Storie di luoghi straordinari
Dove si parla di una piccola strada, di una diga, di una città, un coast to coast, del vagone del treno, del mare a sinistra. Di (open to) meraviglia e di titoli sbagliati.
Nei momenti di tranquillità Roland rifletteva, di tanto in tanto, sugli eventi e le casualità, personali e globali, minimi o fondamentali che avevano formato e determinato la sua esistenza (Ian McEwan, Lezioni)
Ti scrivo mentre sto per andare a prendere un altro treno.
Non mi dispiace, un tempo ne prendevo molti di più di oggi. Ed ero anche meno organizzato. La mia vita da smart worker (nomade digitale per me è decisamente troppo) è cambiata quella volta che Sebastiano Zanolli mi ha mostrato con orgoglio il suo zaino, ad un evento. “Vedi, io con questo ci faccio anche tre giorni fuori”. Lo invidiai tantissimo, perché non aveva un trolley da trasportare. Qualche giorno prima ne avevo lasciato uno a Milano, al visual storytelling day e allora decisi di convertirmi anche io allo zaino.
C’è un’arte nel fare lo zaino.
Perché i vestiti viaggiano insieme al computer, ai libri, ai caricabatterie. Non necessariamente in quest’ordine, ma devono imparare a convivere. Perché a fare lo zaino si impara l’importanza del minimalismo e, soprattutto di quella parola, spesso abusata, che è pianificazione. Ora che sono diventato un PRO, ho imparato ad avere due zaini: uno per quando sono fuori 3 giorni e uno più piccolo per 1 o 2 giorni. Tralascio il fatto che ho 5 kit beauty diversi, ognuno nel suo trolley/zaino, 5 infradito, pigiami già posizionati, un cavetto per ricaricare il telefono e tanti piccoli segreti che farebbero impallidire la Kondo.
Sto andando a Bari dove ci sarà La Classe con Davide Bertozzi - qui puoi leggere la nostra ultima chiacchierata Fuori brief - che parlerà di Parole vs Immagini, sfidando i corsisti a ideare copy efficaci. Una delle cose più belle di questa edizione de La Classe (che volge al termine, ma inizia Forme il corso di scrittura creativa) è proprio la possibilità di incontrarsi a Bari per questi laboratori live, senza registrazione. Abbiamo deciso questa cosa quando abbiamo capito che la formula era sicuramente la più remunerativa per noi, ma non la più efficace per chi segue un corso. Le lezioni online sono bellissime (e ne facciamo molte), ma hanno senso se sono tutti online. I laboratori in presenza vogliamo che siano una occasione di confronto, scambio, errore (sopratutto errore) e quindi non vogliamo registrarli. Non vogliamo che il docente debba rinunciare ad una pausa o ad un silenzio in più, non vogliamo che debba restare immobile o che debba ripetere le domande dei corsisti perché chi sta dall’altra parte non ha sentito. Ecco perché amo questi laboratori, perché sono davvero fatti per imparare.
Il mare a sinistra
Qualche settimana fa ho scritto questo post
Se c’è una conquista che mi rende particolarmente fiero del cammino che ho fatto, è questa. Sono figlio della retorica dell’emigrazione, di una strada segnata come quella della locomotiva, il venerdì verso sud, la domenica verso nord. Il mare sulla destra, le valige piene, gli amici da salutare. Ho lavorato tanto per far sì che il “treno dei desideri” non andasse più all’incontrario. Né nei miei pensieri, né nella realtà. Ho avuto coraggio, ho spesso sfidato il buon senso, ho misurato il peso della mia libertà. È una conquista poter prendere il treno che va a Bari di domenica pomeriggio, mi ricorda tutte le volte che ho dovuto lasciarla e Dio solo sa quanto mi è pesato. Magari per tante persone non vorrà dire nulla, ma per me significa poter scegliere il come, il quando e il dove. Scendere per restare, tornare per il gusto di farlo e non per necessità. Questo è il mio mare a sinistra. Di domenica.
Se mi chiedete cosa vuol dire per me essere uno smart worker, ho la risposta pronta.
Chicago - Speziale, solo andata
Ci sono un paio di storie, scritte da me, che ritornano spesso. Questa è diventata “virale” (che bello, posso usare anche io questa parola) nel 2018 e da allora, ogni volta che viene rilanciata da qualche pagina fa numeri incredibili. A volte mi è capitata di vederla attribuita ad altri, di scoprire di pezzi interi saccheggiati e copiati. Quando lo scrissi, lo feci per Manjoo.
Ero arrivato in anticipo, di almeno un’ora. Aveva smesso di piovere ma dal colore del cielo si intuiva che era solo una tregua. Ho guidato tenendo al minimo i giri, come si fa quando non si ha troppa voglia di arrivare. Io l’ho fatto per entrare nel mio passato in punta di piedi. Mi sono guardato intorno, all’entrata del paese, ritrovando case che già conoscevo. Scoprendole cambiate, leggendo il passaggio del tempo come fosse il volto di qualcuno ritrovato dopo tanti anni. Ho osservato i passanti, cercando di ricordare se li conoscevo. Ho lasciato la macchina sulla strada principale, l’unica del paese. Quella dove si svolge la vita, per tre mesi all’anno. Da piccoli, qui, giocavamo a pallone. Oggi è il luogo preferito dai turisti di passaggio. Si fermano in salumeria a comprare la mozzarella affumicata, si siedono fuori a mangiare un panino su sedie di plastica. (Continua qui)
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Volevo raccontare una storia che fosse ambientata in piccolo centro, ma che avesse un respiro internazionale. E dimostrare che per scrivere qualcosa che funziona, non c’è bisogno di ambientarlo a New York. Io ho scelto un paese, anzi una strada di passaggio. Quella di Speziale, famosa per i panzerotti di Toni, e i panini di Crovace. Poi, evidentemente, qualcosa deve aver funzionato in questa storia d’amore e di (non) rimpianti, altrimenti non la rilancerebbero ogni anno.
La noche buena
Amo parlare di errori, sopratutto se li ho commessi io. E quindi non ho problemi a dire che 24 dicembre, il titolo del mio romanzo, non è stata una gran trovata. E me ne assumo tutte le responsabilità.
Ha finito per renderlo una sorta di libro-panettone: mi chiamano per le presentazioni durante le festività, a fine gennaio se ne dimenticano e la maggior parte delle persone pensano che si tratti di un libro sul Natale. Anzi, sul Natale a Bari, il che ha finito per dargli una dimensione molto local.
Fermi un attimo. Ricapitolando: Speziale, una strada, eppure quel racconto è diventato super virale. Bari è una città metropolitana, e il romanzo ha finito per assumere i tratti di una storia di provincia. Devo aver sbagliato qualcosa.
Si è accorto però del romanzo un editore spagnolo che ne ha acquistato i diritti. E quindi adesso c’è una grande possibilità, quella di cambiare titolo e di conseguenza cambiare anche un po’ la storia grazie al lavoro che farà la traduttrice.
Tu tra queste ipotesi quali preferiresti? (Sono gradite anche altre ipotesi)
Open to meraviglia
Oddio, tanto meraviglia non è questa campagna però preferisco continuare a criticare le cose che faccio io piuttosto che quello fanno gli altri. Sopratutto se le cose che fanno gli altri sono operazioni da 9 milioni di euro. Tra l’altro la donna del Botticelli con la maglietta del gondoliere mentre mangia una pizza come quelle della Ferragni non mi fa impazzire. Cercherò di informarmi meglio sui dettagli della campagna, al momento sono piuttosto certo che Midjourney, il tool di intelligenza artificiale, avrebbe potuto fare meglio.
Lezioni
McEwan mi ha folgorato con Bambini nel tempo. Un libro rivoluzionario nella forma, nell'idea, nella genuinità. Ma anche doloroso, capace di scavare nel lettore e piantargli dentro qualcosa che somiglia pericolosamente alla paura. È tornato con Lezioni, un libro che indaga quanto gli avvenimenti della Storia possano influenzare il corso della nostra esistenza. Fin dagli anni dell’infanzia la vita di Roland Baines, protagonista di questo splendido romanzo, subisce mutamenti e fluttuazioni che seguono il corso degli eventi della storia mondiale, partendo dal primissimo secondo dopoguerra fino ai giorni della pandemia.
Il libro che sto leggendo in questo periodo (5 pagine al giorno, prenditi l’impegno di leggere 5 pagine al giorno e leggerei circa 12 libri all’anno) è un romanzo pieno e grande. Di una sconvolgente maestria e luminosa intensità emotiva.
La bellezza è sopravvalutata
Spero ci venga in mente un pensiero esilarante, quelli che fanno ridere di questa inconsistenza e per un attimo, ingannevolmente, ci rendono compiuti.
C’è una fotografia meravigliosa all’interno del film di Rocco Papaleo, Scordato. Si tratta delle Diga di Senise, che è il luogo del cuore del protagonista e dei protagonisti della storia.
Prima abbiamo parlato di una città, di una strada stretta, di un Paese meraviglioso; adesso parliamo di una diga. Di un posto tutt’altro che bello, almeno per quelli che sono i nostri canoni, eppure ambizioso. Perché una diga può sembrare il mare se hai un po’ di fantasia, così come la torre di controllo può sembrare un antico tempio innalzato dai dorici. A volte certi luoghi del cuore possono diventare bellissimi anche se non lo sono.
Questa volta Rocco Papaleo il viaggio lo fa da solo. Da Salerno a Lauria, passando per Maratea e Lagonegro. Citando Matera, capitale della cultura, e Potenza “la piccola Dubai”. Scordato è un film in cui Papaleo ritrova la sua terra ma anche lo stato di grazia di “Basilicata coast to coast”. Se la Basilicata deve molto a Papaleo, è altrettanto vero il contrario. Stavolta c’è meno musica e più poesia (con un omaggio a Rocco Scotellaro), meno ironia e più malinconia, - una dolcissima e vertiginosa malinconia - meno compagnia e più introspezione. Scordato ha i colori vividi delle fotografie degli anni ‘80, è un invito a non rinunciare mai all’arte (invito che io seguo alla lettera anche se non ho alcun talento), a non aver paura dell’inconsistenza e di rinunciare all’idea della compiutezza. Perché nella vita, così come nella musica, “la questione è mettere una nota giusta in un'armonia”.
Come avrai capito, in questa puntata di L’ho fatto a Posta si parla molto di luoghi. Un anno fa ho tenuto un corso per la Holden, ti agevolo le slide.
Credo non ci sia storytelling, sia che si parli di fiction o di corporate/business storytelling che possa fare a meno della conoscenza e della narrazione dei luoghi. Che si racconti l’azienda, la città, la terra che ha dato vita il prodotto un Paese e la sua cultura, è un esercizio straordinario quello del raccontare i luoghi. Negli ultimi anni ho lavorato su diversi prodotti, dal miele al vino, passando per il gelato e il carnevale (di Larino, Molise). Se non sappiamo raccontare i posti, “vendono tutti lo stesso prodotto”.
Io sono Cristiano Carriero e questa è L’ho fatto a Posta. Nel numero che hai appena letto non ti ho detto cosa mi ha reso felice, ma penso tu lo possa facilmente intuire. Ma oltre al romanzo, posso anticiparti che nelle prossime settimane inizierò una rubrica video su Chiamarsi Bomber, un format in cui racconterò, in maniera pop, gli avvenimenti politici, antropologici e culturali degli anni ‘90 e come hanno finito per contaminarsi con gli eventi sportivi.
Che coss’è l’amor (piccolo spoiler)
"Sì, però anche tu: ti sembra il caso di dormire con la maglietta di Sforza?" "Eh, quella di Ronaldo era finita!
È il 1997, Aldo, Giovanni e Giacomo irrompono con il loro primo film, Tre uomini e una gamba. Oltre alla già citata scena della maglia di Sforza, ce n’è un’altra che è passata alla storia. È la partita sulla spiaggia tra “Italia” e “Marocco”.
Si tratta ovviamente di un omaggio a Marrakesh Express di Salvatores, ma Francesco De Gregori non concede al trio l’utilizzo de La leva calcistica de la classe ‘68. Aldo, Giovanni e Giacomo sono costretti a “ripiegare” su un brano pubblicato qualche anno prima da Vinicio Capossela. È così Che coss’è l’amor diventa la colonna sonora di una scena che passerà alla storia.
Il resto te lo racconterò sul canale YouTube di Chiamarsi Bomber.
Credo di non aver dimenticato nulla, nel caso lo avessi fatto perdonami. Aspetto una tua lettera in cui mi racconti il luogo più brutto che ti sta più a cuore. Facile? Sì, va bene anche una foto su whatsapp.
Il mio numero è 338 6287834
ps: Se ti fidi di me e ti interessa un bel corso di scrittura e design del racconto, ti aspetto a Forme. Questa è l’ultima settimana in cui lo trovi in offerta. I risultati più eclatanti di questi corsi li vedi su di me. A furia di sentir parlare quelli bravi, mi hanno pubblicato e tradotto un romanzo, ad esempio.
Ti abbraccio!
Sono super-curioso in merito allo “zaino dei tre giorni”. Attendo una seconda puntata di approfondimento ;-)