Un buon ufficio stampa
Dove si parla di marketing (male), di storytelling (peggio), di vendita (non ti dico nemmeno come). E dove si prova a invertire la rotta di questo mestiere logorante.
“Basta guardare una persona al computer: è così ferma e immobile che non servono ricerche scientifiche (di cui peraltro non mancano esempi) per sapere che stando al computer tutto il giorno si va morendo, insieme al processo creativo. Bisogna muoversi, sentire che si sta realizzando qualcosa con il corpo, non solo con la testa, perché le opere che vengono solo dalla testa non sono un granché”. (Austin Kleon, “Ruba come un artista”)
Ti confesso che oggi ero tentato di non scrivere.
Non è stata una settimana semplice, i motivi purtroppo devo momentaneamente tenerli per me, ma vale sempre la regola della sincerità. Se accade qualcosa che ti mette in difficoltà, è meglio scriverlo. Saranno mesi complicati – sto bene, non preoccuparti – ma li affronterò con la consapevolezza di chi sa che momenti difficili ne ha passati altri e che ci sono tante bellissime persone e, pensa un po’, bellissime cose intorno a me.
Qual è il tuo più grande pregio? La sincerità. E il difetto? La sincerità. (Santa Maradona)
Un tempo avrei scritto questo pensiero sui social, oggi preferisco questa nicchia di lentezza per confidarmi. Non farti problemi a chiedermi che succede, ti risponderò in privato. Detto questo, andiamo!
Hai mai sentito la frase “Quello/a ha un buon ufficio stampa?”
Ci hai mai pensato a cosa voglia dire davvero? Te lo dico io. Che un buon ufficio stampa – appunto –, una bella storia, il giusto racconto fanno davvero la differenza. E questo vuol dire che il nostro lavoro lo stiamo facendo bene. Tanto bene da aumentare i fatturati. Invece, ci tocca sentir parlare del nostro lavoro solo in negativo.
“È tutto marketing”
“È fuffa”, “Tentano di fregarti”. Nessuno ha davvero una concezione positiva della parola “marketing”, se non chi ci lavora e, di conseguenza, deve difenderlo. Basterebbe piuttosto pensare al mercato, dove si incontrano domanda e offerta, e il giusto prezzo, una frase detta al momento appropriato o un titolo sincero “Fragole buone buone”, non un aggettivo in più, cambiano la percezione delle cose. Poi che siano buone davvero, le fragole.
“Sì vabbè, ma è storytelling”
Ecco una frase che mi fa arrabbiare. Ma da quando usare il potere delle storie è diventato qualcosa di negativo? Passo le ore e i giorni anche a studiare i prodotti che devo comunicare: vino, olio, assicurazioni, corsi di formazione, gelati. Perché qualcuno dovrebbe scegliere il mio vino e non quello degli altri? E quanto ci vuole a trovare una storia che sia davvero nuova? O quantomeno, profondamente sincera? Tanto. Penso sia la cosa più antica e difficile del mondo (un po’ come la rima fiore/ amore).
“È una tecnica commerciale”
Commerciale e vendita sono due parole (piuttosto) bandite. Molto più comodo usare consulenza, come se vendere fosse una cosa di cui vergognarsi. Qualche giorno fa ho visto un post della mia amica Monica Tarricone, mi ha fatto molto riflettere.
L’aspetto curioso è che proprio pochi minuti fa stavo chiacchierando al telefono con una persona che stimo molto e con la quale ci piacerebbe metter su un corso. Non so se lo chiameremo davvero Vendere senza vergognarsi, ma ammetto che è un’ipotesi molto probabile.
Colleziona complimenti
La vita è una faccenda che va sbrigata da soli, spesso segnata dallo sconforto e dal rifiuto. Benché nella sostanza le conferme siano solo piccole consolazioni, quando sentiamo parlare bene della nostra opera, ne riceviamo un potente incoraggiamento. Più di una persona in settimana mi ha mandato dei messaggi di ringraziamento, quello che mi ha cambiato la giornata diceva così: “È proprio bello lavorare con voi. Semplice, veloce, preciso”. Mica tre aggettivi buttati lì a caso. Ci avrei messo una vita a trovarli, e non sarei stato così puntuale.
Ho cambiato idea…
Sono tempi un po’ scuri, la sensazione è che si tenda a dare poco valore alla parola data. Ammetto che uso spesso il calcio non tanto come metafora di vita (anzi, detesto questa frase), ma come cartina tornasole per quello che accade nel mercato del lavoro. Con tutte le proporzioni del caso. E come molti calciatori – mai come in questi anni – stanno facendo saltare all’ultimo delle trattative venendo meno alle strette di mano, la stessa cosa accade con clienti, fornitori, dipendenti. “È il mercato, baby”, dirai. Io però continuo a preferire chi la parola la mantiene.
Al massimo alziamo il telefono
Non possiamo prevedere quale sarà l’impatto di Lukaku alla Roma, e in ogni caso non è questo il focus del paragrafo. L’argomento sono le pubbliche relazioni e la capacità di saper alzare il telefono. In un’epoca in cui gestiamo sempre più cose con email, messaggi, segnali da cifrare (like su Instagram), qual è il peso di una telefonata e di chi la fa? Mourinho non ha bisogno di presentazioni, anche per chi sa poco di calcio. È uno di quelli che sa alzare il telefono, sa creare il feeling giusto, sa motivare. È una questione di timing, di saper usare le leve giuste. Una questione di condivisione. Quanto contano le relazioni nel tuo lavoro? E quand’è stata l’ultima volta in cui hai alzato il telefono per convincere qualcuno?
E anche qui ci sarebbe da spiegare che convincere è diverso da persuadere con la forza. Ed è altra questione rispetto al vendere il ghiaccio agli eschimesi, che di ghiaccio non ne hanno bisogno. Convincere significa portare delle argomentazioni win-win, non necessariamente studiate a tavolino. Far trasparire la nostra voglia, la nostra motivazione a lavorare con l’altro o con l’altra, farlo/a sentire davvero importante. C’è chi è bravo a farlo, c’è chi non ci ha pensato abbastanza.
Ho ricevuto molti messaggi e diverse telefonate questa settimana. Alcune mi hanno motivato, e non è solo una questione di soldi. La verità è che mi intristisco ogni volta che non trovo un senso profondo in ciò che faccio. A te capita?
Tutto ciò che era necessario dire è già stato detto: ma, visto che nessuno stava a sentire, bisogna ripetere di nuovo ogni cosa. (André Gide)
Non è che la gente sia meschina o crudele: semplicemente ha da fare
In realtà, si tratta di una buona cosa, perché l’attenzione che si vuole ricevere è quella che viene tributata soltanto a chi sta facendo davvero un buon lavoro (ne parlerò nel mio corso, Imprendautori). Quindi ti serve un buon ufficio stampa. O una valida alternativa è una buona agenzia di storytelling.
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta. Nel dubbio, vediamoci allo Storytelling Festival a Bari il 27 e 28 ottobre (usa il codice AGOSTORYTELLING: anche se è già settembre, te lo sconta del 10%), ci sono ancora posti. Pochi, ma ci sono.
Se cerchi altre belle newsletter, le trovi qui!
Se cerchi un’idea, noi abbiamo deciso di dartene tre al mese. In linea di massima, credimi, valgono più di un PED.
Abbi cura di te
(La verità è che per essere creativi servono tantissime energie)
e onora il lavoro ordinario
(fissare abitudini e conservarle può essere meglio che avere parecchio tempo a disposizione).
Ti abbraccio.