Sempre comunicazione è
Dove si parla di coraggio, di batterie scariche, di confronti sinceri e di coinvolgimento. Non necessariamente in quest'ordine.
Ieri ho parlato di comunicazione interna alla Luiss Business School.
Non lo faccio spesso, nella mia vita mi sono occupato molto più di frequente di comunicazione verso l’esterno, e la cosa negli anni ha assunto nomi diversi: ufficio stampa e media relations nei primi anni di lavoro, accounting, marketing, social media marketing, content marketing e, infine, storytelling. Una continua evoluzione, un vorticoso cambiamento di ruoli e prospettive. Comunicati stampa formali, testi lunghi, testi brevi da copywriter, testi catchy, aggettivi da smussare, manifesti di brand, piani editoriali – che Dio li abbia in gloria –, documenti di strategia narrativa.
«Che siano parole, botte, lacrime e risate, lettere d’amore, sesso, alcol o cocaina, per me va bene lo stesso, sempre comunicazione è» (Paolo Sorrentino, Hanno tutti ragione).
Io mi ci ritrovo molto in questa frase di Tony Pagoda, il protagonista del libro di Sorrentino. Mi fa pensare che, per quanto possiamo provare a racchiudere la nostra strategia comunicativa in certi schemi, ci sono troppe cose da controllare e non è nemmeno detto che sia la cosa giusta da fare. E ogni volta che proviamo a suggerire una strategia, un trucco, una ricetta, ci rendiamo conto che c’è qualcosa di imprevedibile in questo meraviglioso mestiere.
Lo scrivo adesso che sono stanco, che ho la batteria al 15% circa. No, non quella dello smartphone, la mia (l’idea è della mia socia a La Content, Luisa Ruggiero, ognuno entra nel meeting dichiarando quanta batteria ha). Ho dato molto in questa settimana, mi sono speso in formazione, divulgazione, confronto, dialogo e incazzature. Poi, prima di chiudere tutto, ci ripenso e dico, anzi scrivo, che come sempre ne è valsa la pena.
È valsa la pena dedicare un’ora ne La Circle a un laboratorio di influencer marketing che rifarò prestissimo. È valsa la pena contribuire a quello che probabilmente è stato lo shooting più importante della mia carriera e di cui ti parlerò nelle prossime settimane, perché la Celeb con la quale abbiamo chiuso il deal (per un cliente di Ad Mirabilia) è tra le più conosciute al mondo. È valsa la pena intervenire nella plenaria di Aon, davanti a duecentocinquanta persone, e raccontare il progetto di storytelling che con La Content stiamo realizzando per la divisione Health and Benefits. E, ancora, è valsa la pena incontrare a Pescara tutte le persone de La Content e aprirci con loro a un confronto sincero. Ci sono anche delle cose che mi hanno fatto arrabbiare, ma come dice Lester Burnham, protagonista di American Beauty, «c’è così tanta bellezza nel mondo». E due (citazioni d’autore).
Soprattutto è valsa la pena intervenire alla Luiss per parlare di comunicazione interna. Quando ho cominciato a lavorare, è stata la prima cosa di cui mi sono occupato. Curavo un house organ in Indesit Company, si chiamava “Flash”. Era destinato ai dipendenti e io ero colui che si occupava di raccogliere le notizie dalle varie consociate. Mi scrivevano dalla Polonia per raccontarmi della charity dinner, dall’UK per parlarmi della nuova apertura di un sito produttivo, dall’Ungheria per informarmi sulla Maratona che coinvolgeva i dipendenti. In poco tempo, sono diventato il ragazzo di Flash. Poi la mia tutor, Lea Ricciardi – per lei sono ancora il suo fido scudiero, anche se sono passati quasi diciotto anni – ebbe la geniale idea, per lanciare la lavatrice Aqualtis e far sentire tutti ingaggiati, di ricoprire la sede con una gigantografia il cui pay off era “Il volto dell’innovazione”. Il mio ruolo era di raccogliere circa millecinquecento faccine che arrivavano da tutto il mondo. Non me n’è sfuggita mezza.
È stato in Indesit che ho lavorato al mio primo blog per i dipendenti, alla Intranet, ai primi esperimenti non riusciti di social network. È stato lì che ho conosciuto il Presidente, Vittorio Merloni, a cui ho dedicato questo pezzo. In quella stessa azienda, ho conosciuto Francesca Squadroni che, qualche anno dopo, nel 2020 mi ha scritto: Hai impegni per i prossimi due anni, circa? C’era una pandemia in corso, appena esplosa, qualche cliente che iniziava a mordere il freno sugli investimenti. Le ho detto: Sì, ma li posso cancellare. E mi ha chiesto di collaborare con Banca Ifis a uno dei rebranding più entusiasmanti a cui io abbia mai lavorato. E se ho detto “entusiasmante”, è perché io ancora ci credo in questa parola. Anche quando si tratta di lavoro.
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta.
Se il 10 dicembre sei a Bari, passi da Bari o ci vuoi venire di proposito, sappi che ti aspetto a La Content dalle 10 alle 13 per una lezione di storytelling, chiamata “Scrivere un Brand Manifesto”. Basta che ti prenoti rispondendo a questa newsletter.
Il giorno prima, il 9 dicembre alle 17, presento il mio romanzo 24 dicembre a Puglia Village (Molfetta). Non è una storia di Natale, e nemmeno un libropanettone, ma una storia di amicizia e di liberazione. Di libertà e di confessione. 24 dicembre è un romanzo che parla di intimità e della necessità della profondità nelle relazioni. Ci ho scritto anche una canzone, che è dedicata alla mia città. Mi arrivano notizie che in Spagna sono interessati a tradurlo. Incrociamo le dita. E poi mi dicono che il 18 faremo una bella festa di Natale in Casa Editrice.
Chiudo con una riflessione sul coraggio. Perché posso aver fatto mille errori nella vita, e molti ne farò ancora. Ma se c’è una cosa che non mi posso rimproverare è la mancanza di coraggio.
“Una virtù che scarseggia da sempre, ma di cui oggi abbiamo più bisogno che mai. Coraggio: la forza potente che ci permette di superare gli ostacoli, combattere per ciò che è giusto, aiutare gli altri, generare un cambiamento e, infine, diventare la persona che eravamo da sempre destinati a essere”.
Abbi coraggio e, visto che ci sei, dimmi come sei messo con la batteria e perché. Scrivimelo nei commenti.
Ciao Cristiano .
L'idea della batteria mi piace molto. Ne ho appena parlato con una cara amica che è molto scarica, che ha una vita aziendale che la risucchia troppo e che avrebbe davvero bisogno di un po' di coraggio.
Al momento non saprei valutare la mia batteria, direi 50, perché ho deciso di non comunicare con uno dei miei clienti che è sparito da mesi, e quando dico sparito, intendo sparito. Mi paga eh! Ma non mi manda materiale, non mi dà feedback, non ho un referente. E se ho avuto coraggio, a 48 anni, di aprire una partita iva per occuparmi di content marketing, voglio lavorare al meglio. Certo non ho la fila ma sono fiduciosa.
Forse già una volta te lo scrissi in un commento, ma ogni volta che parli di INdesit, mi si stringe il cuore. Gli anni più belli del mio papà, direttore di filiale in C.so Buenos Aires a Milano, ( e di serenità economica per una famiglia di 5 persone in cui lavorava solo lui. Ricchi no, mai stati, ma non mancava nulla). La sua storia in Indesit non è finita bene col signor Merloni, ma comprensibile.
Un abbraccio
Ciao Cristiano, io sono al 20%. Perché siamo a fine anno, perché il Natale e il suo consumismo mi sfiancano, perché sto cercando una strada più bella. Coraggio!