La speranza non ti fa agire
Dove si parla di fiducia, diffidenza, prospettive, fine del mondo, ambivalenza, Spinoza, vantaggio competitivo dell'uomo sull'AI, He-man & Skeletor, coni sulle mensole e dick pic in DM.
Ciao! Oggi ti scrivo da Pisa.
O meglio, nel momento in cui mi leggerai starò ripartendo: per cui sappi che la prossima tappa è Bologna. Parlerò delle prospettive delle storie all’evento di Hacking Creativity.
Non sai di cosa si parla ad Hacking Creativity unplugged? Ascolta il podcast!
Mi fa sentire molto rockstar scrivere dalla camera di un albergo (ed editare su una panchina del binario 1): sabato scorso l’ho fatto da Palermo, oggi dalla Toscana, la settima prossima conto di sedermi di nuovo ad una scrivania. Mia madre non c’è più, ma se fosse ancora in vita mi crederebbe pianista in un bordello (cit.).
Invece mi occupo di comunicazione, e ultimamente non vedo tutta questa differenza:
Una settimana fa ho chiacchierato con il mio maestro Andrea Fontana. Ogni tanto ci sentiamo per aggiornarci sul nostro lavoro, e mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere molto. Non so se fosse una promozione del suo ultimo libro - Brand Storyverso -, però mi è sembrata una frase molto convincente:
“Cristiano, ci stanno mentendo”
Non so di chi parlasse nello specifico, ma non ho potuto fare a meno di dirgli che è vero. È una cosa che senti.
A volte, ho come l’impressione che questa mancanza di chiarezza negli obiettivi, il continuo rimandare, la fatica nel trovare il tempo per un feedback (scusa Rosa Maria, te ne devo uno, lo so), sia una messa in scena. Forse sta venendo a mancare un elemento fondamentale per lavorare bene: la fiducia reciproca. In tempi difficili come questi, la prima cosa che aumenta è la diffidenza.
Ma come si fa ad abbattere la diffidenza e iniziare un rapporto di collaborazione basato sulla fiducia? Ho provato a stilare un decalogo di consigli:
Dedica almeno un paio di ore alla settimana al tuo storytelling: quando parlo di racconto, intendo ciò che fai, i tuoi impegni, le tue sfide, ciò su cui ti stai formando. È più semplice lavorare con una persona di cui sappiamo già qualcosa. È il modo migliore per abbattere i gradi di separazione.
Informati. Non è scontato, mi è capitato di parlare con persone che non sapevano minimamente chi fossi, pur avendo avuto almeno una settimana per fare una semplice ricerca. Io non sono nessuno, ma vi posso assicurare che con me c’erano - nella stessa call - persone molto più note di me.
Fai un screen al tuo calendario della prossima settimana e scrivi un post in cui racconti come organizzerai la tua settimana.
Una volta ogni dieci giorni, scrivi qualcosa di veramente sincero. E siccome le cose davvero sincere difficilmente si possono pubblicare sui social, manda una mail a quella persona,
Scrivi per qualcun altro. Presi dai nostri impegni, dalle nostre piattaforme e dai nostri funnel, ci siamo dimenticati la forza delle collaborazioni. Quella volta che sono stato ospite del podcast di Fede e Edo, mi sono fatto conoscere da tantissime persone che non sapevano neanche chi fossi. Altro giro, altra community. Chiedete a persone che stimate di scrivere per loro, abbracciate progetti editoriali pensati da altri e per un pubblico diverso dal vostro.
Se le cose non vanno bene, telefona. Senza avvisare prima.
Se le cose vanno particolarmente bene, telefona. Senza avvisare prima.
Organizza un evento. Non so se ci hai mai provato, ma è davvero eccitante. Non pensare al fatto che oggi faccio eventi da mille persone: abbiamo iniziato con uno da 100, solo 5 anni fa. Fare un evento è un investimento certo, ma puoi farlo anche per 20 persone. Sei tu a scegliere il tema, gli speaker, l’organizzazione, il target a cui vuoi rivolgerlo.
Quale evento ti piacerebbe organizzare? Magari possiamo farlo insieme.
Manda una cold mail (scrivi a qualcuno che non sa chi sei) al giorno
Prendi una posizione, ma non proprio su tutto. Io per esempio, sullo spot di Esselunga potevo farmi i fatti miei. Ci sono molti altri capolavori da commentare, tipo questo:
If every commercial were this great, we would never need Adblock (cit)
Si salvi chi sa
Quando la Segreteria organizzativa di Internet Festival mi ha chiesto di partecipare ad un panel con Licia Troisi, astrofisica e autrice di saghe fantasy e Ilaria Gaspari, filosofa e autrice di best seller come Lezioni di felicità, esercizi filosofici per il buon uso della vita, la prima cosa che mi sono chiesto è stata:
“È io cosa c’entro con loro?”.
La risposta è stato un bellissimo talk in cui si è parlato dell’ambivalenza insita nel rapporto con l’intelligenza artificiale, tra speranza e senso di minaccia, salvo scoprire che per Spinoza “speranza” significa affidarsi a qualcosa che non dipende da noi.
Sperare non ti fa agire.
Con entrambe abbiamo parlato del vantaggio competitivo dell’uomo sull’IA, interrogando anche quest’ultima e scoprendo che, sì, le nostre risposte sono ancora le migliori. E tanto.
“Assistiamo, soprattutto nella sfera dei lavori creativi - ha detto Licia Troisi - ad un generale abbassamento della qualità. Produciamo più quantità che originalità, e in questo contesto l’intelligenza artificiale può prendere molto campo”.
“Chi conosce ha indubbiamente un vantaggio competitivo - ha aggiunto Ilaria Gaspari -, molti dei nostri lavori sono a rischio: creativi, autori, traduttori. Ma il nostro vero vantaggio competitivo è l’errore, l’imperfezione. E spesso dall’errore nasce l’idea, dall’errore l’originalità. Le macchine non sono progettate per sbagliare e quindi, forse, nemmeno per creare”.
In Si salvi chi sa ho realizzato anche il sogno di chiedere a una filosofa e una astrofisica qual è il loro rapporto con la fine del mondo. Il mio è molto controverso. Credo da sempre che una fine ci voglia, in tutto. Eppure l’idea della fine, al contempo, mi terrorizza. Ma questa è decisamente un’altra storia. Sono felicissimo di aver moderato questo incontro e di aver dimostrato che essere buoni conduttori significa saper porre le giuste domande, saper mettere a proprio agio le vere protagoniste del talk (Licia e Ilaria), saper rinunciare a fare una domanda in più se le risposte sono così preziose ed argomentate. Penso di averlo fatto bene e non è la prima volta che mi viene riconosciuta questa dote. Per cui la aggiungo alle cose che so fare. Soprattutto dopo due endorsement così.
Imprendautori
Vuoi iniziare a raccontare seriamente la tua storia? Inizia dalle fondamenta. Compila queste colonne e vieni a parlarne martedì sera con me. Sono aperte le iscrizioni per la singola sessione: clicca nel link in verde e ti darò la parola in codice (che non è Fidelio).
Coni sulle mensole
Nessuna rilevante presa di posizione dopo l’articolo di Rita Rapisardi - Sex and the spot - uscito sull’espresso una settimana fa. Solite indignazioni, qualche commento, poche prese di posizione da parte di quelle aziende che sbandierano valori come diversity e inclusion e poi non si fanno problemi a scegliere come partner di comunicazione professionisti che questi valori non li rappresentano affatto. Il collettivo Reb fa notare - tra le tante cose - che ad oggi non abbiamo assistito ancora ad una sola ammissione di colpa o presa di responsabilità.
In compenso certi direttori creativi hanno molti coni sulle loro mensole (comunque meno delle dick pic che mandano alle studentesse dei corsi in cui insegnano). Sono i premi assegnati dalle giurie di cui loro stessi fanno parte.
Io sono Cristiano Carriero, imprenditore, autore e speaker, e questa è L’ho fatto a Posta. Ecco cosa posso fare per te: strategie di storytelling, content strategy, progetti editoriali, podcasting, concept eventi, preparazione speech, personal branding. La settimana prossima sarò a Jesi, nelle Marche, ma da quella successiva il tour riparte da Milano con I segreti dei grandi narratori allo Smau. Poi dritti fino allo storytelling festival del 27 e 28 ottobre.
What if…
Se vuoi offrirmi un caffè puoi farlo qui.
Se vuoi leggere altre belle newsletter, le trovi qui.
Se vuoi vedere una bella serie, non posso che consigliarti “Un’estate fa”, scritta da Federico Favot e uscita ieri su Sky.
Se vuoi leggere una bellissima collana di libri, ti ho già consigliato quella di Giulio Perrone sulle città. Dopo Marsiglia con Izzo è il turno di Berlino con Ingeborg Bachmann. Proprio di Ilaria Gaspari.
Se vuoi ascoltare un vecchio disco, è ora di recuperare Titanic di Francesco De Gregori (1982), con tanto di trilogia di cui parlerò ad Hacking Creativity Unplugged e canterò allo Storytelling festival.
Se vuoi ridere di gusto ti consiglio questo video su TikTok in cui Paolo Calabresi racconta di quella volta in cui si è finto Nicolas Cage per andare a vedere la Roma a San Siro.
Se vuoi scrivermi, sono felice. E se non hai nulla da dire, mandami una cartolina su Whatsapp (3386287834). Stammi veramente bene.
E ricorda: non fermarti alla prima osteria.
Ciao Cristiano.
Ci stanno mentendo come fa il capitano del Titanic e mentiamo anche a noi stessi.
Del naufragio dell’umanità percepito da De Gregori, credo ci sia traccia diffusa nelle nostre vite. Ci conviviamo, non lo percepiamo più come un pericolo, sappiamo che è così e basta.
Il mondo è offeso direbbe Vittorini eppure il genere umano perduto genera solo astratti furori, “non eroici, non vivi …”.
Con un mio amico l’altro giorno parlavamo dell’evoluzione del concetto di disobbedienza.
L’atto in sé comporta l’attivazione di uno spirito critico, di una presa di posizione che costa fatica e coraggio ( Il barone rampante docet).
Nella contemporaneità ci si limita alla contestazione, urlata e ventilata come atto di ribellione, in realtà solo proiettata alla conservazione dello stato delle cose, alla propria zona confort, all’assenza di coraggio.
“Questo era il terribile: la quiete nella non speranza. Credere il genere umano perduto e non avere febbre di fare qualcosa in contrario…”
Poi per fortuna c’è “L’ho fatto a posta”, uno spazio di confronto e dialogo per una umanità migliore.
Grazie.
Stammi bene.
Buon we