Ciao a tuttə,
mi chiamo Cristiano Carriero e questa è L’ho fatta a Posta.
Di solito, quando si fa una newsletter, la prima cosa che ti chiedono i marketers è “Sì, ma qual è l’obiettivo?”. Voglio rassicurare tuttə, un obiettivo non c’è. Mi andava, semplicemente, di dare una nuova dimensione - più intima, più sincera, più profonda, alla scrittura. Rispetto a quella dei social intendo. Una sorta di corrispondenza 3.0. Per cui la regola è questa: io ti scrivo, ti chiedo, ti do del tu, ti pongo delle domande e tu mi rispondi. Qui sotto, o inviandomi una lettera.
11 Settembre
Uno dei miei cantanti italiani preferiti è Samuele Bersani. Potrei trovare tanti aggettivi per le sue canzoni, quello che reputo più adatto è: profetico. Ne Il Pescatore di Asterischi, canzone del 2000, dice “Sopra un letto, prima di abbracciarti mi connetto” e non sono ancora arrivati i social nelle nostre vite. Qualche anno dopo, in Che Vita, canta “Forse perché da quella data di settembre, è aumentato il senso corrisposto del sospetto”. La data è, ovviamente, quella di oggi. Sono passati 20 anni tondi tondi dall’attentato alle Torri Gemelle. Il senso del sospetto non è solo aumentato: è diventato strumento di propaganda politica e arma di distruzione. Tutti ricordiamo dove eravamo l’11 settembre del 2001, se ci pensate succede con un paio di eventi nella vita, al massimo. Io ad esempio, ventiduenne studente di lettere moderne, ero appena tornato dall’Inter-Rail in Austria, Olanda e Germania ed ero a passeggio al Parco 2 Giugno con Alessandra quando chiamò suo padre e le disse che doveva tornare immediatamente a casa perché avevano attaccato l’America. Fu l’ultima volta che ci vedemmo da fidanzati, giuro.
Tu cosa stavi facendo l’11 settembre?
Back to work
In settimana sono tornato sul tema dello smart working. Lo ho fatto citando il caso de La Content che ti riporto qui, tratto da un mio post di Linkedin
Nell'epoca dello smart working, i collaboratori de La Content ci chiedono sempre più spesso di venire a lavorare nelle nostre sedi. Lo fanno, principalmente, perché nessuno glielo ha mai chiesto né imposto. Anche prima della pandemia. E che è stata anzi proprio la pandemia a spingerci ad aprire un secondo spazio e a lavorare sulla visione futura. Vogliono venire da noi perché - penso di poterlo dire con orgoglio - le abbiamo e li abbiamo abituati a lavorare con la stessa efficacia da casa e dall'ufficio, da Bari, da Jesi o da Milano. O da dove vogliono loro. Lo fanno perché si rendono conto che ci sono cose che si fanno benissimo da soli e cose che vengono meglio in team. Che ci sono giorni da dedicare ai task, e altri in cui le relazioni e lo scambio reciproco sono la priorità. Io non lo so cosa ci riserverà il futuro, ma credo che non debba essere il politico di turno a suggerirci da dove bisogna lavorare, e forse nemmeno noi imprenditori. Il nostro compito è semmai quello di mettere le persone nelle condizioni di poterlo fare al meglio, ovviamente in modo da poter ottenere in cambio risultati, entusiasmo e attaccamento. Ci vuole tempo e qualcuno ci prenderà per matti: ma rivedere il concetto di spazio e di tempo è la nostra sfida più grande.
Tu cosa ne pensi? Sei già rientrata/o in ufficio? Stai sperimentando formule ibride?
Sulla leadership
Il mio amico Nicolò Andreula - anche lui barese appassionato di South Working - ha scritto un interessantissimo post, ne fa spesso, seguitelo su Linkedin e Instagram, sui Ceo del 21° secolo.
Secondo lui le 5 caratteristiche di un nuovo leader devono essere:
Trasmettere uno scopo oltre il profitto
Metterci la faccia
Prendere posizione su temi ESG (sul tema ti consiglio di seguire Giuseppe Milano)
Dialogare con tutti gli stakeholder
Prestare attenzione al benessere delle persone
Dimmi la sincera verità, le riconosci nel tuo capo? O in te, se il capo sei tu?
Treni che tornano
Ti devo confessare che ho una passione sfrenata per i treni. No, non sono uno di quelli che progettava gallerie e costruiva ferrovie, però ho una discreta passione per tutto ciò che ha a che vedere con questo mondo. Mio padre, quando ero piccolo, mi portava in stazione e mi faceva salire sui regionali fermi. Mi faceva sedere e iniziava a raccontarmi delle storie.
“Lei dov’è diretto?”
“Ah, Taranto. È un posto magnifico signore”.
E restavamo lì, a inventarci sviluppi. Una volta ci ho anche fatto un video che ha avuto un discreto successo qualche anno fa. Ti avviso, fa un po’ piangere.
Gran parte delle mie storie sono ambientate in treno, è per questo che - da marchigiano acquisito - mi ha colpito molto il ritorno della tratta Pergola /Fabriano con le vetture d’epoca.
Dopo l’ansia di andare sempre più veloci, forse è il momento di andare più lenti e godersi il panorama? Secondo me il progetto può funzionare, soprattutto in una regione che la vocazione per lentezza, nel bene e nel male, ce l’ha.
A proposito, in Europa stanno tornando di moda i treni di notte. Molto diffusi fino ad alcuni decenni fa, e ancora associati da molti a un certo fascino novecentesco e letterario, secondo le compagnie ferroviarie che li gestiscono nel loro rinnovato successo c’entra sia il fatto che il treno inquini di meno rispetto all’aereo, sia il fatto che a causa della pandemia da coronavirus le persone si sentano più sicure a viaggiare in una cuccetta privata piuttosto che circondate da decine di altri passeggeri. Per me che ho fatto cinque - e dico - cinque Interrail è una cosa molto romantica. Ma al tempo stesso utile e utilitaristica.
Un tempo ci ho scritto anche un libro, si chiamava “In giro per l’Europa con la maglia di Vieri”, ma ne ne vergogno molto per cui non cercarlo e sopratutto non comprarlo perché fa schifo. Ma le intenzioni erano buone, lo giuro.
Ti va di raccontarmi una cosa di cui ti vergogno molto?
Per questa settimana è tutto, fa buon weekend e fammi sapere cosa ne pensi di L’ho fatto a Posta. Puoi anche scrivermi a cristianocarriero@gmail.com
ps: se ti è piaciuto condividila, non costa nulla e mi fai molto felice.
La cosa di cui mi vergogno molto è aver abbandonato i miei amici dell’Università nel momento in cui ci divertivamo tantissimo. Questo perché avevo cominciato una storia d’amore che mi prese così tanto da farmi annullare il resto. Sbagliato.
Non capivo che il bello dell’amore è riuscire a fare le cose che facevi prima ma condividendole con il partner, invece che cambiare e diventare un altro.
Quindi mi vergogno sia nei confronti dei miei amici che mi dettero del desaparecido, sia nei confronti di me stesso che ho perso tante occasioni di sorridere. E sorridere spensierati non ha valore. L’ho capito oggi.
Mi ci ritrovo molto e credo che anche se su binari paralleli, siamo in viaggio verso la stessa stazione. Amavo anche io Bersani, poi sono diventato più romantico, chissà perché..Un abbraccio grande