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Caro Cristiano,

è un piacere ritrovarti nella newsletters sul finire di agosto, tra l’aria calda e umida che preannuncia quella settembrina.

È stata una estate calda, piena di vuoti e di caos con ritmi lenti che stenti ad accettare nell’immediato e hai l’inquietudine di lasciare quando stai per ricominciare.

Ho letto poco in estate e in modo frammentato.

Ho letto meno libri e più newsletter, ho ascoltato meno musica e più podcast.

L’ossigeno è stato Forme, lì ho respirato la mia sana ignoranza e la mia voglia di mettermi in discussione.

Sono partita per la Grecia dopo 21 anni con un gruppo di persone che non frequento abitualmente e mi sono sentita accolta e appagata. Mi sono imbattuta in storie complesse, gioiose e dolorose, ma belle e mi hanno restituito fiducia e ridato speranza. Bei paesaggi quelli di Lefkada, alcuni spazi ancora non trasudano la turistificazione.

A casa ho ospitato amici e famiglia, ridato vita alla cottura nel forno a legna e annusato odori e sapori di pietanze che sanno di infanzia, di gioia, di ricordi.

Un po’ di teatro e qualche concerto non sono mancati, ma davvero pochi e scelti.

Ho 57 anni e ho premura di vivere quello che non ho potuto o voluto vivere, anche perché mi restano da vivere meno anni di quelli che ho vissuto.

Il test della domenica pomeriggio lo supero sempre facilmente se vedo i volti dei miei ragazzi, meno facilmente per altro, ma bisogna mediare.

Spero di spendere al meglio il mio tempo e di avere abbastanza coraggio per vivere.

Grazie, per il tuo “come stai?” Sa di bello.

A presto

P.S. Continua a scrivere, “Nodini di mozzarella summer”, poi “Lutto libero” mi ha cambiato la vita.

( condividi il merito con Tommy Di Bari )

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Caro Cristiano, bello leggerti in questo fine agosto. Leggere di tempo, di emozioni lasciate dall'estate, di coraggio della comprensione e coraggio del fare.

Per me è stata una estate con tanto respiro. Per la prima volta dopo anni ho deciso che avrei respirato, dilatato il tempo, non organizzato viaggi frenetici in luoghi frenetici. Avrei dato tempo al respiro a contatto con la natura e al movimento fisico inteso come capacità non performativa ma capacità di ascolto di ogni singolo pezzo del proprio corpo, della struttura ossea, dei capelli, dei denti, dei muscoli, dei tendini. Ho camminato, ho nuotato nei ruscelli, ho passeggiato, ho visitato, ho ascoltato i racconti della linea gotica e ripassato molta storia della resistenza italiana sui confini tra Toscana e Emilia. Ho studiato i luoghi standoci col corpo e non solo con la mente. Ho visto una mostra meravigliosa su come molte persone amanti dell'arte, cercarono di salvare l'arte dalle distruzioni dei bombardamenti nazisti su Firenze. Tantissime opere che dagli Uffizi poi finite in campagna, alcune ritrovate, altre disperse per sempre. C'è un uomo, Rodolfo Siviero che ha dato la caccia per tutta la vita a un'opera attribuita a Michelangelo mai ritrovata. Mi sono interrogata tutta l'estate su dove sia quell'opera oggi (distrutta? in casa di qualcuno?...il cold case dell'arte!) e sull'ossessione di un uomo per quell'opera. (ndR la mostra è Michelangelo Rapito e si trova nel castello di Poppi)

E poi oltre al tempo allargato, ci sono stati tanti incontri. Ho lasciato che il mio corpo ascoltasse le storie di tante persone che ho conosciuto o re-incontrato: ho lasciato che le loro voci, i loro umori, le loro sensazioni mi invadessero, mi toccassero, mi aprissero altro pensiero.

Sono tornata a casa con una tazza di Dante con su scritto Inferno però, perché è la parte di Divina Commedia che ho amato di più quando l'ho studiata all'Università.

Questa newsletter non mi ha intristito, mi ha messo gioia. Mi ha dato altro tempo per pensare (ora il lunedì mattina mentre la leggo). Grazie. La mia ultima domenica di agosto è stata piena di gratitudine e così rientro al lavoro. Gratitudine per questa estate, per il tempo, per i luoghi, per le persone, per la gioia. Perché sono stata bene, perché mi sento bene. Rientro al lavoro con una frase che ieri mi ha detto un insegnante yoga in un workshop: "respira disinteressatamente". Quante intenzioni, interessi, emozioni ficchiamo dentro a un singolo respiro? Certe volte troppa roba. Non avevo mai riflettuto che il respiro deve trovare una sua via, per sciogliere il corpo. Anche in questo caso mi ha aiutato il corpo a far pensare la testa, sentire che piano piano il respiro apriva spazio nel corpo, se non lo caricavo di intenzione.

Se lo zavorriamo, si blocca, si pianta. Voglio trovare il coraggio di respirare più "disinteressatamente" .

Barbara

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