We made future
Dove si parla di alzare le aspettative, di una decade di WMF, di oceani blu e rossi, di imprese e Imprese, di conto economico e conto etico e di speech estremamente sinceri.
Dieci anni fa partecipai alla prima edizione del WMF, a quello che all’epoca si chiamava ancora web marketing festival. Il mio speech si chiamava Facebook Marketing, e già questo la dice lunga su quanto tempo è passato. Io (insieme a Luca Conti) e Veronica Gentili eravamo i due autori italiani che avevano scritto un testo sul social network di quel momento. Entrambi sarebbero diventati best seller nel mondo della saggistica italiana, lei avrebbe continuato ad essere profeta di Meta e dell’advertising online sulla piattaforma blu, io avrei seguito presto la strada del content marketing.
A me piaceva parlare del processo che c’è dietro la creazione di un post, di un contenuto di successo, dell’ars combinatoria e del timing giusto di pubblicazione, su Facebook o altrove. Lei sarebbe diventata la massima esperta di un social prima e di un ecosistema poi (Meta), io avrei deciso di allargare i miei orizzonti allo storytelling, all’influencer marketing, alla creatività.
“È così triste essere bravi, si rischia di diventare abili” (Jep Gambardella, La grande bellezza)
Dieci anni sono moltissimi, nel mondo del digital una eternità. Quando mi hanno chiesto cosa mi aspettassi da questo WMF, l’ex festival del web marketing di Rimini che nel frattempo è diventato il Festival del futuro a Bologna, ho risposto soltanto “alzare le aspettative”. Lo devo a me, lo devo alla mia Impresa (in senso metaforico o figurato), lo devo a chi mi segue da tutti questi anni o da pochi giorni. Come le persone che si sono iscritte a questa newsletter dopo avermi ascoltato giovedì, venerdì e sabato. Tante, a loro un grazie. Non è difficile, lo dico in tutta sincerità, arrivare su questi palchi. Proponi uno speech che funziona, gli dai un nome e una struttura accattivante, lo prepari a dovere e ci sei. È difficile, tremendamente difficile, restarci dirci anni. Quello sì, ammesso che ti interessi la cosa.
Ieri sera mi ha colpito molto un post di Rudy Bandiera in cui raccontava di essere stato fermato da un ragazzo giovanissimo che gli ha detto “tu sei famoso, mio padre ti seguiva”.
A me non è ancora successo, ma è evidente che oggi oltre alle competenze (che magari potrebbero essere anche leggermente minori rispetto a professionisti della Gen Z), porto sui palchi tanta esperienza, e di conseguenza tantissimi errori commessi in questi 10 lunghissimi anni.
Penso che fare lo/la speaker oggi sia molto più complesso.
Noi poco più che quarantenni siamo una generazione abbastanza fortunata, almeno per quanto riguarda il digital. La motivazione è molto semplice: non avevamo predecessori. Un trentenne che si appresta a diventare diviulgatrice/ divulgatore oggi, invece, deve farsi spazi in quello che nel marketing si chiama Oceano Rosso. E comunque anche noi che abbiamo iniziato a nuotare in un oceano blu, oggi ci ritroviamo nello stesso mare insieme a loro. Per resistere, ma direi anche per esistere, io conosco poche ricette segrete e molti verbi: evolvere, studiare, conoscere, applicarsi. E d’altronde se io di domenica mattina, sulla banchina del binario 6 di Bologna e in attesa di un treno sono qui a scrivere una newsletter un motivo ci sarà.
Ho fatto molte cose belle in questi giorni. Ho avuto il privilegio di condividere il palco con Riccardo Scandellari (un’altro che come il vino migliora col tempo) e Maurizio Vedovati, il mo editor Hoepli, una persona che crede in me persino più di quanto ci creda io. Abbiamo parlato di Greg Hoffmann, di Nike e di come si progettano emozioni. Fino a quando non è venuta fuori la parola legacy. E io mi sono aperto davanti al pubblico:
“Sono felice di parlare di legacy con voi due. Perché per motivi diversi e che non toccheremo in questa sede, anche voi come me non avete avuto figli. E non per questo dobbiamo sentirci meno completi, meno adatti a capire. Per me parlare di futuro significa automaticamente parlare di legacy. Di quello che lasceremo alla nostra Impresa e della nostra impresa, alle persone che lavorano con noi, alla comunità sia esso un quartiere, una città, una nazione. È il senso stesso del nostro lavoro. E se i figli non saranno i nostri, che siano quelli del mondo. Il conto etico è più importante di quello economico”.
Poi sono scappato a discutere di newsletter con gli amici newsletterati (sembra uno scioglilingua lo so). Moderati da una bravissima Federica Trezza - mi prendo il piccolo merito di averle cucito addosso questo ruolo per il quale è perfetta - abbiamo divagato su tool, abitudini e ossessioni di difende le proprie nicchie di lentezza in un mondo che va troppo veloce con l’IA, i reels e tutto il resto.
Uno degli speech più importanti, per me, era quello su Mare a sinistra. Parlare nello stand della mia regione, la Puglia, di una strategia di attrazione e valorizzazione di talenti nata da una mia intuizione (o utopia che sia), mi coinvolgeva molto emotivamente. È andata più o meno così:
Per non farmi mancare nulla, sono stato ospite della Masterclass organizzata da it.com, nella quale ho parlato di storytelling.
Per chiudere il venerdì ho presentato il mio ultimo libro: Professione Content Marketer. Un testo che riannoda molti punti di questa newsletter: i primi anni di lavoro, le difficoltà, la specializzazione, la strutturazione, la decostruzione di alcune convinzioni, l’evoluzione. Il futuro.
Non è semplicissimo tenere il proprio speech “ufficiale” il sabato, all’ora di pranzo, con i trolley già in sala e il caldo che ci ricorda che siamo a giugno e forse sarebbe più saggio essere in spiaggia piuttosto che ascoltare uno che parla di influencer marketing. Non è semplicissimo mantenere alto il livello di concentrazione, di energia, di entusiasmo e dare al pubblico qualcosa di nuovo. Io ci ho provato con uno speech che ho definito “estremamente sincero”, perché per fare il lavoro dell’head of influencer marketing, oggi bisogna avere molta pazienza, molte capacità relazionali e soprattutto molto stomaco.
Un grazie, tanta gratitudine
Ci sono tante persone che devo ringraziare, alcune le ho già menzionate, le altre sono tutte e tutti i collaboratori de La Content con una menzione speciale a Silvia Vazzana che mi ha seguito in ogni stage per farmi dei video. E ancora il team di Libri di marketing per i caffè e per avermi sopportato mentre tra uno speech e l’altro mi mettevo a lavorare. E tutte quelle persone che hanno scelto di seguire me (uno o più volte) nonostante le mille sale, gli speaker internazionali, i cantanti nel main stage.
Il mio prossimo obiettivo è partecipare come speaker ad un Festival internazionale. Magari il Web Summit di Lisbona. Ci proverò, studierò ancora, mi prenderò un mese a luglio per preparami da Dublino. E se non andrà, ci riproverò.
Dedico questa decade di eventi a tutte quelle persone che come me sono ancora appassionate e innamorate del proprio lavoro. A quelle che quando sentono parlare di futuro pensano alla legacy e non alla pensione. Con tutto il rispetto per la pensione, ovviamente.
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta. Se pensi di essere nello spazio giusto, condividilo con un amico/a che non conosce questa newsletter. Ad Ottobre (25/26) organizzo un evento che si chiama Storytelling Festival, a Bari. Ci sono ancora dei biglietti e dei codici sconto (chiedimeli). Poi me ne sarai grata/o, credimi.
Ti abbraccio forte e viva il Futuro.
ps: se sei in Puglia sappi che il 28 e 29 giugno sarò a Yell, culture digitali.
pps: se mi vuoi come speaker ad un tuo evento, questo è il momento per definire il calendario da settembre a dicembre! Scrivimi a cristiano@lacontent.it
Ah, un’ultima cosa: questa newsletter esce solitamente di sabato. Questa puntata di domenica è occasionale perché mi piaceva raccontarti tutto il WMF e stamattina, dal treno, ho finalmente trovato il tempo per scrivere!
Ciao Cristiano, sto tornando proprio ora da Bologna, dove solo sono stata per la prima volta al We Make Future, inaugurando la mia presenza come host e speaker di questo festival meraviglioso.
Era tra i miei obiettivi di quest’anno, salire su un palco, partecipare grazie alle mie sole forze e mi sembra un sogno esserci riuscita. Poter depennare questo obiettivo dopo sei mesi. Come dici tu, la parte difficile è restarci ma conto di metterci tutta me stessa per riuscirci. Perché è qualcosa che mi rende felice, mi gratifica profondamente. Condividere, parlare con le persone, fare networking. Seguo da poco la tua newsletter ma scopro ogni volta qualcosa in più che abbiamo in comune. Oltre alle origini pugliesi. Ti ho ascoltato in uno dei tuoi speech ed è stato bello. Grazie per essere un’ispirazione per chi fa il nostro lavoro. Buon rientro!