Quando torni da un evento, facci caso
Dove si parla di formazione, di story gate, di apprendimento (che è diverso dalla formazione), di community, di leggerezza, di Wellbeing e di nuove parole del dizionario come crush, bro e gettonista
Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. (Italo Calvino, “Lezioni americane”)
Sono tornato a casa dopo un lungo tour che si è concluso domenica sera a Bologna, con l’evento Hacking Creativity Unplugged. Voglio approfittare per ringraziare Edo e Fede per l’accoglienza e per l’organizzazione.
Negli anni, ho imparato a capire quando vale la pena dedicare due giorni della propria preziosissima vita a un evento. La risposta è molto semplice, per quanto mi riguarda: è il momento cui, tornato a casa, mi viene voglia di imparare cose. Di allenarmi ancora.
C’è un grande fraintendimento alla base della nostra “cultura degli eventi”: in molti pensano che sia quello il luogo per formarsi. Ma non è così, non può esserlo. Se siamo impegnati ad ascoltare, a prendere appunti, ad accogliere nozioni, a conoscere gente, il nostro apprendimento non potrà che essere superficiale. Il tema è, piuttosto, capire quante porte si aprono.
Davanti a quanti gate ci mettono certi appuntamenti
Io sono tornato a casa con la voglia di mettermi a scrivere, anche la sera. Perché voglio migliorare ancora le mie storie e voglio essere capace di raccontare un pitch in cinque minuti come ha fatto Pablo Trincia (quando doveva convincere un produttore a investire su Veleno). Sono tornato a casa con il desiderio di conoscere nuovi strumenti per fare ancora meglio il mio mestiere: dalle carte da gioco all’intelligenza artificiale. Poco importa. E poi con quello di fare un podcast – in fondo, il nome c’è già, L’ho fatto a Podcast.
A proposito, ti piacerebbe se facessimo un piccolo evento?
Sono tornato a casa anche con l’idea di migliorare il mio di speech. Quando Maria Carla – che è una persona sempre pronta a farmi i complimenti, quindi il suo feedback per me vale doppio – si è avvicinata per dirmi: “A me non è piaciuto tantissimo, ti preferisco quando scrivi”, ho capito che ho bisogno di lavorare ancora tanto, soprattutto se scelgo di uscire dalla mia zona di comfort. Dai soliti speech, dagli argomenti che padroneggio da dieci anni. E lo so, non si dice più questa frase, non va più di moda. Dire che “bisogna lavorare tanto” non è contemplato, ma io non vedo come si possa migliorare davvero senza dedicare tanto tempo a qualcosa.
E un evento ha senso se, quando torni a casa, apri dei libri, provi a fare una cosa che non hai fatto mai, cambi un’abitudine, installi un nuovo tool.
Non necessariamente in quest’ordine. Quando torni da un evento, facci caso.
Evitare il lavoro è la via per concentrarmi. (Austin Kleon)
In settimana ho ricevuto due libri da due amici
Brand storiverso da Andrea Fontana e Scrivere storie fantastiche da Alessandra Minervini. La cosa divertente è che li avevo comprati entrambi (ho le prove). Con Alessandra è andata più o meno così:
Andrea, invece, mi aveva avvisato, ma non ho resistito e ho comprato il suo libro su Kindle. Ho iniziato a leggerlo e, come sempre, è interessante cogliere quante storie esistano: quelle di auto-miglioramento, quelle di amore e accettazione, quelle di avventura, le storie di successo, le storie di riscatto o di perdono. Quelle di rinascita.
Questa del commercial Amazon che storia è?
Il costante raccontarci crea il nostro storiverso: personale o aziendale. Questo storiverso siamo noi nella nostra quintessenza narrativa, e raccontarlo è un atto di coraggio e di bellezza oltre che di sensibilità umana. (Andrea Fontana, “Brand storiverso”)
Per me, che mi muovo tra scrittura corporate e scrittura fiction, due letture preziose. Ora posso venire ai complimenti, visto che passo metà tempo della newsletter e gran parte della mia vita a fare autocritica:
mi sono sentito bravo quando ho moderato il talk dell’Internet Festival facendo sentire a proprio agio le due protagoniste: Ilaria Gaspari e Licia Troisi;
martedì sera, dopo Imprendautori, quando sono riuscito a coinvolgere tutti i partecipanti forzandoli – con tutta la delicatezza del caso – a raccontarsi. E che belle storie hanno tirato fuori;
questa settimana quando ho preso, ancora una volta, decisioni importanti per La Content. Non posso più essere l’imprenditore di qualche anno fa, ormai ne sono consapevole. Cinque anni fa c’era molta incoscienza, e l’incoscienza ti fa fare anche cose bellissime. È spensieratezza, ma da qualche mese a questa parte ho realizzato che ci vuole struttura per fare il salto. E lo stiamo facendo. È un periodo di grandi cambiamenti, ma al tempo stesso di leggerezza. Perché sì, ora potrai capire il senso della prima citazione: spensieratezza e leggerezza sono due cose molto diverse.
I best seller parlano quasi tutti di Wellbeing
Il 10 ottobre è stata la giornata mondiale del benessere mentale. Se i libri sono da sempre un indicatore importante dei trend, questa carrellata di titoli di Kogan Page la dice lunga sull’importanza del Wellbeing.
Un’estate fa
Sono di parte, perche questa serie l’ha scritta (anche) un amico: Federico Favot. E quello che scrive Federico mi piace. Questa serie non è usale. C’è tanto mystery, c’è il giallo, ci sono gli anni ’90, i salti temporali. Un po’ Lost, un po’ Ritorno al futuro (l’espediente delle foto). Ci sono Boys boys boys, Schillaci, il Calippo, il Subbuteo, la Kodak, Amore disperato. Fosse una produzione USA, sarebbe già un cult. Con la differenza che i loro anni ’90 non sono stati belli come i nostri.
Che cosa possiamo imparare da questa serie?
Nella scrittura i piani narrativi possono essere stravolti con degli espedienti (story gate).
Per raccontare un’epoca bisogna attingere a un immaginario collettivo fatto di oggetti, colori, simboli, riferimenti. Chi si può dimenticare di Italia - Argentina, semifinale di Italia ’90?
L’importanza del sound design e della colonna sonora nelle storie, oggi più di ieri.
Ah, il mio socio Alessandro mi dice di scrivere che Federico sarà speaker anche allo Storytelling Festival. Mancano due settimane e una cinquantina di posti.
Vivere in una canzone di Franco Battiato
Immagina di scoprire in casa tua una stanza tutta blu con iscrizioni arabe dorate risalenti alla seconda metà dell’Ottocento. È quello che è successo a una famiglia di Ballarò, Palermo. Come è cambiata la loro vita da allora? E qual è l’origine di questa “camera delle meraviglie”?
Un bellissimo pezzo scritto da Ivan Carozzi per Lucy, presto partner de La Content per i corsi di scrittura (ne abbiamo organizzati quattro fighissimi, non posso spoilerare, ma tu scrivimi per l’anteprima).
10 anni fa facevo il figo su Facebook postando questa roba qui
Le nuove parole nel dizionario della lingua italiana
Sono tantissime. Tra queste “crush”, “bro” e “dissing”. Ah, c'è anche “varista” e “adultismo”. E poi “droppare”, “cringe”, “foresia”, “gettonista”, “katsuobushi” e “pentamestre”.
A me piace molto questa evoluzione della lingua, riporto però una riflessione di Giacomo Dotta:
È giusto che il dizionario muti e aggiunga parole che diventano di uso comune. In una lingua orale in profondo cambiamento, però, forse un dizionario dovrebbe avere maggior pazienza e aggiungere solo quelle che si consolidano in modo effettivo, senza che sia il vocabolario stesso a consolidarle. Sembra quasi che il vocabolario voglia prevalere sull'uso comune nello stabilire cosa deve rimanere e cosa no. Entrare nel vocabolario dovrebbe essere un premio per una parola, non una spintarella.
Tu cosa ne pensi? E sopratutto, quante di queste parole conoscevi?
Io sono Cristiano Carriero, storyteller, autore e organizzatore di eventi, e questa è L’ho fatto a Posta. Il mio prossimo evento si chiama Storytelling Festival e, se vieni, facci caso.
Fa’ buon fine settimana, bro!
Ciao Cristiano. Con buona pace di Maria Carla, ribadisco che il tuo è stato uno tra i migliori interventi dell'HC Unplugged. Mi sono iscritto alla tua newsletter sul posto. Questo è il primo numero che leggo e con molto piacere ritrovo la stessa struttura ordinata ma intrigante del tuo speech. Ma soprattutto, apprezzo molto la parsimonia nell'uso dei link, che neanche a farlo a Posta segue una decisione che ho maturato proprio dopo una riflessione durante quel weekend è che ho attuato nella mia newsletter, in cui dichiaro che voglio cancellare quasi del tutto i link dalla mia. Ti seguirò con molto piacere e magari sì, sarebbe bello un incontro a Bari, perché "Milano è Bologna sono belle e tutto quanto ma alla fine rompono i co..." e abbiamo bisogno di un po' di sud nelle nostre vite.