T'ia 'mbarà e t'ià perde
Dove si parla di premura di vivere, di battere e levare, di lavorare stanca, della condanna di scegliere un lavoro che si ama, di un podcast sulle donne del vino e di silent reading
Io non lo so davvero dove mi porterà la vita. So solo che quando starò per morire voglio poterti dire “Però quanto cazzo ci siamo divertiti”.
Ti capita mai di non sapere da dove iniziare?
Lo so, non è il massimo per chi fa il nostro mestiere: dovremmo sempre aver chiaro l’obiettivo, il timing, la priorità delle cose da dire. Ma oggi voglio scrivere così, lasciando che le dita battano sui tasti della tastiera, attento a non fare troppo rumore. Perché per me è una questione di suono. Riconosco il tono di voce di un messaggio dal rumore dei tasti, dalla melodia. Dal battere e levare. Come se fosse uno strumento musicale, e per me lo è. A tutti gli effetti.
Ringraziare, che parola difficile.
Voglio ringraziare tutte le persone che sono venute a Bari lo scorso fine settimana. Che hanno dedicato un weekend intero ad un progetto, un’ora o un minuto a me.
Per ascoltare un workshop o uno speech, per fermarmi un minuto e chiedermi qualcosa. Ci sono momenti in cui la stanchezza la senti, inutile girarci intorno.
Sono stati mesi complessi. Tante cose da fare, progetti miei, progetti de La Content, la crescita di un’azienda che comporta sforzi a livello economico, progettuale, emotivo. Questioni molto personali di cui preferisco non parlare qui, cambiamenti. Viaggi. Tanti viaggi. E viaggiare stanca, così come lavorare stanca, lo diceva anche Cesare Pavese.
“Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori.”
Ci sono due tipi di energia però: quella negativa ti svuota, ti debilita, ti chiede il conto. A volte è necessaria, non possiamo pensare di passare una vita intera a fare cose che ci piacciono. E se avete trovato questa ricetta, vi prego di condividerla con me.
Ne parlavamo sabato in un workshop dedicato al Personal branding, fatto al mercato del pesce durante ABCD con l’amico Giulio Xhaet. Anche le nostre passioni, quando diventano un lavoro, possono consumare. Una delle mie frasi preferite di ABCD, una di quelle che ho ripetuto più spesso è: “Scegli un lavoro che ami, e lavorerai ogni cazzo di giorno della tua vita”. Vista così, può sembrare una cosa molto negativa.
Ma poi c’è l’energia positiva. Quella che, incredibilmente, ricarica. Non stacco per un weekend da tre settimane circa. Durante i giorni feriali ho lavorato molto, nei festivi ho partecipato o organizzato eventi. Il calendario stilato incoscientemente qualche mese fa, mi ha regalato un aprile pienissimo. Ma domenica pomeriggio non ero stanco.
Avevo voglia di fare, ancora. Di stare in mezzo alla gente, di condividere pensieri, di organizzare cose. E vuoi sapere che ho fatto? Mi sono costretto a fermarmi. Siccome per lavoro dovevo andare a Taranto - dove il giorno dopo ho tenuto un workshop per Teleperformance - ho deciso di andare sul lungomare e passeggiare da solo, per qualche ora, nei luoghi che sono stati di mia madre. Dove, come direbbe Bresh (che si rivolge a Genova, ma i colori sono gli stessi), “gli stessi colori che cadono in mare, quando il sole tramonta senza salutare”.
Il giorno dopo ho aperto Linkedin ed ho iniziato a leggere tutti i post scritti dalle persone che hanno partecipato ad ABCD. Mi sono reso conto, una volta di più, che i social non mentono. Puoi studiare tutti i piani che vuoi, provare a rendere virale qualcosa che non lo è, chiedere alle persone di diventare ambassador del nulla, ma se non c’è una forza in quello che pensi, in quello che progetti, in quello che condividi,
e nelle parole che scegli, non andrai lontano. Invece la nostra palla di neve continua a rotolare, a diventare ogni giorno più grande, a travolgere le persone di entusiasmo. Chi scrive e chi condivide, sceglie di farlo perché ha qualcosa di urgente da dire.
Una minzione letteraria, mi piace chiamarla così, generata da un’idea. Da una energia primordiale fatta di contenuti, corpi che si muovono, parole messe mai a caso, e la voglia di non andare a dormire o di svegliarsi molto presto che il mio caro Erriquez, andato via troppo presto e in sordina, definiva “premura di vivere”.
Odio il pigiama e vedo rosso
se la terra mi chiama non posso
restare chiuso fra quattro mura
ho premura di vivere.
(Beppe e Anna, Bandabardò)
Devo ringraziare Nicolò, perché questa premura la trasmette, la condivide. E io non posso fare altro che aggiungerci la mia, perché avendo una dannata paura di morire, ho deciso che questo tempo lo devo sfruttare per godere di tutto. Persino del lavoro. E sarò sempre ossessionato dall’energia positiva e dalle persone che la emanano. Per cui grazie a Luca, a Chiara, a Mor, a Jade, a Benedetta, a Valentina, a Irene, Elena, Giamba, Giulio, Alin, Ilaria, Alex, Luigi e tutte le persone che tutto questo lo sentono e lo trasmettono.
Lavoriamo assieme
Se vuoi sapere di cosa abbiamo parlato nel workshop sul Personal branding, ti lascio qualche domanda. Puoi rispondere e mandarmele a cristiano@lacontent.it
Dove ti racconti?
Con quale obiettivo ti racconti? Sii sincero/a
Cosa fai per raccontarti, che occasioni ti crei? Io adoro andare a certi eventi, partecipare a volte come speaker, altre come spettatore. Tu fai questa valutazione? Cosa ti spinge?
Chi sono i tuoi punti di riferimento? Non quelli che ammiri, quelli che invidi. Cosa ti piace di loro e cosa non ti piace di loro.
Qual è la tua gerarchia dei contenuti? Per esempio io metto la newsletter prima dei social. Tu?
Il tuo personal branding è coerente o no con quello della tua azienda/impresa?
Quanto costa il tuo personal branding? Se vuoi saperne di più, qui ho fatto qualche esempio pratico!"
Ognuno può brillare, sotto la giusta luce. Per alcuni è un riflettore di Broadway, per altri una lampada da tavolo (Susan Cain, tratto da La Scimmia nel cassetto di Riccardo Scandellari)
Un podcast che nasce dal dolore
Questo progetto nasce sull’onda di un dolore, di un femminicidio. E i femminicidi non li combatteremo con la repressione, ma con la cultura. Sono le parole di Giulia Blasi, scrittrice e giornalista, una delle voci del podcast che racconterà storie di emancipazione femminile “in un momento storico in cui è in atto una disumanizzazione”.
Quello con Le donne del vino sarà un podcast made in La Content. Lo abbiamo presentato al Vinitaly domenica scorsa.
Ci siamo concentrati sugli ostacoli che le donne che hanno raggiunto traguardi importanti nel lavoro, soprattutto ruoli manageriali, hanno dovuto superare.
Sono particolarmente felice di mettere (anche) la mia firma su questo progetto.
Sei mai stata/o ad un silent reading?
La moda è partita da New York, e ora approda a Bari. I Silent reading party sono incontri in cui si legge, ma solo se si vuole farlo: l’importante è mantenere il silenzio per un tempo prolungato, cosa rara al giorno d’oggi. Bari avrà un Silent reading party il prossimo 11 maggio in un luogo speciale, la terrazza di palazzo Verrone nella città vecchia. È organizzato da Ilenia Caito, con la partecipazione de La Content.
La settimana successiva, saremo in aula con Lucy Sulla Cultura, Nicola Lagioia, Andrea Piva e Enzo Mansueto (e con Antonella Lattanzi da remoto) per A caccia dell’invisibile.
Se invece la tua passione è il podcast il corso giusto per te è Off the record.
Io sono Cristiano Carriero, storyteller e speaker, e questa è L’ho fatto a Posta. Se vuoi seguire altre newsletter che reputo interessanti, ti consiglio di dare un’occhiata a questo link. Con i newsletterati terremo un talk al WMF di Bologna il 13 giugno.
Ma prima, se vuoi, possiamo vederci al Salone del Libro.
È una cosa che mi emoziona molto: terrò uno speech su L’arte dello storytelling nello spazio di Lucy sulla cultura.
Il più grande ostacolo che ti impedisce di raccontare la tua storia non è la procastinazione, la paura di condividerla o l’ansia di salire sul palco, ma il non averne una da raccontare. Nessuno è immune alla paura di non avere storie. Anche persone con storie enormi hanno il timore di non averne. Il problema non è che non le hai. E che non sai dove trovarle. Per fortuna, è un problema che possiamo risolvere.
Ci vediamo a Torino, al Salone del Libro, sabato 11 maggio. Oppure, se sei curioso/a, racconterò nelle prossime puntate di L’ho fatto a Posta dove si trovano le storie.
Domani riposo, però.
Fa buon fine e settimana, e scrivimi!