoscerci, fammelo sapere!
E mi sembra che, anche per oggi, un caffè me lo sia meritato :)