Morire nell'era dell'intelligenza artificiale
Dove si parla di ritmo mediterraneo, di deadbot e grieftok, elaborazione del lutto, consigli per tempi incerti. Ma anche di storytelling, idea vs execution e del timing della vita digitale.
Ciao, oggi ti scrivo da Valencia dove resto per una settimana, per due motivi: il primo è staccare per qualche giorno e lavorare (poco, lo prometto) da un posto diverso. Il secondo è perché ho in programma di scrivere un libro che parla del ritmo delle città del Mediterraneo, e Valencia - insieme a Marsiglia - è una delle più interessanti da studiare e da vivere.
Tutto è costruito per godere di un tempo lento ma non pigro, di un entusiasmo e una vitalità che non trascendono a tutti i costi nel caos, ci sono spazi per lavorare e fare networking, una grande tensione verso l’innovazione e l’apertura, parchi (tanti) per fare sport all’aria aperta; il clima è mite, anche se in questi giorni meno che in Italia, il mare una risorsa preziosa non solo per il turismo balneare (qui si pratica la Blue economy). Negli ultimi 25 anni sono nati musei, come quello della scienza, quello dell’arte, la casa della musica, in luoghi che non erano valorizzati. La mobilità è sostenibile, ci sono pochissime macchine, tantissime piste ciclabili, tram e bus a prezzi molto contenuti, soprattutto per chi deve usarli per lavoro. Ieri ho anche mangiato una buonissima paella, ma questa è un’altra storia. Veniamo alla puntata di oggi!
Ricordare a ogni costo
Nella serie Fleabag di Phoebe Waller-Bridge, la protagonista è famosa per la sua narrazione esilerante e le sue battute taglienti. Ma spesso ci dimentichiamo che uno degli aspetti principali della sua storia è il lutto per la morte della madre e della sua migliore amica Boo, che si è uccisa. Fleabeg è in lutto. La morte di sua madre e quella della sua migliore amica si ripercuotono su ogni aspetto della sua vita. Beatrice Petrella, autrice di Still Online, scrive che Fleabag trascorre la maggior parte del primo episodio senza rispondere alla domanda su come stia. Indipendentemente da chi gliela ponga. E alla fine del primo episodio, è evidente che non stia per niente bene. Attraverso il lutto, Fleabeg ha costruito una barriera dove è presente fisicamente, ma la sua mente è altrove. Ogni piccola cosa, dalle matite ai porcellini d’India, le ricordano queste assenze incolmabili. Confidandosi con Boo dopo la morte della madre dice:
Non so dove mettere tutto l’amore che provo per lei.
È questa la sensazione che proviamo. Siamo spiazzati: abbiamo tanto amore ma non sappiamo cosa farcene perché la persona a cui vorremmo darlo non c’è più.
Eppure è evidente che oggi i social network, inconsapevolmente, ci permettono di raggiungere una sorta di immortalità. Almeno finché “il server rimarrà connesso”. Non sappiamo se questo sia un bene o un male, di sicuro sarà un tema da affrontare: quando Kanye West ha regalato a Kim Kardashian un (costosissimo) ologramma del padre che ne tesse le lodi “Hai scelto un uomo di devi andare orgogliosa”, ha soltanto dato vita ad un’era in cui i nostri cari potranno continuare a parlarci, nel modo in cui desideriamo noi. Da Facebook a TikTok, passa tanto di ciò che è il lutto e la sua elaborazione. Più la tecnologia andrà avanti - scrive ancora Petrella - e più inventeremo modi creativi per fare i conti con quello che sembra essere rimasto l’ultimo tabù della nostra società: morire.
Il libro di Petrella è interessantissimo perché ci spiega cosa significa morire nell’era dei social e dell’intelligenza artificiale. Per quanto resti un tabù, con la diffusione della tecnologia anche il nostro rapporto con la morte è destinato a cambiare: lo dimostrano fenomeni come GriefTok o la diffusione di cimiteri virtuali e grieftbot, intelligenze artificali capaci di replicare le conversazioni con i nostri scomparsi. Il lutto non è più un’esperienza privata: si è espanso nel mondo virtuale esattamente come tutto il resto, ridefinendo la nostra relazione con la perdita e la memoria.
Tu non sei tu, vero? Sei solo qualche scheggia di te. Non c’è storia in te. Sei solo un’interpretazione di cose che lei ha fatto senza pensare, e non è abbastanza
(Black Mirror, Torna da me)
In questa scena di Black Mirror c’è la protagonista, Martha, che parla ad una replica del marita morto, Ash. Creato con un intelligenza artificiale, il deadbot assomiglia incredibilmente alla persona defunta, ma alla fine diventa un’ostacolo nell’elaborazione del lutto. La copia, direbbe Samuele Bersani, di mille riassunti. Di eredità digitale parlerò proprio con Beatrice Petrella il 14 maggio alla Feltrinelli di Bari, nell’evento / presentazione del libro Still Online, connessi oltre la morte.
E adesso che l’execution la fa l’IA?
Ascolto sempre con grande attenzione il podcast di Edo e Fede, Hacking Creativity. Faccio parte della loro community e trovo le loro riflessioni molto attuali. Premessa doverosa, visto che sono stati loro a farmi scoprire la newsletter di Sahil Bloom. Nella puntata “Come prepararsi ad un futuro incerto” si torna sulla discriminante tra idea ed execution. Quante volte, in passato, abbiamo pensato: “Sì, bella idea, ma l’execution chi la fa? E come?”.
E così l’idea finiva per essere solo una parte del processo creativo, spesso nemmeno la più importante.
Questo ha portato molti addetti ai lavori - reparti marketing, comunicazione, agenzie - a dare sempre meno importanza all’idea, creando dipartimenti dedicati quasi interamente all’esecuzione. Ti ricordi il modello?
In un futuro “sempre più incerto”, come lo definisce Bloom, siamo arrivati al paradosso che l’execution possa quasi essere totalmente demandata all’intelligenza artificiale, diventando una commodity. Non ti saranno sfuggiti i post dei CEO di Duolinguo e Shopify che stanno licenziando persone per far spazio a sistemi di intelligenza artificiale sempre più integrati. Addirittura i manager potranno chiedere di assumere persone nel proprio team “solo dopo aver dimostrato che quel compito non può svolgerlo l’IA”.
Duolingo ha comunicato ieri che andranno AI-first e smetteranno di lavorare con freelancer e ridurranno l'organico. Il founder di Klarna ha comunicato recentemente che hanno smesso di assumere da almeno 1 anno e sono passati da 4.500 a 3.500 dipendenti. Airbnb, Shopify, ecc stanno tutti andando AI-first e facendo simili mosse.
Tutti stanno puntando su avere poche persone estremamente qualificate che possano aumentare a dismisura la loro produttività con AI.
Come cambia il modello quindi?
Tieniti forte.
In questi tempi incerti, secondo Bloom è tutta una questione di eseguire e adattare (dopo aver provato e riprovato). E, ancora, adattare. Almeno nel lavoro creativo, ciò che conta non è più la pianificazione eseguita alla perfezione (ammesso che esista, la perfezione), ma la capacità di testare ed essere flessibili. Per questo motivo, e non solo perché viviamo un’epoca in cui tenere il passo delle novità è estremamente difficile, molte agenzie di comunicazione sono in crisi e vivono l’evoluzione dell’IA con un senso di impotenza.
Si affidano a modelli vecchi, e si sono allenate per anni all’outcome piuttosto che all’idea. In quest’epoca tanto preoccupante - non si può negare che tanti lavori sono a rischio - quanto eccitante, l’idea torna ad essere il centro di tutto.
Chi ha idee e le sa raccontare (ai clienti, al management, alle persone, all’IA attraverso un Prompt) ha ancora un vantaggio competitivo enorme.
Ecco perché, alla fine, una delle competenze chiave del futuro resta - e lo sarà sempre di più - la scrittura.
Don’t come with the fork, because is a soup day (Jorge Ben not - Nem vem que nao tem)
Quali sono quindi le competenza per rendere meno incerto il futuro? (o per viverlo serenamente nella sua incertezza.
Vendite: La vendita è la meta-competenza più utile per la vita. Indipendentemente dal cammino che sceglierai, dovrai imparare a vendere: vendere te stesso, vendere la tua storia, vendere il tuo prodotto, vendere la tua visione. I miei amici più ricchi - scrive Bloom - non sono quelli con il QI più alto. Sanno solo come vendere. Non hanno paura di ricevere un "no", e continuano a perfezionare il messaggio fino a ottenere un "sì".
Storytelling (Narrazione): Impara a raccogliere dati e a comunicarli in modo semplice ed efficace. Dati in entrata, storia in uscita. Impara a cogliere i segnali dai tuoi ascoltatori che indicano che la tua storia sta facendo presa (come gli occhi che si illuminano o una postura di maggiore attenzione).
Comunicazione Chiara: La capacità di comunicare chiaramente (sia con le persone che con le macchine) si distinguerà sempre di più. L'intelligenza artificiale amplificherà la capacità di chi comunica in modo chiaro di 100 volte.
Intelligenza Emotiva: Le abilità interpersonali saranno probabilmente le più importanti in un futuro dove sempre più aspetti della nostra vita saranno gestiti dalla tecnologia. La capacità di creare connessioni autentiche con gli altri diventerà ancor più preziosa.
Public Speaking (Parlare in Pubblico): Parlare in pubblico con fiducia costruisce autorità e migliora lo status. Non si tratta solo di presentazioni davanti a un grande pubblico, ma anche di conversazioni quotidiane e piccoli gruppi.
Gusto: Il buon gusto è difficile da definire, ma lo riconosci quando lo vedi. Richiede una visione a lungo termine per essere in anticipo sui trend e catturare il valore prima che il mercato riduca l'opportunità.
Pensiero chiaro: Raccogli dati, processali in modo riflessivo, prendi una decisione e itera. Evita il "si è sempre fatto così" e metti in discussione le ipotesi di base. Man mano che il ritmo del cambiamento accelera, il pensiero razionale e chiaro diventerà più prezioso che mai.
La buona notizia è che ci sono degli human factor che l’intelligenza artificiale non potrà mutare. Eccole:
Gli esseri umani vorranno connessioni reali e personali.
Gli esseri umani vorranno consumare cose che li facciano sentire bene.
Gli esseri umani cercheranno significato, scopo e chiarezza.
Gli esseri umani pagheranno per cose che riducono le frizioni.
Gli esseri umani cercheranno status e un miglior posizionamento sociale.
Gli esseri umani saranno insicuri (questa non è una bella notizia, ma in tempi incerti non poteva essere altrimenti).
Da qui sono partito per ripensare agli eventi, lo Storytelling Festival è uno di questi. E deve rispondere a tutti questi punti. A proposito, se potessi scegliere chi ti piacerebbe ascoltare tra questi ospiti?
Presenza fisica non significa collaborazione
La settimana scorsa Nicola Mattina ha scritto, su Linkedin, un post sul lavorare in presenza, nato da una sua esperienza personale.
Risultato: oltre 140.000 visualizzazioni, più di 2.000 reazioni, decine di commenti e condivisioni.
Ne cito un passaggio:
Il contrario di remoto non è ufficio.
È lavorare davvero insieme.
Stare nello stesso posto, nello stesso momento, con l’intenzione di collaborare.
Se ognuno resta al proprio piano, alla propria scrivania, senza mai incontrarsi davvero, allora siamo comunque da remoto.
Solo che ci arriviamo in auto, invece che con un clic.
Presenza fisica non significa collaborazione.
Spazi condivisi senza relazioni non fanno comunità.
Cosa vuol dire tutto questo?
Il bisogno di dare senso alla presenza è ancora molto sentito. Lavorare in ufficio senza ripensare il modo di collaborare non convince le persone.
Il tema non è remoto versus presenza, ma come costruire relazioni di lavoro autentiche, indipendentemente dal luogo.
La distanza emotiva è percepita come un problema tanto quanto quella fisica.
Molte aziende stanno sottovalutando il cambiamento culturale necessario per far funzionare davvero modelli ibridi.
Nelle prossime settimane - il 12 maggio - uscirà il mio nuovo libro per Franco Angeli: si chiama, appunto Presenza e lo trovi in pre-ordine su Amazon. Ho deciso di mandare 25 copie ai lettori di L’ho fatto a Posta. Quello che devi fare è semplicemente commentare questa puntata e condividerla su uno dei tuoi social! Poi sarò io a contattarti per chiederti l’indirizzo e mandarti una copia del libro!
Morto un papa, se ne fa un altro
Qualche giorno fa, nella chat de Il nero e l’azzurro parlavamo della morte del Papa. Non ti inganni il fatto che lo facevamo in una chat dedicata all’Inter. Argomento nell’argomento: le chat di Whatsapp sono social network, la differenza la fanno le persone che le popolano, connesse da una passione o da un argomento comune. Be’, ammetto che sto divagando. Insomma, tra di noi si parlava dell’onda emotiva cha ha seguito la morte e i funerali del Papa.
Ci siamo resi conto che, effettivamente, il confronto con la morte di Giovanni Paolo II è stato impietoso. Ma, come dice Paolo Maggioni, “non è un discorso sulla qualità dei Papi (l’empatia che abbiamo visto per Francesco nei 50-60enni non ha nulla da invidiare a quella di Giovanni Paolo II) ma proprio di generazione, di mezzi”.
È il timing della vita digitale. Tipo influencer.
Quanto di più inconciliabile con i tempi di un’istituzione millenaria; i suoi riti e la storia. I giorni di lutto possono essere 3, 5 o una settimana intera, ma questa generazioni - e noi ne siamo parte - ha fretta di passare al capitolo successivo, come in un videogioco. La frase “morto un Papa se ne fa un altro” non è mai stata così attuale. Nel frattempo, se volete saperne di più sul conclave, vi consiglio questo bellissimo video - a proposito di intelligenza artificiale - realizzato da abs_idea, sulla falsariga delle presentazioni della Formula 1.
La maglia del Lecce: quando un brand rinuncia al brand (e fa bene)
Cosa c'è di più potente del brand nel calcio?
La foto ha fatto il giro del mondo: l'US Lecce ieri si è presentata a Bergamo - per una partita che non avrebbe dovuto giocare - con una maglia tutta bianca. Niente loghi, niente sponsor, niente colori.
"Giocheremo la partita dei valori calpestati, ma lo faremo indossando una anonima casacca bianca, che non ci rappresenta, senza colori, stemmi e loghi. Torneremo a vestire la nostra maglia quando Graziano ritornerà a casa e sarà omaggiato, come merita, dalla sua gente" recita il comunicato.
Graziano Fiorita era il fisioterapista del Lecce. È morto in albergo giovedì scorso, il giorno prima della partita tra Atalanta e Lecce. Il magistrato ne ha autorizzato l'autopsia solo lunedì, il suo cadavere è rimasto quasi 1000 km lontano dalla famiglia (moglie e quattro figli). Il Lecce era tornato in Salento quando gli è stato detto "Signori, domenica si gioca, non sono possibili altri rinvii".
E così il Lecce ha scelto di regalarci questa lezione: onorare l'impegno ma farlo senza i propri colori e senza il proprio brand. Perché nel calcio i colori vogliono dire aggregazione, entusiasmo, festa. Questa, invece, era solo una partita da giocare. Niente di pianificato a tavolino, tutto pensato con il cuore ma con grande grandissima lucidità, tra l'altro con uno dei comunicati stampa scritti meglio che ricordi. Niente marketing, ma tanta tanta comunicazione. E sì, perché comunichiamo anche quando restiamo in silenzio, se quella di restare in silenzio - o di parlare poco e quando dobbiamo - è la scelta giusta.
Io sono Cristiano Carriero, speaker, autore e founder de La Content, e questa è L’ho fatto a Posta, la mia nicchia di lentezza in un mondo che va troppo veloce. Substack mi ha detto che sono andato lungo e che devo scrivere meno, ma avevo diverse cose da dirti, e non ho ancora finito. Per cui, velocemente:
Il 24 maggio sarò speaker a Scollegamenti, ad Ancona. Ci sono ancora dei biglietti disponibili in sconto del 25%, li trovi qui!
È online la landing di Goallections, la startup di cui sono co-founder dedicata alla compravendita ed esibizione di maglie da calcio. Se sei un/una appassionato, ti aspetto qui, fammi sapere cosa ne pensi. Puoi anche seguirci su Instagram!
Quasi sold out il corso di intelligenza artificiale con Fulvio Julita, Ai per il marketing, co-ideato e co-organizzato con La Content. Non restare indietro, è in sconto a 220 eruo (anziché 370)! (Ecco, ho usato la leva dalla paura, perdonami).
Credo sia tutto o, come al solito, non lo è. Un abbraccio da Valencia. Torno presto!
Mi sorprende vedere Intelligenza Emotiva invece di Empatia. Il fatto che ci siano persone che attribuiscono empatia a qualche GenAI mi fa pensare che ce ne sia ancora una carenza enorme.