La cosa migliore che ti è successa oggi
Dove si parla dell'odore dei cornetti dell'Aida, della Bayerland, della Fiera del Levante, di forza di gravità, Gluggaveður, Fuerteventura e della fuga da Facebook
"What do you want to be known for?"
Oggi inizia la Fiera del Levante e io sono in partenza verso Bari.
Ancora una volta, mi metto il mare a sinistra e “scendo”. Un modo di dire tipico di noi del Sud. Non si torna, si scende, come se la gravità ci riportasse ineluttabilmente verso la nostra terra. Salire è fatica. Scendere è, ogni volta, rinascere. Che poi è il motivo del perché non sono mai tornato a casa definitivamente. Sento spesso il bisogno di tornare.
La Fiera del Levante mi piaceva molto, da piccolo.
Mi ricorda l’odore dei cornetti dell’Aida, un’azienda di dolciumi che produceva brioche e merendine, ma soprattutto emanava un profumo che si spargeva per buona parte dei viali dell’esposizione.
L’odore di quelle merendine mi toglieva il sonno. Mi piaceva più delle merendine stesse, e alla fine mi costringeva a comprarle. Poi c’erano i panini della Bayerland, e anche questa è una storia particolare: alla fiera campionaria di Bari non si mangiavano panzerotti e focaccia, ma un panino col wurstel e la senape, salsa piuttosto esotica per l’epoca (parlo degli anni ‘80). Il ketchup era roba da paninari.
La visita clou della Fiera era quella al padiglione delle nazioni. Si passava dal Belgio, dove si comprava la cioccolata al Pakistan, dove una comprai una meravigliosa e utilissima mazza da hockey su pista. Era divertente, però, vedere cosa proponevano gli stand del Giappone, del Brasile e del Burkina Faso. Fosse anche solo per chiedere a mia madre dove fosse il Burkina Faso. Potrei raccontare mille altre storie, come quella della mia passione verso le dimostrazioni di indispensabili prodotti per la casa. Quei venditori erano talmente bravi da convincere mia madre a comprare un denocciolatore, spremiaglio, tritatutto che avrei usato per i successivi 20 anni.
Mia madre mi portava alla Fiera del Levante - poi avrei iniziato ad andarci con gli amici - perché era un’occasione mondana. Per lei era anche un modo per ricordarmi che per lei, tarantina, la parola “levante” non era un complimento. “Voi baresi siete levatini” mi ripeteva sempre. Era distaccata, perché lei non ne faceva parte, però mi includeva in quel destino adriatico. Essere levantini, commercianti, navigatori di mari. Trafugatori - all’occasione - di ossa di santi*.
Quest’anno torno alla Fiera. Si parlerà di mare a sinistra. Perché quella storia del ritorno, della forza di gravità e della restanza è diventata un progetto di valorizzazione dei talenti. (se siete di Bari potete iscrivervi all’evento grazie a questo link).
Non chiedetemi cosa c’entra il denocciolatore per le olive con la strategia di attrazione alla quel ho dato il nome, perché non lo so. Ma sono contento così.
È stato bello, Facebook.
Premetto che non è un addio. A me Facebook è sempre piaciuto. Dal primo giorno, da quando si parlava in terza persona “A cosa stai pensando, Cristiano”. Ho continuato ad amarlo e frequentarlo anche quando sono arrivati gli altri social, perché nessuno come Facebook ti fa discutere. Di calcio, di politica, di canzoni, di film, di argomenti tanto importanti quanto leggeri. Ultimamente la discussione che io ho sempre apprezzato, tanto da non bloccare mai persone che la pensano in maniera completamente diversa da me, da accettare con ironia il perculamento da parte di Professione mitomane (quanti soldi avrei potuto guadagnare) e chissà quante altre cose, è diventato altro.
Le persone non discutono, litigano. Offendono, diffidano, minacciano, querelano. E sono settimane che mi chiedo se ne valga la pena. Se non sia arrivato il momento di dire "è stato bello, ci siamo divertiti, ma non siamo più quelli di un tempo". Difficile che io smetta di commentare i film che mi piacciono, di parlare della mia squadra del cuore o di spendermi per il mio libro preferito. Di scrivere perché - guarda un po' - a me piace proprio l'atto di scrivere, sentire il rumore delle dita che dolci (nel mio caso) si appoggiano sulle lettere della tastiera. Facendo prendere forma a pensieri a volte molto apprezzati, a volte meno condivisibili, ma tant'è. Credo però che sia arrivato il momento di farlo altrove. Facebook resta il mio social preferito, siamo noi che siamo diventati altro.
Stiamo sprecando tempo o lo stiamo guadagnando?
Martedì inizia anche Imprendautori, - per i ritardatari e gli amanti del last minute ci sono ancora alcuni posti - e sto preparando un percorso che possa permettere di approfondire elementi di personal branding, di storytelling e di relazioni pubbliche. La grande domanda dalla quale partiremo è: quanto tempo devo dedicare al mio personal branding? E a cosa devo sottrarre questo tempo? Per esempio io sto scrivendo questa newsletter di venerdì sera, togliendo un paio di ore di tempo alla mia famiglia (ma solo perché oggi non sono riuscito a toglierle al lavoro). Ne vale davvero la pena? Come faccio a misurarne il risultato? Sto incanalando i miei sforzi verso una crescita di reputazione, di autorevolezza, di follower, di iscritti alla mia newsletter? E qual è il mio grande obiettivo? È un obiettivo meramente economico - ci può stare - o qualcosa di più alto?
Partiremo da queste domande generative. Portate un taccuino, una matita e una buona dose di coraggio. Piccolo spoiler: il personal branding funziona quando investiamo tempo per guadagnarne uno migliore.
Qual è la cosa migliore che ti è successa oggi?
Come ti ho raccontato la settimana scorsa, è un periodo non semplice. Scrivere mi aiuta, e in ogni caso approfitto per ringraziarti per il tuo interessamento.
Se ci si chiede “Cosa è successo oggi?” è molto probabile che si finisca per ricordare il fatto peggiore: la memoria tende a ritornarci sopra, visto che si è dovuto faticare ad affrontarlo. Se invece ci si chiede quale sia stato l’evento migliore, allora verrà in mente una telefonata ricevuta, un messaggio, un libro letto, il sorriso di un bambino che ci saluta dalla macchina.
Qual è, quindi, la cosa migliore che ti è successa oggi?
Io sono Cristiano Carriero, storyteller, autore e ideatore de Il mare a sinistra e questa è L’ho fatto a Posta. Ho deciso che a novembre vado a Fuerteventura con Nicolò, Giulio, Gherardo e altri amici a progettare il prossimo ABCD e a confrontarmi con loro su cosa vuol dire essere oggi dei nomadi digitali. Sempre per riportare tutto a casa, naturalmente.
Ah, finalmente è completo - quasi dai - il programma dello storytelling festival.
Ma veramente non hai ancora preso il biglietto? Secondo me dovresti venire. Intanto io ti lascio 10 buoni consigli per questo weekend, poi scrivimi quante di queste cose hai fatto:
Manda un messaggio ad una persona che non senti da almeno 3 anni
Telefona ad un amico
Regala un libro a qualcuno
Manda questa newsletter a due persone (questo è un favore che ti chiedo io)
Rispondi ad una mail di qualche tempo fa, una di quelle alle quali non hai risposto per pigrizia e poi hai pensato “vabbè adesso è troppo tardi”.
Blocca un giorno sul tuo calendario e scrivi soltanto il tuo nome. Quel giorno è tuo.
Ascolta una canzone che non hai mai ascoltato
Scrivi un discorso che magari non farai mai
Bevi molta acqua
Impara una parola in un’altra lingua. La mia è Gluggaveður, in islandese “tempo da finestra”.
A proposito, se volete fare un bel giro in Islanda, vi lascio il contatto di questo mio amico: Ricciolo Polare Artico. Vi accompagna lui.
Ho finito, altre belle newsletter le trovi qui. Fa buon fine settimana e ricordati di scrivermi.
Ciao Cristiano.
La cosa più bella che mi è successa oggi è incontrare Alessia e Anna, due mie alunne appena diplomate.
Mi dà malinconia iniziare l’anno scolastico senza di loro e i loro compagni, non riesco ancora a credere che quattro anni siano passati davvero e così in fretta.
Lo so ci saranno altri alunni, altri cuori, altri sorrisi, ed è giusto così, ma non ci saranno più loro e non sarò più la Cupi.
Anna e Alessia mi hanno abbracciata e coccolata. Abbiamo riso, ricordato e progettato.
Già a 17 anni mi guardano come se avessi la loro età e dovessi vivere e formarmi con loro.
Una di loro ha scelto lettere, dice per colpa mia 🤦♀️
Ed io, è grazie a loro che amo ancora tanto il mio mestiere 🎈
P. S. Ho incontrato anche Pietro, ma lo rivedrò presto, tra qualche giorno a scuola. 🎈
Quanti segnali in questo tuo Post(a) di oggi.
Io credo ai segni che l'Universo manda per raccontarci chi siamo e per darci un indizio di quello che potremmo fare per esserlo ancora meglio. Credo nella Legge di Attrazione come in quella di gravità: incondizionatamente. E oggi hai scritto alcune precise parole che mi hanno sbloccato ricordi e acceso una lucina in fondo alla strada che -molto più sì che no- dovrei seguire. perché, come te, anche l'Universo "'ha fatto a Posta".
La Fiera del Levante... che meravigliaaa! Già solo il nome mi fa tornare bambina!
Io, tarantina come la tua mamma, differentemente da lei ho sempre adorato quando i miei genitori mi ci portavano. Per me e mia sorella era come andare in un mondo incantato: la Galleria delle Nazioni era il nostro posto magico. Ancora oggi, lontana dalla mia Puglia ormai da trent'anni, ricordo perfettamente quei colori e quei profumi esotici che ogni tanto, improvvisi, riaffiorano con una potenza che mi fa girare a cercarli, come fossero lì a portata di mano, una specie di allucinazione olfattiva. Odi miraggio. Mi affascinavano i tanti aggeggi strani, quelle che percepivo come "miliardi" di persone... Mi ricordo anche le vesciche ai piedi per il gran camminare, che però per la felicità di essere in quell'universo colorato dimenticavo, tranne poi piagnucolare in auto, al ritorno.
Giusto qualche settimana fa parlavo della Fiera del Levante col mio compagno, di Lodi, che non ne ha mai sentito parlare (ci puoi credere?). Mi è venuta una nostalgia immensa raccontando quei momenti. E una voglia di partire che il tuo post ha acuito. Non rivelo il collegamento tra le tue parole e la Legge di Attrazione, ma sappi che ti ringrazio, ignaro messaggero <3
Da tarantina (e so di andare controtendenza, con questa dichiarazione): ammiro i baresi, benché "furbi" e trafugatori di ossa di santi, per la loro innata propensione per gli affari (non è un caso che la Fiera più importante del meridione, se non d'Italia, venga organizzata a Bari e che molte iniziative e start-up nascano qui). In più nello specifico ammiro te e ti seguo da quando ho frequentato le tue lezioni di Storytelling in Digital-Coach (tanto da averlo scelto come prima delle mie WEX, sperando di avere te come coach!)
Buona Fiera e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti! <3 <3 <3
Lucia