Uscire dai social, per tornare sui social
Dove si parla delle attitudini del presente e dei lavori del futuro, del demone dell'imprenditore, di leggerezza e di ardita sperimentazione.
Se volete che la gente si ricordi di voi, dovete uscire dai social.
Per tornare sui social, naturalmente.
Ricordati di questo mantra. L’ho sentito qualche settimana fa da Paolo Iabichino, ma l’ho sempre considerato molto mio, perché in queste frasi c’è tutta l’essenza della Post Social Media Era.
Uscire dai social, per andare sui social
Servono idee che facciano muovere, che coinvolgano le persone, che riescano a farle sentire parte di una comunità. Che le facciano sentire atomi e non algoritmi, campagne che cambiano lo status quo. Un esempio?
Guarda questo video realizzato da Decathlon per il Canada.
È social? Sicuramente, diventerà virale.
Ha cambiato lo status quo? Sì, e lo ha fatto prendendo un segnale che è sempre identico e che diventa movimento, posizionamento, attivismo.
Con Sebastiano Zanolli, Leandra Borsci e Lorella Pedinotti di Westhouse (e con la gradita partecipazione di Luca Conti e Giorgio Soffiato) abbiamo parlato delle hard e delle soft skill del futuro. Lo abbiamo fatto insieme a 100 persone, e se stai cercando le slide le trovi qui.
Giova un piccolo riassunto di quelle che, a nostro parere, saranno skill sempre più richieste:
raccontare storie, non stronzate: lo so, in inglese funziona meglio (bullshit), ma il senso è quello. Chi pensa che lo storytelling sia abbindolare la gente con un bel discorso vuoto si sbaglia di grosso. Lo storytelling è una promessa. Fa’ quello che dici, altrimenti sprecherai tempo a cercare aggettivi che non corrispondono alla realtà dei fatti;
uscire dai social per andare sui social. Già detto, ma repetita iuvant;
imparare a leggere e (soprattutto) a mostrare i dati. Ormai ci sono migliaia di tool che ti permettono di scaricare report delle tue attività. Ma nessuno sa qual è il modo migliore per presentarli: il colore giusto, gli highlight da inserire in un’email, quanto tempo ha il tuo interlocutore;
avere curiosità e fare un’ardita sperimentazione: è utile ricordare che quello del comunicatore è un mestiere in continua evoluzione. Dai caratteri mobili alla stampa, è cambiato non solo il media, ma anche il modo di comunicare. Figurarsi adesso che abbiamo TikTok, Twitch, BeReal (se non sai cos’è BeReal, te lo spiega Francesco Oggiano);
scegliere il mezzo di comunicazione giusto, al momento giusto. Un thread di email con cinquanta risposte, una serie di task su Asana, vocali come se non ci fosse un domani, telefonate non previste. Tutto questo ci rende frustrati e poco disponibili al dialogo. Per scegliere il mezzo di comunicazione giusto, bisogna capire il momento. E non è da tutti saperlo leggere: ci vuole empatia, esperienza, risoluzione;
rafforzare il visual storytelling: i dati hanno un senso se sono accompagnati dalla giusta narrazione e dal giusto impatto visivo;
agire e vivere in leggerezza (in Calvino veritas): la leggerezza, per me, si associa alla precisione e alla determinazione, non alla vaghezza;
possedere tridimensionalità: saranno sempre di più gli appuntamenti online e, in futuro, persino nel metaverso. Per quanto possiamo e dobbiamo tornare a una presenza che sia effettiva (essere presenti e costantemente attenti alle notifiche sullo smartphone non è utile), i professionisti del domani dovranno lavorare sulla propria tridimensionalità online: voce, camera, timing dell’intervento;
saper attuare una semplificazione del messaggio: tutto è content. Raramente mi capita di parlare con aziende che non hanno nulla da dire. È molto più probabile che abbiano troppo da dire. E quando si sovracomunica, l’effetto è lo stesso di quando si resta in silenzio: nullo;
coltivare relazioni a lungo termine: ne ho già parlato nella newsletter della settimana scorsa. Non aspettare le urgenze per coltivare la tua rete. È un lavoro settimanale, quasi quotidiano.
Concludo con un consiglio di Sebastiano Zanolli:
Le soft skill secondo gli HR
Avevi mai pensato all’auto-motivazione?
Luca Conti ci offre uno spunto di riflessione.
Lorella Pedinotti di Westhouse, invece, ha parlato delle figure più ricercate oggi sul mercato del digitale:
E quali sono le 5 professioni che andranno per la maggiore nella Post Social Media Era?
Eccole qui:
Blockchain specialist.
Growth hacker.
Data Scientist.
Augmented Reality.
Fog Computing.
Vuoi saperne di più? Ti linko la registrazione della diretta che abbiamo fatto ieri su La Circle (dove ti rinvito a entrare).
Ah, aspetta che ho due regali per te!
Un codice sconto del 50% per l’ebook Post Social Media Era, acquistabile su Hoepli.it. Il codice è valido dal 20 al 27 luglio: GB2CF6CA824D.
Un codice sconto per partecipare a La Masterclass del 21/22 ottobre dedicata allo Storytelling a 90 euro anziché 120: megliotardichemai.
Ricorda, poi, che siamo online anche con il sito La Classe di Digital Storytelling: selezioni aperte!
Io sono Cristiano Carriero, e questa è L’ho fatto a Posta. Da oggi usciamo di venerdì perché il sabato fa troppo caldo per leggere cose che riguardano il lavoro. Va bene la formazione continua, ma adesso possiamo dirlo: se ne riparla a settembre.
(Pianifica ora, però. Senti a me)